Purgatorio, comprensione fuori dalla logica binaria

Verso il Giubileo, di Giuseppe Lorizio, edito su ROMA SETTE  DOMENICA 15 OTTOBRE 2023.
Il Giubileo offre un’occasione preziosa di preghiera per «coloro che ci hanno preceduto nel segno della fede e ora dormono il sonno della pace». Il dono dell’indulgenza, di cui ci siamo occupati nei precedenti contributi (3, 17 settembre e 1° ottobre) può essere destinato, oltre che a noi stessi, anche ai nostri cari defunti, come in- segna la dottrina cattolica.

E ciò è possibile nell’orizzonte della dottrina cattolica del “purgatorioâ€, tema, come quello delle indulgenze, tipicamente confessionale, al quale la religiosità popolare è particolarmente affezionata, nel momento in cui rivolge il proprio pensiero e la propria orazione a quelle che chiamiamo le “anime sante del Purgatorioâ€. Ma di cosa si tratta in realtà? Nel 2020, in occasione della tragica morte di Kobe Bryant, un quotidiano nostrano pone una domanda che non può lasciare indifferente il teologo: «Perché su Twitter non c’è il Purgatorio?». «Perché sui social e quindi nelle nostre menti, è scomparso il Purgatorio? Se ne può par- lare oppure quando uno muore deve finire per forza in Paradiso fra i santi o all’Inferno fra i dannati? Perché non accettiamo il fatto che la vita delle persone è complessa, sfaccettata, contraddittoria a volte, e anche gli eroi possono avere una macchia?» Come noto, la dottrina del Purgatorio appartiene alla cosiddetta “escatologia intermediaâ€, ossia a ciò che accade dopo la morte alla persona, in attesa del giudizio universale, ovvero dell’“escatologia finaleâ€. Si tratta di un dato di fede proprio della tradizione cattolica, laddove le altre forme di cristianesimo (protestante e ortodossa) non lo contemplano. La letteratura storiografica riconduce tale espressione di fede all’universo medievale, ma, come ci ha insegnato la grande scuola francese degli Annales, non tutto ciò che la cristianità del Medioevo ha prodotto ed espresso è da classificare come oscurantista e da rigettare in quanto tale. E neppure può essere ritenuto arbitrario. La risposta alla domanda teologica, che emerge da questa secolarizzazione dell’aldilà, mi sembra possa e debba declinarsi nei seguenti termini. Inferno e Paradiso rispondono ad una logica binaria, che è quella delle macchine e della cosiddetta intelligenza artificiale, per cui esiste solo il bene o il male, il vero o il falso, il bello o il brut- to. Ma non si tratta di una logica “umanaâ€. Nell’umano ci sono diversi toni di grigio, tutto si mescola, tanto che diventa difficile discriminare e discernere. Discernimento che richiede fatica, competenza, dedizione. La forma cattolica della fede cristiana, in quanto “via me- diaâ€, assume questa visione dell’uomo e offre a chiunque una seconda possibilità. Ci chiede di purgare noi stessi dalle scorie del male, per poter attingere al vero bene. For- se non abbiamo più gli strumenti per comprendere questa logica paradossale, che si radica su una precisa antropologia. Miseria e nobiltà sono infatti dimensioni dell’umano, descritto da Blaise Pascal come una “canna pensanteâ€, nella sua fragilità, ma anche nella sua enorme potenzialità, che risiede nell’intelligenza e nella libertà, che le sono donate. Lutero dichiarava che l’uomo, an- che redento, è allo stesso tempo peccatore e giusto (“simul iustus et peccatorâ€), papa Francesco ci ricorda che «siamo tutti peccatori», anzi che Dio ci cerca proprio mentre siamo nel peccato, per donarci la sua misericordia. E i santi hanno avuto ed espresso sempre piena coscienza del loro essere peccatori. (1 – continua)