14 Maggio 2025

Undici accoliti e tre lettori, l’istituzione il 30 giugno a San Giovanni

Undici nuovi accoliti e tre lettori per la diocesi di Roma. I ministri verranno istituiti domenica 30 giugno, durante la celebrazione eucaristica delle ore 17.30, nella basilica di San Giovanni in Laterano. L’animazione liturgica sarà affidata al Coro della parrocchia di San Cirillo Alessandrino; La Santa Messa sarà presieduta dal vescovo Daniele Salera a cui è affidato l’ambito della formazione cristiana.

I tre lettori sono Marco Bontempi e Franco La Stella, della parrocchia di Santa Bernadette Soubirous e Federico Gasperini, appartenente alla comunità parrocchiale di Sant’Ugo. Con loro, come anticipato, undici accoliti. Si tratta di: Paolo Carvigno, di San Giovanni Bosco; Andrea Coratti, di Sant’Alfonso Maria de Liguori; Michelangelo D’Erchie, di Santa Maria del Carmelo; Diego Friddi, di Ognissanti; Maurizio Grasso, della parrocchia dei Santi Urbano e Lorenzo a Prima Porta; Sandro Liberatori, del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo; Tommaso Liguori, di San Saturnino; Lucio Pennarelli, di San Tarcisio; Paolo Pianigiani, di San Bruno; Andrea Scapati, di Gesù Buon Pastore e Calogero Zambuto, del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante.

27 giugno 2024

Una veglia per la pace nel centenario della basilica del Sacro Cuore di Cristo Re

Festeggia il centenario con una veglia di preghiera ecumenica per la pace, la parrocchia del Sacro Cuore di Cristo Re, a viale Mazzini. Con la comunità parrocchiale si ritroveranno anche membri della Chiesa valdese, luterana e ortodossa. Appuntamento sabato 29 febbraio alle ore 20 nella basilica, che inizialmente era denominata “Tempio della pace”.

Sull’esempio della “campana della pace” di Rovereto (Trento) che ogni sera suona cento rintocchi per invocare pace e fratellanza tra i popoli, durante la veglia anche la campana grande di Cristo Re suonerà i rintocchi per la pace, di modo che anche chi si trova in casa o per le strade del quartiere possa unirsi idealmente alla preghiera.

28 febbraio 2020

Una veglia di preghiera per i giovani e il lavoro

Una veglia di preghiera per i giovani e il lavoro si terrà lunedì 11 aprile, alle ore 18.30 presso il Borgo Ragazzi Don Bosco, in via Prenestina 468. A presiederla sarà monsignor Francesco Pesce, incaricato per la Pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Roma.

La preghiera sarà ufficialmente il via al cantiere “Generiamo lavORO”, iniziativa promossa dalle Acli di Roma e provincia e dalla Pastorale sociale diocesana, per facilitare l’avvicinamento dei giovani al mondo del lavoro, con la collaborazione di: Cisl Roma e Rieti, Mlac (Movimento Lavoratori di Azione Cattolica), Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (Ucid) Roma, Azione Cattolica Roma, Confcooperative Roma, Elis. Una ricca rete di partner che quest’anno di amplia grazie alla collaborazione con La Sapienza Università di Roma e Udu Sapienza che consente agli studenti che seguiranno il corso di ottenere crediti formativi universitari (cfu).

Il cantiere si pone l’obiettivo di promuovere e rimettere al centro il lavoro dignitoso quale perno di cittadinanza e sviluppo integrale della persona e della comunità, con un approccio valoriale, educativo e al tempo stesso concreto, in grado di fornire ai giovani un kit di strumenti per facilitarne l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro.

«Quest’anno – commenta monsignor Pesce – abbiamo già assistito a un aumento degli iscritti a questo percorso. Questo ci deve far pensare: stiamo uscendo, speriamo, dalla pandemia e ora siamo nel periodo della pazzia della guerra, quindi questo va letto come un desiderio di riscatto da parte dei giovani, di rivincita, di voglia di andare avanti. Tanti ragazzi e ragazze vogliono seminare speranza per loro stessi, ma anche per la società civile. Dobbiamo sentire quindi l’urgenza di dare loro una risposta competente, profonda e veritiera, come vogliamo fare con questo cantiere, perché è da loro che si deve ripartire per costruire un futuro migliore».

