Essere membra della Chiesa capaci di accogliere l’altro con e nella propria vita in risposta all’accoglienza misericordiosa ricevuta da Cristo e dal Padre: è questo l’auspicio espresso dall’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nel corso della solenne celebrazione presieduta ieri, 20 maggio, nella basilica di San Giovanni in Laterano in occasione della XXVII edizione della Festa dei Popoli. «Oggi, giorno di Pentecoste – ha spiegato il presule -, lo Spirito Santo rivela a tutti la verità profonda di Cristo: il suo essere in comunione eterna d’amore con il Padre e questo amore viene rivelato a noi così come ai discepoli nel giorno della nascita della Chiesa».
Frutti dell’azione dello Spirito Santo sui primi apostoli «furono il coraggio della testimonianza e la capacità di parlare e venire compresi in tutte le lingue – ha detto ancora Ladaria Ferrer -: nessuno era più escluso perché la Chiesa è moltitudine e della pluralità fa una ricchezza, non un limite». Quindi, l’arcivescovo ha sottolineato come il monito “Accoglietevi come Cristo ha accolto voi”, scelto come tema per questa edizione della Festa dei popoli, «è tratto dalla Lettera di San Paolo ai romani ed è quindi rivolto in modo specifico a noi che viviamo in questa città» affinché sappiamo «farci riconoscere a motivo del fuoco dell’amore del Padre che abita in noi e che è la nostra forza».
I diversi momenti della celebrazione eucaristica sono stati affidati ad alcune delle comunità tra le oltre cinquanta etnie che fin dalla mattina alle 9 hanno riempito di musica e colori il sagrato della cattedrale: il Gloria intonato dai congolesi, l’intronizzazione della Parola in brasiliano, il salmo in malayalam, la preghiera dei fedeli in lingue diverse, l’offertorio affidato alla comunità latino-americana, il Sanctus in ucraino e il canto di comunione in arabo e rumeno. Poco prima della benedizione finale, è arrivata la notizia del Concistoro del 29 giugno, nel corso del quale l’arcivescovo Ladaria e il vicario De Donatis saranno creato cardinale. A loro sono andati gli auguri dell’assemblea e di monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi, che ha espresso le congratulazioni a nome di tutte le comunità presenti.
Al termine della Messa, poi, alcune comunità hanno offerto i piatti della loro cultura e tradizione, a dire che la condivisione è fatta anche di sapori e prodotti tipici: c’erano da assaggiare, tra gli altri, le banane fritte di Capo Verde, il pollo mwambe preparato dai congolesi, il borsch, piatto tradizionale ucraino, la cucina filippina ricca di riso, pesce e salse, le zuppe speziate nigeriane e ancora il bigos polacco a base di crauti.
Nel pomeriggio c’è stata una sfilata di abiti tradizionali mentre il concerto organizzato dal World Intercultural Institute ha concluso la giornata di festa. Sempre nel contesto della Festa dei popoli la mattina, dalle 10, presso il Seminario Romano Maggiore aveva avuto luogo il convegno “La Chiesa in ascolto” per offrire «un’occasione di riflessione affinché non venga mai meno l’entusiasmo di fare e lavorare per l’unità – ha chiosato monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi -: questo momento di testimonianze ci lasci un segno nel cuore per continuare, determinati».
Tra i partecipanti Suleman, un rifugiato maliano che nel gennaio 2010, a Rosarno, fu coinvolto negli scontri a sfondo razziale e che oggi con altri sei giovani africani gestisce la cooperativa sociale Barikamà – che produce, vende e consegna in bicicletta yogurt e ortaggi biologici – e un bar nel parco Nemorense. Hanno raccontato la loro storia anche Oshman, un rifugiato accolto dal Centro Astalli che ha ricordato, commosso, le difficoltà incontrate durante l’estenuante viaggio anche attraverso il deserto e il difficile percorso di integrazione e Talibe, un ragazzo giunto in Italia da solo quando era minorenne che oggi ha trovato accoglienza e una famiglia nella Città dei Ragazzi.
di Michela Altoviti