Anziani poveri e disuguaglianze, il rapporto della Caritas sulla povertà a Roma

Sempre più poveri, sempre più anziani, tra i quali aumenta il fenomeno del “barbonismo domestico”. È un quadro a tinte scure quello dipinto nel rapporto “La povertà a Roma: un punto di vista” della Caritas di Roma. È stato presentato questa mattina (martedì 15 gennaio 2018) alla Cittadella della Carità Santa Giacinta, con una conferenza stampa alla quale sono intervenuti don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma; ed Elisa Manna, curatrice del Rapporto. Gli approfondimenti sono stati illustrati da alcuni degli autori: Salvatore Geraci, responsabile dell’Area sanitaria; Roberta Molina, responsabile dell’Area ascolto e accoglienza; Massimo Pasquo, responsabile dell’Area promozione umana.

La pubblicazione, 180 pagine ricche di dati e infografiche, riporta un quadro generale della situazione socio-economica della Capitale e quattro ambiti di approfondimento su immigrazione, anziani e solitudine, salute mentale e dipendenze. Non manca anche un report sull’attività dei 145 centri di ascolto promossi dalle parrocchie romane.

Il rapporto evidenzia le profonde disuguaglianze anche a Roma: il reddito individuale imponibile medio annuo si distribuisce in maniera profondamente diseguale: si va dai 40.530 euro del II Municipio ai 17.053 del VI Municipio. Nel complesso l’1,8% denuncia un reddito di oltre 100.000 euro l’anno, mentre il 51,3% possiede un reddito fino a 15.000 euro. Nella capitale 146.941 over 65 non raggiungono 11.000 euro l’anno, una città nella città fatta di anziani che vivono di stenti. Ma anche per i giovani e le famiglie sono tempi duri: un quarto dei giovani romani sono disoccupati, il 51,6% vive con lavori atipici e i Neet (giovani che non studiano, non lavorano o sono in formazione) raggiungono la cifra record di 134.556, con un aumento del 68,3% in 10 anni.

Emerge, poi, il fenomeno del “barbonismo domestico”: l’isolamento e l’abbandono della cura di sé si sono tradotti in forme e stili di vita simili al barbonismo di strada ma vissuti negli appartamenti privati. «Le case si trasformano, nel tempo, in luoghi di accumulo, quasi fossero delle discariche. Le gravi condizioni igieniche diventano allarmanti e determinano il malumore o le proteste dei vicini», rileva il rapporto.

15 gennaio 2019