8 aprile 2022

Una speciale “Perdonanza” nella chiesa di San Giovanni Decollato

Papa Francesco ha concesso una speciale “Perdonanza” per chi nel venerdì e sabato prima della Domenica delle Palme, passerà dalla “Porta della Misericordia” custodita nella chiesa di San Giovanni Decollato a Roma. Nei giorni 8 e 9 aprile dalle ore 12 alle 20 ci si potrà recare in pellegrinaggio singolarmente o a piccoli gruppi presso questa chiesa sede dell’antica Arciconfraternita della Misericordia dei fiorentini. Una delle porte laterali ubicata appunto sulla via della Misericordia, fu destinata ad essere attraversata dai condannati liberati dalla pena capitale.

La proposta delle parrocchie della II prefettura della diocesi di Roma, è una opportunità per rafforzare il cammino penitenziale che conduce alla Pasqua. Presso la chiesa di San Giovanni Decollato, ci si potrà accostare al Sacramento della Riconciliazione e passare la Porta della Misericordia, ricevendo l’indulgenza concessa da Papa Francesco per i vivi e per i defunti alle condizioni stabilite dalla Chiesa. La celebrazione della Perdonanza culminerà sabato 9 aprile vigilia delle Palme, con la commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, che avrà luogo alle ore 20 con partenza da San Giovanni Decollato, giungendo presso la chiesa di Santa Maria della Consolazione ai Fori, per la concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Daniele Libanori, ausiliare del settore Centro.

Sempre il vescovo Libanori martedì 12 aprile alle ore 20 guiderà la Via Crucis dalla chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini alla Chiesa Nuova. Il percorso sarà preceduto dalla Croce che san Filippo Neri utilizzava nei pellegrinaggi alle Sette Chiesa.

28 marzo 2022

Una serata di preghiera in ricordo di padre Carzedda

Continuando nella serie di incontri organizzati con il sostegno del Centro missionario diocesano, il Gruppo Nuovi Martiri – costituito dalle Associazioni Archè, Finestra per il Medio Oriente, parrocchia Sant’Innocenzo I Papa e San Guido Vescovo, AIULAS Aiutiamo La Siria! e dalla Comunità Missionaria di Villaregia –, organizza un momento di preghiera in ricordo di padre Salvatore Carzedda, missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), di cui quest’anno ricorrono i trenta anni dalla morte. L’appuntamento è nella chiesa di San Giovanni Battista al Collatino, giovedì 17; dapprima, alle ore 18.30, si terrà una celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Benoni Ambarus; seguirà, alle 19.30, un incontro con padre Vito Del Prete, del Pime.

«Un martire del dialogo islamo-cristiano, ucciso in una terra di frontiera come l’isola filippina di Mindanao, dove oggi l’Isis sta cercando di mettere nuovamente radici – sottolineano dal Gruppo Nuovi Martiri – . Ed è proprio a partire dalla grande attualità del suo messaggio di dialogo, che si è scelto di porre la sua figura al centro di una serata di preghiera».

Nato a Bitti, in provincia di Nuoro, nel 1943, missionario nelle Filippine dal 1977, padre Carzedda fu ucciso il 20 maggio 1992, mentre in auto stava tornando da un seminario sul dialogo tenuto davanti a un gruppo misto di musulmani e cristiani organizzato per iniziativa del movimento locale Silsilah («la catena», nome simbolico che parla di un’unità più forte di ogni barriera). Allora non si parlava ancora di al-Qaeda o di Califfato; lo stesso movimento di Abu Sayyaf nelle Filippine si sarebbe fatto tristemente conoscere solo negli anni successivi. Eppure padre Carzedda, insieme al suo confratello padre Sebastiano D’Ambra, avevano capito che in una realtà attraversata da un conflitto doloroso tra cristiani e musulmani, come è appunto l’isola di Mindanao, promuovere il dialogo era l’unica strada per costruire un futuro di pace.

9 febbraio 2022

Una serata dedicata a sant’Ignazio di Loyola

La volta della chiesa di Sant'Ignazio di Loyola in Campo Marzio

Le imprese da soldato, la malattia, la conversione, la fondazione della Compagnia di Gesù e il suo arrivo a Roma. La figura di sant’Ignazio di Loyola, e in particolare il suo rapporto con la Città Eterna, sarà al centro della serata di venerdì 18 novembre, alle ore 19.45, nella basilica di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio, attraverso lo spettacolo“Ignazio di Loyola – Un vento nuovo su Roma”, a cura dell’Ufficio per la Cultura e l’Università e dell’Ufficio per la Pastorale del Tempo libero, del Turismo e dello Sport del Vicariato di Roma e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale.

