«Se continuiamo a parlare di parrocchia non è soltanto perché di fatto esiste, anche se in condizioni precarie di salute, ma perché è il momento di pensare alla presenza della Chiesa a livello locale in modi ben diversi da come finora è stata vissuta e in buona misura continua a esistere». Parte da questa provocazione il vescovo ausiliare monsignor Paolo Selvadagi nel libro “La Chiesa nella città. Un profilo di parrocchia”, appena pubblicato per le Edizioni San Paolo.
In poco più di 170 pagine, il presule si sofferma a riflettere sulle forme di parrocchia che esistono in Italia e nei Paesi occidentali, fortemente indebolite dalla secolarizzazione in termini di capacità aggregativa e di rilevanza sociale; quindi propone percorsi che possano renderla più rilevante nella società attuale e, contemporaneamente, più aderente alle attese evangeliche. «Per uscire dai ristretti ambiti organizzativi della parrocchia – scrive monsignor Selvadagi –, preoccupata dalla pastorale della conservazione e della stanca ripetizione di proposte logore e non più attuali, che finiscono per bloccare le pur dichiarate intenzioni evangelizzatrici, occorre misurarsi con percorsi di accompagnamento delle persone, che seguano nuove vie e nuovi metodi non solo indirizzati ai singoli ma alle categorie che rappresentano».
Perché alla comunità cristiana, oggi, conclude Selvadagi, «è chiesto di accompagnare e sostenere con percorsi reali le coppie, i genitori, i separati e i divorziati, i giovani che si avvicinano e i giovani che respingono la comunità cristiana, i giovani del mondo universitario e del mondo del lavoro». Una riflessione attuale e appassionata, che apre la strada a possibili percorsi concreti da attuare per le comunità parrocchiali, nella diocesi di Roma e non solo.
20 settembre 2021