da Lisbona Roberta Pumpo
Sarà Seul, capitale della Corea del Sud, ad ospitare la Giornata mondiale della gioventù nel 2027. Ma prima i giovani sono attesi a Roma, nel 2025, per il loro Giubileo. Al termine della Messa al Parque Tejo, cerimonia di chiusura della Gmg di Lisbona, Papa Francesco ha annunciato luoghi e date dei prossimi incontri con i giovani del mondo e sull’immensa spianata è esplosa la gioia di un milione e mezzo di ragazzi che ha trascorso qui la notte in attesa dell’ultimo incontro di «una settimana di grazia» con il Pontefice. Sul palco, accanto a Francesco, alcuni giovani coreani, accompagnati dai loro vescovi, hanno fatto festa sventolando la bandiera del loro Paese.
Ed è festa anche tra i giovani del Campo della grazia. Il gran caldo non ha impedito loro di celebrare le ultime ore insieme. Hanno intonato canti, battuto le mani a tempo, chiamato Papa Francesco. In gran silenzio hanno invece ascoltato il discorso di Bergoglio che ha riportato le lancette indietro nel tempo di 23 anni. Come Giovanni Paolo II a Tor Vergata nel 2000, Francesco a Lisbona ha invitato i giovani a non avere paura. «Non temete», dice ai ragazzi chiamandoli «amici».
«Non temete»: le parole che Gesù rivolge a Pietro, Giacomo e Giovanni nel brano della Trasfigurazione di cui si celebra la festa. Parole che oggi, ha spiegato il Papa, Cristo rivolge ai giovani che coltivano «sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati». A tutti coloro che temono di non farcela, a quanti «tentati in questo tempo di scoraggiarsi, di giudicarsi inadeguati o di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso». E ancora, non temete è l’invito rivolto ai giovani che vogliono «cambiare il mondo e lottano per la giustizia e per la pace». Francesco prosegue nel suo elenco senza dimenticare alcuna fragilità: «a voi, giovani, che ci mettete impegno e fantasia ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; a tutti voi Gesù dice: “Non temete”». Ha quindi chiesto a tutti di osservare un momento di silenzio e di ripetersi nel cuore di non avere paura.
«Vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirgli: “non temere!” – prosegue –. Ma ve lo dice Gesù stesso che vi guarda qui a Lisbona. Lui conosce le gioie e le tristezze, i successi e i fallimenti, il cuore di ciascuno di voi. E vi dice “Non abbiate paura, non temete”». Più volte interrompe la lettura del suo discorso per parlare a braccio e consegna ai giovani un altro verbo: brillare.
«Abbiamo bisogno di qualche lampo di luce per affrontare le oscurità della vita – afferma –. Abbiamo bisogno della luce di Gesù, perché lui è la luce che non si spegne anche di notte». Una luminosità che non si ottiene mettendosi «sotto i riflettori, quando mostriamo un’immagine perfetta – spiega il Santo Padre –. Possiamo essere forti e vincenti, ma non luminosi. Diventiamo luminosi quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come Lui, diventiamo interpreti d’amore. Se diventiamo egoisti la luce si spegne». Durante la recita dell’Angelus, Francesco rivolge un pensiero a tutti quei giovani che non hanno potuto partecipare alla Gmg in Portogallo perché nei loro Paesi si compatte la guerra. Un pensiero particolare alla «cara Ucraina» per la quale prova «grande dolore». Lentamente il Parque Tejo si svuota. I ragazzi si salutano e sulla bocca di tutti una promessa: ci vediamo fra due anni a Roma.
7 agosto 2023