Scritto da monsignor Andrea Lonardo, con la direzione artistica di Francesco d’Alfonso, l’appuntamento racconterà la vita e la spiritualità del fondatore della Compagnia di Gesù, il suo rapporto con Roma, i cui tratti peculiari si ritrovano nell’arte e nell’architettura della basilica a lui dedicata. Il tutto attraverso la partecipazione di attori, musicisti, cantanti e danzatrici.

La serata sarà accessibile ai non udenti, per i quali saranno tradotte nella Lingua Italiana dei Segni sia le parti recitate che quelle cantate. In tale contesto, per i non vedenti saranno poste all’interno della basilica tavole in tecnica Minolta, contenenti descrizioni in braille, mappe in altorilievo e codici QR che, linkati a video, renderanno fruibili particolari artistici della chiesa. Al termine dello spettacolo seguirà la visita tattile della basilica.

Prenderanno parte alla serata il sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri, il Direttore Centrale del Fondo Edifici di Culto del Ministero degli Interni Fabrizio Gallo, il vescovo ausiliare del settore Centro della diocesi di Roma monsignor Daniele Libanori, il rettore della basilica di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio padre Vincenzo D’Adamo, il presidente nazionale del Movimento Apostolico Ciechi Michelangelo Patanè.

Ad aprire la serata saranno i saluti dei rappresentati istituzionali, mentre lo spettacolo vero e proprio inizierà alle 20.20 circa. La voce di monsignor Lonardo scandirà tutto l’appuntamento mentre gli
attori Giorgio Sales, Ciro Borrelli, Giuseppe Benvegna, reciteranno alcuni testi. Ad accompagnare, il Coro Musicanova, diretto da Fabrizio Barchi; mentre il controtenore Enrico Torre e i soprani Giulia Manzini e Giovanna Gallelli, con l’organista Paolo Tagliaferri, eseguiranno brani di Antonio Vivaldi e Domenico Zipoli. Alcuni momenti musicali saranno accompagnati dalle coreografie delle danzatrici Giada Primiano e Federica Bisceglia. La traduzione in Lis sarà affidata all’interprete Martina Cirillo e alla performer Zena Vanacore. Alle ore 22 inizierà la visita tattile della basilica, a cura dell’Associazione Radici.

14 novembre 2022

Una notte «tranquilla» per Papa Francesco

«La notte è trascorsa tranquilla, il Papa sta riposando». Lo ha annunciato questa mattina (sabato primo marzo) la Sala Stampa della Santa Sede.

L’aggiornamento diffuso ieri sera sulle condizioni di salute del Santo Padre, invece, aveva ripostato l’episodio di una «crisi isolata di broncospasmo», avvenuta nel «primo pomeriggio» di ieri. La crisi «ha determinato un episodio di vomito con inalazione e repentino peggioramento del quadro respiratorio. Il Santo Padre è stato prontamente aspirato – si leggeva nel bollettino di ieri – ed ha iniziato la ventilazione meccanica non invasiva, con una buona risposta sugli scambi gassosi. Il Santo Padre è rimasto sempre vigile e orientato, collaborando alle manovre terapeutiche». La prognosi rimane «ancora riservata».

1 marzo 2025

Una mostra su san Felice da Cantalice nella parrocchia intitolata al santo

Domenica 8 maggio è stata inaugurata una mostra di interessanti testimonianze biografiche e iconografiche dedicata a san Felice da Cantalice, aperta fino al prossimo 18 maggio, giorno della sua festa liturgica, nella parrocchia di Centocelle che porta il nome del santo cappuccino. A curare l’allestimento è Vincenzo Scasciafratti dell’associazione culturale Ilex – Cantalice, in collaborazione con il collezionista Eliseo Patacchiola.

Luogo dell’evento è la Cappella del Crocifisso “detto di San Felice”, nella chiesa parrocchiale intitolata al santo, nella piazza omonima. Nella mostra viene presentata al pubblico, per la prima volta, “la corona di fra Felice”, un oggetto d’arte opera della ceramista Barbara Lancia, dell’associazione culturale Ilex. È stata riprodotta in grandezza naturale quella che con ogni probabilità è stata la corona del Rosario usata in vita da san Felice, che «era d’osso di persiche», secondo una ricerca condotta dal professor Scasciafratti.

