Radicata nel tessuto sociale della borgata tanto da farsi in “quattro”. È la parrocchia dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela, periferia est. Abbraccia un territorio così vasto che al nucleo centrale della parrocchia in via di Torrenova si aggiungono tre cappelle. «È come avere quattro complessi parrocchiali», commenta il parroco don Marco Simeone. Una realtà che nei giorni scorsi ha ricevuto la visita pastorale del cardinale vicario Baldo Reina, al quale è stata illustrata la storia di una borgata nata tra gli anni ’50 e ’60 sull’onda della grande migrazione di calabresi, marchigiani e abruzzesi. Trasferitisi in zona, misero a frutto i propri talenti, unirono le forze e costruirono le prime abitazioni. «Questo – racconta il sacerdote – ha creato un’identità forte. Gli abitanti si adoperarono anche per la costruzione della parrocchia, eretta grazie alle loro offerte e al lavoro degli stessi residenti».
L’ampliamento della zona, unito alla donazione di terreni e piccole strutture, ha consentito la realizzazione di tre cappelle che oggi ospitano celebrazioni, catechesi e gli oratori di Santa Maddalena agli Arcacci, della Madonna dei Lumi e quello di San Gabriele e Pier Giorgio Frassati – che sarà canonizzato il 3 agosto -, realizzato grazie all’offerta della nipote del futuro santo. Ogni domenica qui viene allestita una mensa di solidarietà «per i senza dimora e gli anziani soli – evidenzia don Marco –. Ogni oratorio ha una sua autonomia. La pastorale è connessa al contesto territoriale in cui è situato». Essi rappresentano «una grande ricchezza – afferma Rita, catechista –. La relazione con ogni porzione del territorio consente di monitorare la situazione e di comprendere le realtà in modo accurato».
Dagli anni ’60 le cose sono notevolmente cambiate, «ora si vive la fase dell’immigrazione dall’estero e questa è diventata una borgata multiculturale con decine di etnie diverse – prosegue il parroco –. C’è però un incontro pacifico e rispettoso di culture e religioni. A pochi chilometri di distanza ci sono la parrocchia ortodossa, il tempio buddista cinese, la moschea, il tempio sikh. Questi mutamenti, forse, faticano ad essere compresi dagli anziani che sono cresciuti nella borgata vedendola trasformarsi nel giro di 20 anni».
La parrocchia resta un punto di riferimento importante per il territorio, così come la scuola e il municipio. La Caritas supporta cento famiglie con i pacchi alimentari «confezionati in base alle dimensioni del nucleo familiare» osserva don Marco. Ogni mercoledì i volontari della parrocchia, con quelli della Comunità di Sant’Egidio, distribuiscono pasti caldi ai senza dimora della zona. «Nel Centro di ascolto ci aiutano anche alcuni frati francescani che 15 anni fa si sono trasferiti in zona – aggiunge don Marco –. Lavorano a un progetto per stare ancora più a stretto contatto con le persone in difficoltà».
Gianluca, seminarista del Pontificio Seminario Romano Maggiore, da ottobre svolge servizio in parrocchia. Oltre ad «affinare l’ascolto silenzioso per entrare in contatto con i bisogni altrui» sta imparando la «concretezza della prossimità alla comunità, la capacità di porsi davanti come guida, dietro insieme agli ultimi e in mezzo condividendo gioie e dolori». (di Roberta Pumpo da Roma Sette)
13 aprile 2025