Il business delle armi nell’attuale congiuntura internazionale. Una minaccia alla pace

Il business delle armi nell’attuale congiuntura internazionale rappresenta una delle più grandi minacce alla pace globale. L’industria bellica è un settore in continua espansione, alimentato dalle tensioni geopolitiche, dai conflitti armati e dalla crescente militarizzazione delle economie nazionali. La corsa agli armamenti, giustificata da esigenze di sicurezza nazionale e difesa, si traduce spesso in un’escalation della violenza e in un ciclo di instabilità che rende sempre più difficile il raggiungimento della pace.

Negli ultimi anni, la spesa militare globale ha raggiunto livelli record. Secondo i dati del SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), nel 2023 gli investimenti in armamenti hanno superato i 2.400 miliardi di dollari, con un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. Stati Uniti, Cina, Russia e alcune nazioni europee guidano questa crescita, destinando una parte considerevole del loro PIL alla difesa. Il business delle armi non si limita alle grandi potenze: molte nazioni emergenti stanno investendo sempre più in tecnologia militare, aumentando il rischio di conflitti regionali e di proliferazione delle armi.

L’industria bellica è l’unica, in tempo di crisi, a non conoscere alcuna forma di recessione. Occorre, pertanto, alla luce anche delle coraggiose ammonizioni del magistero di Papa Francesco, affrontare il tema della corsa agli armamenti e degli effetti devastanti delle guerre – in primis le disuguaglianze che comportano l’esclusione sociale – giocando la carta della consapevolezza. È il Vangelo a richiederlo ed è il mondo missionario, impegnato nelle periferie geografiche ed esistenziali del mondo, ad invocarlo a squarciagola.

 

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