«Si tratta di un’occasione davvero interessante per conoscere meglio la spiritualità di uno dei santi più importanti del Cinquecento – sottolineano dalla parrocchia –, grande amico tra l’altro di san Filippo Neri, e da sempre popolare per la sua innegabile bonomia».

12 maggio 2022

Una mostra per l’anniversario del Nuovo Santuario del Divino Amore

Il 4 luglio 2019 ricorre il ventesimo anniversario della consacrazione del Nuovo Santuario della Madonna del Divino Amore. In occasione di questa importante ricorrenza, il Santuario ha allestito la mostra artistica “Uno spazio di luce”.

La mostra è stata realizzata dagli alunni delle classi II F e II D della scuola secondaria di primo grado “Domenico Purificato”. Dopo aver partecipato alla visita guidata del Santuario, i ragazzi hanno approfondito in classe insieme ai docenti la storia, la cultura, l’arte e la fede espressa attraverso la forma artistica delle vetrate colorate del Nuovo Santuario.

Lungo il percorso della mostra i visitatori saranno guidati dalle parole dell’architetto padre Costantino Ruggeri che, insieme a Luigi Leoni, ha ideato e realizzato il nuovo Santuario. Saranno, inoltre, esposte le foto vincitrici del primo concorso fotografico indetto dal Santuario nel mese di maggio.

La mostra sarà aperta dal 7 luglio al 1 settembre 2019 all’interno del Nuovo Santuario, tutti i giorni dalle 8 alle 20.

4 luglio 2019

Una mostra per i 40 anni del Centro Astalli

In occasione dei 40 anni di attività il Centro Astalli, Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia, viene inaugurata questa mattina (16 novembre) la mostra “Volti al futuro. Venti ritratti di rifugiati accolti al Centro Astalli” realizzati da Francesco Malavolta nelle strade di Roma. La mostra, che fino al 28 novembre sarà esposta nella chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, verrà inaugurata dal cardinale vicario Angelo De Donatis, dal cardinale Michael Czerny, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati della Santa Sede, dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

Padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, commenta: «Non vogliamo celebrare il passato ma vogliamo impegnarci da oggi a costruire il futuro con i rifugiati. Per questo siamo qui, per rinnovare il nostro impegno nella costruzione di comunità aperte e solidali in cui i migranti vengano percepiti come una ricchezza, come un dono. Noi da 40 anni a Roma lo sperimentiamo ogni giorno. Operatori e volontari sono testimoni credibili della bellezza dell’incontro con i rifugiati. Siamo grati a Papa Francesco che ha voluto scrivere il saluto introduttivo della mostra fotografica del Centro Astalli».

16 novembre 2021

Una lezione universitaria nel Palazzo Lateranense

«Volevo far capire ai miei studenti che il diritto non è qualcosa di astratto, ma uno strumento concreto. Penso che sia importante non solo imparare la storia ma vivere nei luoghi in cui si fa la storia, scoprire gli spazi dove il discorso diventa relazione». Maria D’Arienzo è professoressa di Diritto ecclesiastico e canonico all’Università Federico II di Napoli. Trovandosi a dover affrontare, nel suo corso, la genesi e la stesura dei Patti Lateranensi, ha deciso di condurre i suoi studenti lì dove i Patti furono firmati, e dove ancora è visibile il servizio da scrittoio utilizzato, il tavolo, le sedie su cui sedettero Benito Mussolini e il cardinale Pietro Gasparri: la Sala dei Pontefici del Palazzo Lateranense.

Gli studenti – poco meno di cinquanta – sono arrivati ieri (mercoledì 16 novembre) guidati dalla loro docente e hanno visitato la Sala e il resto del Palazzo accompagnati anche dal prelato segretario generale monsignor Pierangelo Pedretti e da monsignor Patrik Valdrini, canonico lateranense. «Tutto il Palazzo Lateranense ha una storia emblematica e riveste un’importanza eccezionale dal punto di vista del diritto e dei rapporti tra Stato e Chiesa – spiega D’Arienzo –. Qui il rapporto tra potere temporale e potere spirituale appare in maniera concreta. Penso non solo alle relazioni con lo Stato italiano, e appunto alla firma dei Patti Lateranensi, ma anche, ad esempio, al legame del Laterano con la Francia. Non rappresenta soltanto la sede del vescovo di Roma. Per me è importante educare attraverso il bello, comprendere la concretezza della storia, nei luoghi in cui si è fatta».

