La Cresima, come un tatuaggio interiore

Quarantatre studenti universitari, lo scorso 26 maggio, hanno ricevuto il sacramento della Confermazione nella basilica di San Giovanni in Laterano. La celebrazione è stata presieduta dal vescovo ausiliare della diocesi monsignor Daniele Libanori e concelebrata da monsignor Andrea Lonardo, direttore del Servizio per la cultura e l’università, e dai cappellani delle università coinvolte. La liturgia è stata animata dal coro “San Tommaso d’Aquino” della Cappella universitaria di Tor Vergata, diretto da Rita Tomasi.

In particolare, erano presenti il giorno della celebrazione don Pino Fanelli e Padre Facundo Bernabei di Roma Tre, padre Giulio Parnofiello e padre Leonardo Vezzani della Sapienza, padre Nicola Tovagliari e padre Jesus Parreño dell’Europea, don Victor Tambone del Campus Bio Medico, don Saverio Monitillo di Tor Vergata, don Francesco Dell’Orco della Cattolica, padre Simone Bellomo della Lumsa, padre Giuseppe Daminelli della Luiss, don Michele Lugli, assistente spirituale di Clu.

Di seguito l’intervista al gruppo proveniente dall’Università di Roma Tre, pubblicata sul sito del Servizio diocesano per la cultura e l’università.

Da quali università provengono gli studenti cresimati insieme a voi?

Siamo stati cresimati in 43, 10 da Roma Tre, 8 dalla Sapienza, 6 dall’Europea, 4 dal Campus Bio Medico, 3 da Tor Vergata, 3 dalla Cattolica, 3 dalla LUMSA, 1 dalla LUISS, ma c’erano fra noi anche una bibliotecaria dell’università e altri appartenenti al personale che rendono a noi possibile il cammino universitario.

Cosa ha significato per voi ricevere la Cresima da giovani?

Possiamo rispondere che abbiamo colto l’opportunità di riprendere il cammino iniziato tanti anni fa. È stata una grande possibilità di riavvicinarci a Dio e alla Chiesa con consapevolezza, aprendo il nostro cuore al suo Amore infinito, che offre a ciascuno di noi vita in abbondanza e la vera felicità.

Perché riscegliere di essere cristiani oggi?

Perché abbiamo compreso che solo lo Spirito di Gesù realizza in noi la “miglior versione di noi stessi”. Per questo possiamo essere testimoni della Buona Novella, perché essa è la chiave per vivere da uomini in pienezza.

Cosa ricorderete delle parole con le quali il vescovo che vi ha donato la Cresima, Sua Eccellenza monsignor Daniele Libanori, già cappellano della Sapienza, vi ha aiutato a comprendere la celebrazione?

Padre Libanori ha utilizzato un’immagine inconsueta per spiegarci il Sigillo dello Spirito. Lo ha paragonato ai tatuaggi con i quali si è sempre espressa nei secoli l’appartenenza ad un popolo: un segno indelebile con il quale si afferma con fierezza l’appartenenza e che dice la vittoria sulla solitudine e la certezza di appartenere ad un mondo sensato e non inutile e irrilevante. Un segno indelebile, incancellabile di vita.

Come siete giunti ad intraprendere questo cammino?

Ognuno di noi ha iniziato a prepararsi alla Cresima per un motivo diverso, ma tutti sentivamo le stesse sensazioni e l’anima che “lavorava” durante gli incontri in cappellania. Abbiamo ricevuto la Cresima due giorni fa, ma sono sicura che anche se non ci saranno più gli incontri settimanali ci sarà modo di incontrarci e di condividere i nostri pensieri con i sacerdoti ed i catechisti che ci hanno coinvolti incoraggiandoci ad aprirci al Signore ed essere sicuri di noi e della nostra Fede, senza temere il giudizio degli altri e dandoci coraggio in quello che facciamo ogni giorno.

Volete aggiungere ancora qualcosa?

Ci ha colpito la testimonianza di una delle cresimate che diceva: «Ogni fessura sanguinante, ogni cicatrice, ogni domanda senza risposta, ha lentamente smesso di fare male. Questo percorso mi ha reso cosciente della luce che il Signore ci dona, mi ha reso più capace di vedere il Signore in tutte le cose, mi ha reso più salda nell’amore per gli altri e per me stessa. È solo l’inizio ma con il Signore, lo so, non mi sentirò mai più sola».

1 giugno 2018