Papa Luciani, un sorriso che risplende ancora

Il Musal a Canale d'Agordo

Pubblichiamo le riflessioni di monsignor Antonio Panfili, vicario episcopale per la vita consacrata della nostra diocesi, dopo la visita al Musal, il Museo dedicato ad Albino Luciani. La visita risale a qualche giorno fa, durante la vacanza in Val di Fassa promossa dal Servizio diocesano per la formazione permanente del clero.

Può capitare in montagna una giornata in cui sia prevista pioggia. Si cercano allora programmi alternativi con visite culturali. È quello che è successo a noi che eravamo a Soraga – Val di Fassa – per un corso di formazione permanente con i presbiteri del 10°, 20°, 30° anniversario di ordinazione guidati dal cardinale vicario, dal vescovo Libanori e dal vescovo Palmieri. Mercoledì 15 luglio non potendo fare l’escursione in montagna ci siamo recati a Canale d’Agordo (Belluno) per visitare la Casa Natale di Papa Giovanni Paolo I.

Siamo stati accolti dal direttore del Museo Musal (Museo Albino Luciani), che con affabilità e professionalità ci ha guidati prima nella chiesa parrocchiale dove è “cresciuta” la fede di Albino Luciani (che è stato battezzato in casa per motivi di salute) e poi nella casa vatale. Nella parrocchia, intitolata a San Giovanni Battista, il piccolo Albino ha ricevuto la Comunione e la Cresima e vi ha celebrato la prima Messa da neo sacerdote!

Con raccoglimento il cardinale ha presieduto la Santa Liturgia e noi tutti abbiamo concelebrato; il vescovo Paolo Ricciardi, appena unitosi a noi, ha proferito l’omelia ricordando in sintesi che “il Papa del sorriso” aveva cercato di parlare a tutti, piccoli (la sua gente) e colti (con il libro “Illustrissimi”), poveri e ricchi (le sue origini e il ministero a Venezia) fino alla soglia di Pietro dalla quale si è rivolto a tutto il mondo e agli uomini di buona volontà (con l’originalità che gli ha ispirato lo Spirito). Dopo la celebrazione c’è stata la visita alla casa natale di Papa Luciani e al Museo cittadino a lui intitolato.

E se la semplicità e la povertà dignitosa regnava nella abitazione della famiglia di contadini e lavoratori che lo ha generato e forgiato come cristiano e presbitero veneto, nel Museo invece – strutturato in più piani e con un percorso molto intelligente e articolata – abbiamo tutti potuto verificare come la Chiesa Agordina fosse vitalissima nei suoi parroci e nei suoi pastori.

Pur nella mancanza di mezzi, i parroci facevano di tutto per creare lavoro per la loro gente (le prime cooperative furono fondate proprio nella Valle d’Agordo) e cultura per il popolo (anche i primi cinematografi della Valle furono realizzati nei saloni parrocchiali). Tale vivacità di cultura e catechismo generava tante vocazioni sacerdotali e missionarie, frutto e risultato di un tessuto cristiano e popolare “impregnato” profondamente dei valori cristiani ed evangelici più autentici.

Le famiglie patriarcali curavano i figli portatori di handicap nella cerchia domestica (la sorella poco più grande di Papa Luciani era sordomuta eppure ha insegnato al piccolo Albino i fondamenti e le materie scolastiche … poi si sarebbe fatta suora al Cottolengo di Torino) e valorizzavano gli anziani nella custodia della memoria familiare come patrimonio di sapienza!

Anche la guerra, la Grande Guerra del 15-18, è stata vissuta nell’infanzia da Papa Luciani lasciandogli un ricordo di devastazione e profonda esperienza di “fame fisica e morale!” (citava spesso il Papa quei momenti terribili…). Il Museo di Canale d’Agordo ci ha fatto rivivere la vita da seminarista, da giovane prete, da vescovo e da patriarca di don Albino Luciani fino all’inatteso Pontificato.