Anche monsignor Pedretti ha tenuto una breve lezione agli studenti della Federico II, spiegando loro dal punto di vista giuridico la differenza tra diocesi di Roma, Vicariato, Santa Sede. «La sua esperienza è diventata momento di insegnamento», conclude D’Arienzo.

17 novembre 2022

Una lettura della costituzione apostolica – di Vincenzo Buonomo

1. Con l’emanazione della Cost. Ap. In ecclesiarum communione (IEC), il 6 gennaio 2023, Papa Francesco ha disposto cambiamenti per la struttura e il funzionamento del Vicariato di Roma che si inseriscono nella più ampia opera di riforma avviata fin dall’inizio del pontificato. Si tratta infatti non di una semplice modifica di norme preesistenti, di una loro integrazione o attualizzazione, quanto piuttosto di una nuova prospettiva che dovrà caratterizzare sia le modalità che l’attività di governo.

La lettura del testo evidenzia come fondamento delle disposizioni due primi elementi che costituiscono un segno di continuità nel magistero del Papa e nella sua preoccupazione di garantire che “il popolo di Dio nella Diocesi a lui affidata sia confermato nella fede e nella carità” (IEC, 1). Il primo è il legame diretto della nuova normativa al ministero che del Vescovo di Roma è proprio, così come esplicitato dal richiamo a Lumen Gentium e quindi all’immagine conciliare dell’unico collegio apostolico in cui la comunione con il Vescovo di Roma diventa vincolo di unità, di carità e di pace (cfr LG, 22). Il secondo è la missionarietà a cui è chiamata anche la Chiesa che è in Roma e domanda un effettivo cambiamento, una “conversione missionaria” (IEC, 2) che fa anche del Vicariato un adeguato strumento di evangelizzazione. Ambedue gli elementi convergono verso la prospettiva data da Evangelii Gaudium che nell’idea di riforma e cambiamento, invita la Chiesa a “porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno” (EG, 25).

In particolare, le nuove norme nell’applicare la caratterizzazione evangelizzatrice e missionaria al Vicariato ne danno una nuova immagine, rendendolo non solo sostanziale strumento dell’esercizio del munus petrino, ma anche esempio e testimonianza. Non è difficile ritrovare qui l’essenza del discorso rivolto da Papa Francesco alla Curia Romana, il 21 dicembre del 2019, che sottolineava come oggi la Chiesa nel proclamare la verità di Cristo deve avere consapevolezza di non operare più “in un regime di cristianità”, ma piuttosto di vivere in quella che “non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca. […] uno di quei momenti nei quali i cambiamenti non sono più lineari, bensì epocali; costituiscono delle scelte che trasformano velocemente il modo di vivere, di relazionarsi, di comunicare ed elaborare il pensiero, di rapportarsi tra le generazioni umane e di comprendere e di vivere la fede”. Questo significa che l’azione della Chiesa “non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata opposta alla secolarizzazione”. Ma se il ministero ecclesiale e la missionarietà, come pure “il compito di essere testimone credibile dell’amore di Dio” (IEC, 4) sono chiamati a confrontarsi con forme di indifferenza, la Chiesa non può sottrarsi alla necessità di annunciare il Vangelo, autenticamente e con ogni mezzo.

Nell’indicare che è questo lo specifico compito a cui deve rispondere anche il Vicariato di Roma, Papa Francesco ha inteso collocarne la funzione e le attività sulla scia di quella nuova evangelizzazione delineata già all’inizio del pontificato, in particolare quanto al rapporto tra l’annuncio e la trasmissione della fede. Un rapporto che individua la proclamazione del Vangelo effettivamente legata ad una pastorale che si realizza in tre ambiti fondamentali: la pastorale ordinaria, proiettata verso i fedeli che sono membra vive delle comunità ecclesiali e verso coloro che pur conservando la propria fede la esprimono in modi diversi, senza una diretta partecipazione alla vita comunitaria; la pastorale verso coloro che pur avendo ricevuto il battesimo non ne vivono i doni, né manifestano una volontà di appartenenza alla dimensione ecclesiale; e quella pastorale che è essenzialmente evangelizzazione volta a proclamare la Buona Novella a chi non conosce Cristo o lo rifiuta (cfr EG, 14). Una impostazione che è possibile rilevare nel percorrere i compiti che la nuova Costituzione Apostolica affida alla Chiesa di Roma: non soltanto una pastorale articolata nelle diverse forme, ma una sua strutturazione secondo l’idea di nuova evangelizzazione di Papa Francesco (cfr IEC, 14).

