Com’era prevedibile, il primo scrutinio del Conclave chiamato ad eleggere il 267° Papa ha portato a una fumata nera. Del resto, praticamente nessuno si aspettava che già alla prima votazione si raggiungessero gli 89 voti necessari per l’elezione del successore di Pietro. Anzi, come raccontava un sacerdote spagnolo presente in una piazza San Pietro affollata già prima delle 19, «sarebbe auspicabile un Conclave un po’ più lungo degli ultimi: molti cardinali si conoscono poco o non si conoscono affatto, le Congregazioni dei giorni scorsi non sono sufficienti ad approfondire questa conoscenza». Eppure, i temi di fondo dei problemi della Chiesa e, perché no, un profilo del prossimo pontefice, sono emersi in maniera abbastanza chiara dalle riunioni che si sono succedute nei giorni scorsi, sia da quelle ufficiali nell’aula del Sinodo che dagli incontri informali tra piccoli gruppi di cardinali. Ora si tratta di trovare la persona giusta in grado di incarnare quel profilo e condurre la barca di Pietro, con l’aiuto dello Spirito Santo.
La prima giornata di Conclave è comunque sempre molto emozionante. Dopo la Messa “pro eligendo Romano Pontifice” concelebrata al mattino dal collegio cardinalizio e presieduta dal decano Giovan Battista Re, i porporati alle 16.15 si sono ritrovati nella Cappella Paolina del Palazzo apostolico per formare la processione. Dopo un momento di preghiera, a presiedere il rito, e l’intero Conclave, il cardinale già segretario di Stato di Francesco, Pietro Parolin, in quanto più anziano dell’ordine dei vescovi, visto che sia il decano che il vicedecano, il cardinale Sandri, del Sacro Collegio sono ultraottantenni e quindi non partecipano all’elezione.
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