“Rete di Trieste”, mons. Pesce: «Rilanciare impegno politico dei cattolici»

di mons. Francesco Pesce*

La 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia che si è tenuta a Trieste nel luglio 2024, ha avuto come noto un titolo molto evocativo: “Al cuore della democrazia”. In un tempo come il nostro dove da più parti la democrazia è colpita al cuore, riflettere su argomenti come, pace, responsabilità, inclusione, partecipazione, riduzione delle diseguaglianze, bene comune; appare urgente e non più rinviabile.

Un frutto concreto di quelle giornate che possiamo già definire storiche per il nostro paese e per la chiesa italiana, è la cosiddetta “Rete di Trieste”, piattaforma trasversale di amministratori locali ed esponenti politici cattolici nata lo scorso febbraio per promuovere una politica “dal basso” fedele alla Dottrina sociale della Chiesa. La Rete oggi annovera più di 1.000 aderenti in tutta Italia, e ieri si è radunata come sezione provinciale romana a Palazzo Valentini. Roma non può che essere in prima linea in questo sforzo dal basso che si può anche definire un percorso di fraternità e di amicizia politica per contribuire alla vorrei dire ricostruzione della Città dell’Uomo. Come nelle altre cento provincie italiane sono state presentate alcune priorità sulle quali impegnarsi, quali, i giovani come protagonisti della politica, la Partecipazione come pilastro della democrazia, il welfare territoriale e la transizione ecologica per la cura del creato.

Superato un certo scetticismo iniziale da parte dei palazzi della politica, e scongiurata una troppo limitata rappresentatività, questa esperienza associativa può realmente rilanciare una maggiore presenza politica, culturale, sociale ed istituzionale dei cattolici in Italia. Siamo infatti in un tempo della storia di non facile e forse neanche opportuna definizione; siamo in guerra; milioni muoiono ancora di fame; siamo un po’ spaesati, e la complessità delle situazioni non di rado assume la forma del turbamento. La tecnica si è fatta regina, non sappiamo più comunicare fra generazioni, viviamo una transizione che pare infinita e siamo quasi costretti ad ancorare le nostre speranze al passato; il presente poi è stato detto con efficace definizione, è un tempo in gran parte senza preghiera, e abbiamo paura del futuro. Il rapporto politica e società civile è ad un punto senza ritorno. Abbiamo bisogno della autorevolezza e della coerenza dei cattolici in politica, oggi quando sono deboli non solo i saperi, ma anche i maestri e gli alunni.

Abbiamo bisogno della Dottrina Sociale della Chiesa. La DSC non insegna un mestiere, per un lavoro che fra poco non esisterà neanche più, sostituito da macchine più o meno intelligenti, ma insegna come riconoscere i segni dei tempi, come ben vivere nella casa comune. Ricordiamoci che non sono soltanto i movimenti esterni che decidono il senso della nostra vita; è la decisione spirituale, nei confronti della vita che dà senso a tutto. E noi soprattutto a Roma gettiamo ancora una volta la rete sulla Sua Parola.

 

*Direttore Ufficio per la pastorale sociale, del lavoro e della custodia del creato