2. La riorganizzazione del Vicariato non esprime, dunque, scelte orientate verso le strutture, ma risponde alla dimensione del mistero della Chiesa come comunione e di una Chiesa locale chiamata a manifestare il volto della sinodalità nel suo operare e il senso della collegialità episcopale nel suo governo (cfr IEC, 2). Infatti, se la sinodalità è dimensione propria di tutti i battezzati e del popolo di Dio del quale garantisce le forme di partecipazione e il contributo alla vita delle realtà ecclesiali, la collegialità è forma dell’esercizio del ministero episcopale ed appartiene quindi direttamente ai Vescovi. Del loro aiuto il Vescovo di Roma si avvale nell’esercizio del “ministero episcopale di governo, santificazione e governo pastorale della Diocesi” (IEC, Art. 10).

La sinodalità mostra capacità di distinguere il servizio dall’incarico, ma anche il coraggio di passare dalla presenza alla partecipazione del popolo dei battezzati, dal semplice ascolto ad una reciprocità di ascolto, dal confronto alla condivisione, dall’astrattezza alla capacità di manifestare la natura missionaria ed evangelizzatrice della Chiesa di oggi. La sinodalità, infatti, non è un modo di governare, quanto piuttosto uno stile di governo che richiede continuo esercizio attraverso il quale il mutare delle persone e delle strutture scaturisce da un cambiamento di metodo. Lo esprimono molto bene i Principi Orientativi quando nel delineare i presupposti della struttura del Vicariato domandano un effettivo impegno e una piena collaborazione dei battezzati nei loro differenti status, un’integrazione vicendevole tra le diverse strutture e uno spirito di servizio che si manifesta nell’avvicendamento dei compiti e delle responsabilità (cfr IEC, Art. 5); o quando gli stessi Principi dispongono che ascolto e corresponsabilità sono il fine di ogni attività diretta a sostenere l’annuncio del Vangelo, il servizio a tutti i soggetti e a tutte le realtà ecclesiali, la partecipazione, le responsabilità, la comunione e l’unità pastorale come unica strada per garantire l’impegno missionario verso Roma e verso il mondo a cui la Diocesi è chiamata (cfr IEC, Artt. 2-4).

Integrazione vicendevole, avvicendamento, diaconia, partecipazione, comunione, unità nella pastorale sono i primi segni di un’effettiva sinodalità che trova completamento nell’atteggiamento a cui sono chiamati quanti partecipano, nei differenti ruoli e responsabilità, al governo della Diocesi: così va letta la richiesta di una “personale assiduità nello svolgimento dei propri compiti e di un progressivo aggiornamento, nonché un concreto inserimento nella vita e nell’azione pastorale diocesana; e da parte dei presbiteri anche un’attiva partecipazione alla cura d’anima” (IEC, Art. 6).

In questo senso la partecipazione di quanti “lavorano a qualsiasi titolo negli Uffici del Vicariato dell’Urbe” alle decisioni, all’organizzazione e alle funzioni che sono parte dell’esercizio sia della potestà amministrativa che di quella giudiziaria, trova sbocco negli incontri periodici, nella sinergia di azione attraverso punti di convergenza che sono il risultato di una convinzione: l’unità di missione verso l’unico fine che è “quello di sostenere l’annuncio del Vangelo, seguendo gli indirizzi del programma pastorale diocesano” (IEC, Art. 2).

3. Tutta l’impostazione data al nuovo assetto del governo della Diocesi di Roma è sintetizzata da Papa Francesco con alcuni termini che costituiscono altrettante chiavi di lettura non solo del testo della Costituzione Apostolica, ma del modo di procedere, operare e agire da Lui prefigurato per il Vicariato.

