«Benedetto, che la tua gioia sia perfetta!»: il funerale di Benedetto XVI

Foto di Cristian Gennari

La bara di cipresso, sopra il Vangelo aperto. La nebbia che avvolge piazza San Pietro. I fedeli, migliaia, composti, in silenzio. Qualcuno regge in mano uno striscione, qualcuno si asciuga gli occhi umidi. Sono le immagini del funerale del Papa emerito Benedetto XVI, celerato questa mattina da Papa Francesco. Con lui il cardinale Giovanni Battista Re, decano del collegio cardinalizio, 130 cardinali, 400 vescovi e quasi 3.700 sacerdoti. In prima filma il segretario personale di Ratzinger, monsignor Georg Gänswein, che ha posto il Vangelo sulla bara prima dell’inizio del rito.

«Anche noi – ha detto il Santo Padre nell’omelia – saldamente legati alle ultime parole del Signore e alla testimonianza che marcò la sua vita, vogliamo, come comunità ecclesiale, seguire le sue orme e affidare il nostro fratello alle mani del Padre: che queste mani di misericordia trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo, che egli ha sparso e testimoniato durante la sua vita». Un’omelia tutta incentrata sulle ultime parole pronunciate da Gesù sulla croce, ascoltate nel Vangelo letto poco prima: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Quindi la citazione di San Gregorio Magno: «In mezzo alle tempeste della mia vita, mi conforta la fiducia che tu mi terrai a galla sulla tavola delle tue preghiere, e che, se il peso delle mie colpe mi abbatte e mi umilia, tu mi presterai l’aiuto dei tuoi meriti per sollevarmi».

«Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito – ha proseguito Papa Francesco citando le ultime parole di Gesù – è l’invito e il programma di vita che sussurra e vuole modellare come un vasaio il cuore del pastore, fino a che palpitino in esso i medesimi sentimenti di Cristo Gesù. Dedizione grata di servizio al Signore e al suo Popolo che nasce dall’aver accolto un dono totalmente gratuito: “Tu mi appartieni… tu appartieni a loro”, balbetta il Signore; “tu stai sotto la protezione delle mie mani, sotto la protezione del mio cuore. Rimani nel cavo delle mie mani e dammi le tue”. È la condiscendenza di Dio e la sua vicinanza capace di porsi nelle mani fragili dei suoi discepoli per nutrire il suo popolo e dire con Lui: prendete e mangiate, prendete e bevete, questo è il mio corpo che si offre per voi. Dedizione orante, che si plasma e si affina silenziosamente tra i crocevia e le contraddizioni che il pastore deve affrontare e l’invito fiducioso a pascere il gregge».

«È la condiscendenza di Dio – sono ancora parole del Santo Padre – e la sua vicinanza capace di porsi nelle mani fragili dei suoi discepoli per nutrire il suo popolo e dire con Lui: prendete e mangiate, prendete e bevete, questo è il mio corpo che si offre per voi. Dedizione orante, che si plasma e si affina silenziosamente tra i crocevia e le contraddizioni che il pastore deve affrontare e l’invito fiducioso a pascere il gregge. Come il Maestro, porta sulle spalle la stanchezza dell’intercessione e il logoramento dell’unzione per il suo popolo, specialmente là dove la bontà deve lottare e i fratelli vedono minacciata la loro dignità. In questo incontro di intercessione il Signore va generando la mitezza capace di capire, accogliere, sperare e scommettere al di là delle incomprensioni che ciò può suscitare. Fecondità invisibile e inafferrabile, che nasce dal sapere in quali mani si è posta la fiducia. Fiducia orante e adoratrice, capace di interpretare le azioni del pastore e adattare il suo cuore e le sue decisioni ai tempi di Dio».

Poi ha concluso: «Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!». Il feretro del Papa emerito è stato poi portato nelle Grotte Vaticane per la tumulazione. Dalla piazza, dove c’erano oltre cinquantamila fedeli, un forte applauso e il grido: «Santo subito!».

5 gennaio 2023