La registrazione dal vivo del suo racconto: “Questa mattina mi sono recato alla Sistina con gli altri cardinali …” fatta con la sua voce esile e commossa ci ha riportati a quel giorno dell’agosto 1978 in cui il mondo intero si stupì nell’accogliere la Benedizione Urbi et Orbi da un nuovo Pontefice che per primo sceglieva un nome doppio (spiegato da lui stesso: Giovanni in ricordo del Papa Buono e Paolo in ricordo di Montini suo predecessore) e soprattutto che per primo lasciava il “noi” maiatestatico e parlava semplicemente con l’io!

A chi era presente in San Pietro dopo la fumata bianca (a dir la verità le cronache riportano un’iniziale fumata “grigia” che ha disorientato tutti e che poi è diventata decisamente bianca!) e a chi lo ha seguito da casa o al televisore come la maggior parte di noi tutti, ha colpito “il cambio di un’epoca” con il solo tono di voce, con il timido “mi sono recato stamattina alla Sistina” e soprattutto con lo stile umile e profondo insieme, stile di un Papa venuto dalla montagne alte ed esigenti, dalla gente veneta, tenace e credente, e dal Concilio in corso di applicazione, col suo continuo rincorrersi tra novità e tradizione! Era il Papa giusto al momento giusto!

All’uscita del Musal ci ha raggiunto il sindaco per rendere omaggio al cardinale vicario di Roma, vescovi e presbiteri della Capitale e, mentre facevamo una foto ricordo abbastanza importante per noi e per il paese, vedevamo come la vita di Canale d’Agordo scorreva normale e serena, seria e dignitosa come è tipico di questa gente operosa e frugale! Il tempo di risalire in macchina che il caldo sole gustato durante la visita alla casa natale di Papa Luciani e al Musal ha lasciato posto ad un torrenziale acquazzone estivo-montano! Ci ha fatto ricordare come questa visita era stata fatta per il meteo poco favorevole per le escursioni e ci siamo resi conto di aver vissuto un evento provvidenziale, intenso ed evocativo… forse proprio come il Pontificato breve di 33 giorni del nostro Giovanni Paolo I!

Provvidenziale perché lo Spirito Santo e i cardinali elettori hanno chiaramente seguito le indicazioni della Provvidenza nello scegliere un Pontefice che venisse dal popolo fervente, che fosse “esperto in umanità” e che proponesse una dottrina solida ma in modo originale. (Tutti si stupirono alla sua catechesi “Dio è Padre e Madre insieme” che oggi tutti citiamo!). Intenso non solo per la durata (33 giorni), ma anche per la novità con cui ha “rivestito” il Pontificato Romano di gesti semplici ma “fragorosi” come il parlare in prima persona, rinunciare alla Sedia gestatoria e alla Tiara (già omessa da Polo VI), chiamare un bambino all’improvviso all’Udienza Generale per fare come un Parroco al catechismo e così via! Evocativo perché non avremmo avuto Giovanni Paolo II senza Papa Luciani e non solo per la conferma del nome; perché anche Benedetto XVI si è posto nel solco della sua sapienza spiegando la dottrina con semplicità.

Ero presente alla Prima Udienza per il clero romano in cui spiegò, quel 7 ottobre 1978, la “grande disciplina della Chiesa da conservare nella vita dei sacerdoti”. Sarebbe “piccola” tale disciplina se uno la osservasse solo formalmente o esteriormente – disse – ma è Grande quando è frutto di convinzioni profonde e proiezione libera e gioiosa di una vita vissuta intimamente con Dio “generata dal raccoglimento continuo e dall’amore al proprio servizio”! Mi restò impresso ed essendo alla viglia del mio diaconato ne feci un programma di vita … sigillato purtroppo dalla sua morte giunta improvvisa il 28 settembre 1978 a sconvolgere il mondo! “Evocativo” infine perché Papa Francesco ha continuato nella “semplicità” e “normalità” iniziata da Papa Luciani, che poi diventa originalità e novità di un Pontefice “parroco del Mondo” come in quei 33 giorni è stato Giovanni Paolo I!

28 luglio 2020