Missione, credibilità, annuncio, testimonianza, ascolto sono i presupposti di un’effettiva capacità della Chiesa di porsi con disponibilità e condivisione di fronte alle realtà dell’oggi, ma allo stesso tempo sono anche il modo per evitare e fronteggiare le tentazioni che non permettono di ascoltare la voce dello Spirito, che bloccano lo slancio evangelizzatore e sinodale, che si chiudono nella rigidità delle formule e delle strutture (cfr IEC, 5). A farsi strada è invece la necessità di scrutare i segni dei tempi, di operare un effettivo discernimento per riconoscere le esigenze nuove e poter rispondere anche attraverso istituzioni strutture e organismi rinnovati (cfr IEC, 6).
Si tratta di un approccio che contestualizza la riorganizzazione del Vicariato nella duplice dimensione di Chiesa come mistero di comunione e come realtà missionaria. Ciò significa dare spazio alle esigenze che sono proprie delle realtà ecclesiali (prospettiva ad intra), ma ponendosi in ascolto e pronta a contribuire a quanto manifestano la situazione sociale e le particolari necessità di chi dimora a Roma (prospettiva ad extra). Infatti, se è vero che la Diocesi si ritrova in un contesto nel quale sono presenti ed operano realtà istituzionali molteplici, assetti territoriali diversi, proposte culturali e di formazione, esperienze pastorali di natura interreligiosa e dialogo ecumenico, parimenti essa è chiamata ad individuare quali sono gli spazi e le esigenze in cui dover operare “in uscita”

La dimensione ad extra, infatti, richiede ai cristiani di Roma la consapevolezza di dover svolgere la loro missione in contesti difficili, problematici, in cui fattori come la mobilità umana o piuttosto le diverse crisi e le incertezze del tempo sono realtà stratificate che esprimono non solo esigenze, ma anche richieste che non possono fermarsi a declinare solo emergenze. E allora, se Roma è meta di pellegrinaggi o luogo propizio per realizzare il dialogo interreligioso, l’incontro ecumenico, l’attenzione verso le diverse tradizioni e culture presenti, Roma è anche lo spazio in cui la missio ad gentes diventa un modo per rendere testimonianza della carità universale che il Vescovo di Roma incarna (cfr IEC, 13). Ed a questo il Vicariato è chiamato a unirsi, nella sua strutturazione e nelle sue attività.

4. Analizzandone i dispositivi, dalla Costituzione Apostolica è possibile cogliere due distinte, seppur non diverse, definizioni di Vicariato, ambedue convergenti sul carattere ministeriale di questa struttura e sull’azione missionaria che è chiamata a svolgere, in spirito di diaconia e nel porsi come esempio. Il Vicariato infatti è descritto quale: “luogo esemplare di comunione, dialogo e prossimità, accogliente e trasparente a servizio del rinnovamento e della crescita pastorale della Diocesi di Roma, comunità evangelizzatrice, Chiesa sinodale, popolo testimone credibile della misericordia di Dio” (IEC,15); allo stesso tempo è anche “Organo della Santa Sede dotato di personalità giuridica ed amministrazione propria [che] svolge la funzione di Curia diocesana caratterizzata dalla peculiare natura della Diocesi di Roma” (IEC, Art. 8). Ed è proprio l’unità tra ministerialità e missionarietà a fare della struttura uno strumento per rispondere al cambiamento epocale per la Chiesa e il Mondo.

Questo comporta un diverso modo di agire nel porre attenzione sia alle vocazioni, ai ministeri ordinati e non, alle parrocchie, ai sacramenti, ai diversi ambiti della pastorale, alla mobilità umana, all’integrazione, alla formazione, all’incontro e al dialogo, come pure ai profili operativi collegati ai luoghi di culto, alla loro collocazione e strutturazione o alla gestione economica rispetto alla quale la vigilanza deve operare perché ogni azione sia prudente e responsabile ponendo sempre l’uso dei beni a sostegno della pastorale e della carità (cfr IEC,14). Non si tratta solo di una limitazione temporale di incarichi e di uffici – eccetto quelli afferenti l’attività giudiziaria (cfr IEC, Art. 39) – quanto piuttosto di un diverso modo di interpretarne la funzione, riassunta nella capacità di favorire “una più efficace mediazione con le comunità ecclesiali” (IEC, Art. 5). Qui si intravede una maggiore sinergia nel rapporto tra il Vicariato come centro, e la periferia costituita dalle parrocchie e dalle multiformi istituzioni ecclesiali presenti nel territorio della Diocesi.

