Evangelizzare: l’invito del cardinale vicario Angelo De Donatis nella lettera per la Pentecoste

Pentecoste, Giotto, Cappella degli Scrovegni

Dopo l’ascolto, l’evangelizzazione. Mancano pochi giorni alla celebrazione della Pentecoste, «meta e culmine del cammino del Tempo di Pasqua», così il cardinale vicario Angelo De Donatis propone una meditazione in preparazione alla solennità di domenica 23 maggio. Il testo è ispirato alla Seconda Lettera di san Paolo ai Corinzi al capitolo 6, «un brano fondamentale – si legge nella missiva inviata a sacerdoti, religiose e religiosi e membri delle équipe pastorali –, caro ad ogni cristiano che scopre la sua chiamata a essere discepolo evangelizzatore, perché descrive quella gioia e quell’ebbrezza che si prova quando si è a servizio dell’annuncio del Vangelo». Al centro, infatti, c’è l’invito ad «accogliere il dono dell’evangelizzazione».

La Pentecoste è il momento giusto per farlo. «Mentre il nostro sguardo rimane sempre attento alla vita concreta delle persone che abitano i nostri quartieri – scrive il vicario del Papa per la diocesi di Roma –, anche attraverso l’attività della mappatura affidata alle équipe pastorali, sentiamo forte il desiderio, suscitato e alimentato dallo Spirito della Pentecoste, di condividere con tutti il kerigma che è l’incontro con il Signore Risorto. È lui che si fa costantemente vicino ad ogni uomo, è Lui che per mezzo del suo Spirito ci spinge ad accostarci agli altri perché vuole realizzare in Sé quella fraternità universale che è il regno del Padre».

La lettera del cardinale è accompagnata da una proposta concreta di ritiro spirituale, da vivere in casa, in comunità, in parrocchia, in canonica. «Evangelizzare non è un’opera nostra, non è un’impresa, un dovere di una comunità, ma è principalmente una grazia da ricevere, un dono da accogliere», spiega il cardinale De Donatis. «Evangelizzare non si aggiunge ad una serie di cose da compiere come battezzati – prosegue –; è, invece, uno spazio “spirituale”, colmo di Spirito, da cui siamo abitati, dentro il quale ci muoviamo ed esistiamo, uno spazio che, proprio perché impregnato di Spirito, è capace di generare. Solo chi accoglie l’evangelizzazione, abitando nello Spirito, sarà fuoco evangelizzatore».

In questo senso è fondamentale il testo di san Paolo, quei diciotto versetti che «ci aiutano a considerare la bellezza dell’evangelizzare» e a delinearne le caratteristiche. Spirito di collaborazione, sinodalità, integrità, franchezza, un cuore aperto e disponibile: ecco cosa serve a un buon evangelizzatore.

«Oggi – conclude il cardinale – abbiamo bisogno di comunità che nei quartieri siano cuori dilatati e ciò renderà credibile il kerygma. Ripensare l’annuncio sarà di fatto rinnovare la qualità delle relazioni, in un tu per tu, in quel guardarsi negli occhi, in quel fissarsi, che è amare della stessa intensità del Cristo che ci chiama e si china da servo davanti a ciascuno (…). Chiediamo allo Spirito di renderci santi e figli e solo allora l’evangelizzazione sarà un suo capolavoro e ripensare il kerygma sarà un dono che ci consentirà di sentirci di nuovo evangelizzati, tutti, come fosse la prima volta!».

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14 maggio 2021