Alla scoperta della prima chiesa costruita in onore dell’Immacolata

In questo tempo di Avvento, tempo di attesa della venuta del nostro Salvatore, la Chiesa
celebra solennemente il concepimento immacolato di Maria. Fanno eco le parole del Beato Pio IX che nel 1854, nella Lettera apostolica Ineffabilis Deus, dichiarò che la Vergine «fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale».

Con il cuore pieno di gioia per questa grande solennità, vogliamo volgere l’attenzione alla
prima chiesa, costruita qui a Roma, in onore dell’Immacolata Concezione. Essa è situata nel centro storico della città, all’inizio della celebre Via Vittorio Veneto ed è conosciuta sotto vari nomi: chiesa di Santa Maria Immacolata; Santa Maria della Concezione o più semplicemente chiesa dei Cappuccini. Sotto la chiesa, si trova “la cripta dei Cappuccini” che conserva, disposti in modo artistico, i resti mortali dei frati dal 1500 al 1870, suscitando profonde riflessioni nei numerosi turisti e fedeli che la visitano.

Le sue origini e quelle del complesso conventuale risalgono al disegno dell’architetto
pontificio Michele da Bergamo, frate cappuccino, che ne diresse i lavori negli anni 1626-1631. La chiesa fu voluta dal Cardinale Antonio Barberini, cappuccino e fratello di Urbano VIII, il quale ne benedisse la prima pietra, in occasione della festa di San Francesco il 4 ottobre 1626 e vi celebrò la prima Santa Messa l’8 settembre 1630. Il Cardinale Barberini volle essere sepolto nella chiesa, la sua sepoltura è rappresentata da una semplice lastra di marmo in cui si legge: «Hic iacet pulvis, cinis et nihil» (qui giace la polvere, la cenere e il niente).

Entrando nella chiesa si rimane stupiti dalla semplicità interna, tipica delle chiese dei
cappuccini, ad un’unica navata con cappelle laterali rialzate, ove sono custodite preziose opere d’arte. Nelle cappelle di destra possiamo ammirare la splendida pala d’altare di San Michele Arcangelo, opera di Guido Reni, il Gesù deriso di Gherardo delle Notti, la Natività del Lanfranco, San Francesco riceve le stimmate del Domenichino. Nelle cappelle di sinistra, spicca, tra le altre, il dipinto San Felice da Cantalice in adorazione di Gesù Bambino, opera di Alessandro Turchi e la Madonna della Speranza di autore ignoto del XIX secolo.

In questo mese di dicembre che si apre con la grande Solennità dell’Immacolata, tuttavia,
desideriamo soffermarci su due quadri mariani: la Madonna della Speranza, situata nella quarta cappella a sinistra dell’altare, e la bellissima pala dell’altare maggiore raffigurante l’Immacolata Concezione.

Nel dipinto della Madonna della Speranza, possiamo osservare sulle nubi la Vergine Maria
che indica al Figlio la barca della Chiesa in pericolo, il Bambino in mano regge una grande àncora. Sulla barca a prua si nota una vela bianca. L’àncora e la vela sono simboli della speranza, infatti l’àncora serve a tenere ferma la barca nel porto ed è monito per tutti i cristiani a rimanere saldi nella fede in Cristo Gesù; la vela serve a sospingere la barca, facendola navigare velocemente sul mare. Maria è la “vela”, cioè la scorciatoia che ci porta speditamente a Gesù. Ella è rappresentata come l’Immacolata, ha, infatti, la luna sotto i piedi e schiaccia la testa al serpente.

 Dopo questa piccolo ma importante riferimento alla navata laterale, volgiamo ora la nostra
attenzione alla pala dell’altare maggiore del XIX secolo, in cui è raffigurata l’Immacolata
Concezione, opera di Gioacchino Bombelli, che si rifece alla pala originaria del Lanfranco, distrutta da un incendio nel 1813, durante l’occupazione francese di Roma. La Vergine appare, in tutta la sua bellezza, come la “donna vestita di sole”, in un cielo roseo, che ricorda l’aurora. Maria, infatti, è l’aurora della Redenzione. In alto possiamo ammirare lo Spirito Santo il quale con la Sua Grazia sovrasta Maria, che è in piedi, avvolta da un manto azzurro e da una tunica rossa. Il colore rosso della tunica indica il suo essere creatura che si è lasciata avvolgere totalmente dall’azione della grazia divina, rappresentata dal manto azzurro. Ha il capo coronato da un’aureola di dodici stelle, che ricordano le dodici tribù d’Israele e i dodici Apostoli; le mani giunte indicano la sua piena disponibilità a Dio. I piedi nudi poggiano su una “falce di luna nascente” che indica il nuovo tempo della Redenzione.

All’interno della chiesa vi è inoltre il monumento sepolcrale del principe Alessandro
Sobieski, figlio di Giovanni III, l’eroe nazionale polacco e il liberatore di Vienna dall’assedio dei Turchi nel 1683. La presenza di questo monumento portò l’ambasciatore polacco ad opporsi alla distruzione della chiesa la quale, secondo i piani regolatori dell’Ufficio Tecnico del Comune di Roma dei primi del XX secolo, doveva essere demolita per la costruzione di Via Veneto.

S’innalza dal nostro cuore un inno di grazie a Dio per aver risparmiato questa preziosa
chiesa, la prima dedicata a Maria Immacolata. Sia questo il luogo santo in cui ognuno di noi possa rivolgere la sua fervida preghiera a Colei che intercede presso Dio, perché ci aiuti a celebrare con fede il Natale del Signore. “Oh Maria, concepita senza peccato, prega per noi!”.

 

A cura delle Missionarie della Divina Rivelazione