In questa linea può leggersi anche la decisione del Vescovo di Roma di conferire ad ognuno dei Vescovi ausiliari la potestà ordinaria vicaria (IEC, Art.10), sostenuta da una sostanziale collegialità nella forma di governo e da una sinodalità nelle modalità del governare. Su questi due pilastri infatti, è chiamato ad operare il Consiglio Episcopale, “organo primo della Sinodalità” che nella sua forma collegiale pone in risalto la ministerialità quale “luogo apicale del discernimento e delle decisioni pastorali e amministrative”, e la comunione quando “esprime pareri o dà il consenso nei casi stabiliti dalla […] Costituzione Apostolica” e vede operare il Cardinale Vicario “nella sua funzione di coordinamento della pastorale diocesana in comunione con il Consiglio Episcopale” (IEC, Art. 21).
Collegialità e sinodalità caratterizzano, dunque, l’agire del Consiglio Episcopale nella pastorale diocesana, nelle nomine e in tutte le sue decisioni (cfr IEC, Art. 21, §§ 3 e 4), nel coordinare la potestà ordinaria vicaria dei singoli Vescovi ausiliari anche quando questa può essere concomitante e concorrente (cfr IEC, Art. 17), e quindi nel favorire le modalità con le quali gli Ausiliari, “dopo aver sentito gli altri membri del Consiglio Episcopale e in accordo con il Cardinale Vicario”, possono compiere gli atti amministrativi di competenza – nella forma ordinaria (cfr IEC, Art. 11) – nella propria porzione di territorio o nelle funzioni ad essi attribuite (cfr IEC, Art. 19).

Questo metodo, applicato ad ogni ambito della vita diocesana, evidenzia non una eccessiva presenza dell’Autorità, quanto piuttosto un suo esercizio di responsabilità nei confronti del popolo di Dio presente nella Diocesi. Una responsabilità assegnata e ripartita nei diversi livelli di governo e di funzioni, nelle quali la potestà esercitata non è legata al livello gerarchico o allo status del battezzato, ma alla potestà vicaria conferita a ciascuno.

Al coordinamento dell’intera struttura del Vicariato nelle sue ripartizioni e uffici è chiamato il Vicegerente che, nel coadiuvare il Cardinale Vicario, modera il lavoro e opera attraverso il principio dell’interlocuzione unica quale risultato di quella integrazione vicendevole tra le diverse autorità personali, gli organi e le strutture, sia nelle attività ad intra, sia nel rapporto con autorità esterne, ecclesiali e non (cfr IEC, Art. 14).

Sinodalità e missionarietà danno poi la loro impronta alla realtà degli “organi sinodali”, evidente non soltanto nel Consiglio Pastorale Diocesano, nel Collegio dei Consultori, nel Consiglio dei Prefetti e nel Consiglio Presbiterale (cfr IEC, Art. 22), ma anche nella diversa composizione di organi quali il Consiglio Diocesano per gli Affari Economici che oltre a coadiuvare il Vescovo di Roma “nell’ambito dell’amministrazione economica della Diocesi” è chiamato anche a svolgere funzioni di supporto alle attività di amministrazione che la nuova normativa pone in capo direttamente ai Vescovi ausiliari per la loro porzione di territorio o funzione (cfr IEC, Art. 23 § 1); come pure nella distinzione tra la figura dell’Economo diocesano e quella del Direttore dell’Ufficio amministrativo (cfr IEC, Art. 29) dalla quale si evince la diversificazione tra il controllo e la vigilanza rispetto all’azione e all’attività di un ufficio. Una linea ben precisa, che consente di inquadrare la presenza e le finalità del nuovo organo di controllo interno, istituito quale Commissione Indipendente di Vigilanza (cfr IEC, Art. 31), che collegialmente assume il controllo e la vigilanza in ogni ambito dell’operatività del Vicariato e più ampiamente della Diocesi.

Infine, l’ordinamento giudiziario del Vicariato conferma la riforma di fatto già operante che vede la presenza del Tribunale Ordinario diocesano e del Tribunale Interdiocesano di Prima Istanza (cfr IEC, Artt. 36 ess) alla cui costituzione sovrintende il Consiglio Episcopale (cfr IEC, Artt. 40 e 41).
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Di solito si afferma che il funzionamento delle strutture e la loro regolazione se dipendono dalla disponibilità e dalla capacità delle persone che le animano, hanno anche bisogno della verifica sul terreno e della quotidiana capacità di applicarsi alle situazioni concrete. Solo coniugando questi diversi aspetti le strutture sono in grado di dare risposte, fornire indirizzi necessari e raggiungere il fine a cui sono chiamate.

Nel caso specifico del Vicariato, tutto questo significa garantire il ministero del Vescovo di Roma nel desiderio che la Chiesa a Lui affidata “possa risplendere come esempio della comunione di fede e di carità, pienamente coinvolta nella missione dell’annuncio del Regno di Dio, custode della speranza divina di accogliere tutti nella sua salvezza” (IEC, 2).

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27 gennaio 2023

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