19 Luglio 2025

Torna il Bando oratori a sostegno della formazione

Dopo la positiva esperienza nel 2021, il Centro Oratori Romani ha recentemente lanciato un nuovo Bando in favore degli oratori di Roma per finanziare progetti di formazione per catechisti, educatori e animatori. Entro il 19 aprile prossimo sarà possibile presentare le domande di partecipazione da parte di reti di oratori (con la presenza minima di 2 comunità coinvolte) tramite il form presente nella pagina dedicata del sito dell’associazione, che da quasi 80 anni promuovere la pastorale oratoriana a Roma seguendo il carisma del fondatore il Venerabile Arnaldo Canepa. Tutti i dettagli sono già disponibili on line insieme ai modelli da compilare e caricare.

«Investire sul lavoro di rete avviato nei territori significa anche sostenere, in ogni modo, e supportare il cammino dei catechisti» ha sottolineato il presidente del Cor Stefano Pichierri. «La richiesta spesso è quella di formazione, per affrontare sempre meglio le difficili sfide educative di oggi. Per questo vogliamo fare in modo che non sia l’assenza di risorse a bloccare la ricerca di una formazione di qualità, anche mettendo insieme gli operatori di un territorio e delle parrocchie. Il Cor ci crede e offre questa ottima opportunità per crescere insieme».

Il Bando ha l’obiettivo di finanziare iniziative formative rivolte agli animatori ed educatori degli oratori della diocesi di Roma, ma anche di promuovere la cooperazione tra oratori dello stesso territorio con il fine di incoraggiare iniziative in un’ottica di percorso sinodale che ogni comunità è chiamata a compiere uscendo fuori dal proprio contesto di riferimento. La dotazione complessiva del Bando ammonta a 10mila euro e trova copertura grazie alle risorse messe in campo dal Cor. La quota di finanziamento per i progetti presentati da reti di oratori ammonta al limite massimo di 2mila euro. L’associazione si riserva di stanziare ulteriori risorse per il finanziamento del Bando stesso. Ogni oratorio e rete di oratori potrà partecipare ad un solo progetto. I progetti saranno valutati da un’apposita Commissione e quelli che risulteranno idonei e comprensivi della documentazione completa potranno partecipare alla selezione.

Sarà necessario indicare un oratorio capofila che svolgerà la figura di responsabile di tutte le fasi del progetto sia gestionali che di rendicontazione a conclusione. Sono rendicontabili spese inerenti a prestazioni professionali da parte di docenti o formatori. È permesso, inoltre, l’acquisto di materiali didattici, promozionali e accessori purché sia chiaramente indicata nel progetto la specifica correlazione alle attività educative e formative previste. I progetti ammessi al finanziamento dovranno essere presentati dagli oratori in un incontro organizzato dal Cor con lo scopo di far conoscere e divulgare le idee progettuali a tutti gli oratori partecipanti al bando e dare evidenza ai risultati raggiunti.

19 marzo 2024

Torna a splendere la cripta di Sant’Agnese in Agone

Un concerto dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, lunedì alle ore 19.30, saluterà i lavori di illuminotecnica della cripta della chiesa di Sant’Agnese in Agone. “Tu del ciel ministro eletto – Lo splendore barocco della Città Eterna” è il titolo dell’evento, che verrà anche proiettato anche sulla facciata realizzata dal Borromini nel Seicento. Dirige l’orchestra il maestro Boris Begelman; si esibiranno inoltre il soprano Sara Blanch e Andrea Lucchi alla tromba.

Sulla destra della cappella di sant’Agnese, dietro il pilastro sinistro dell’altare, una scala conduce nella cripta. Sulla volta e sulle pareti si vedono immagini ispirate all’apocalisse e alla vita della santa, realizzate con la tecnica della pittura catacombale. Sono state realizzate nel 1893. Da allora, almeno tre piene del Tevere le hanno danneggiate. Nel 2017, su indicazione del rettore monsignor Paolo Schiavon, è stata costituita la Commissione tecnico-scientifico-pastorale per affrontare un programma di intervento di restauro della cripta della chiesa. Il percorso di risanamento è durato otto anni e ha visto la sinergia di diverse realtà e aziende specializzate. Tra le altre cose, sono state montate lampade al plasma per la sanificazione dell’ambiente contro funghi, muffe e batteri, nonché un impianto che attraverso onde elettromagnetiche consente di modificare la polarità delle molecole di acqua. La nuova illuminazione ha puntato a valorizzare le caratteristiche spaziali, architettoniche e artistiche grazie all’utilizzo di led e installando proiettori di piccole dimensioni, senza interventi invasivi di fissaggio.

19 aprile 2024

Torna a Genzano il Villaggio Oratorio

Foto DiocesiDiRoma/Gennari

Giovani ed adolescenti degli oratori di Roma si ritroveranno ancora una volta il prossimo 30 agosto a Genzano per l’appuntamento con “Villaggio Oratorio”, l’esperienza di formazione estiva che tradizionalmente chiude l’estate degli animatori e apre in qualche modo il nuovo anno oratoriano con un percorso di crescita spirituale, teologica e metodologica, ideato, realizzato e coordinato dal Centro Oratori Romani. L’associazione romana, fondata dal venerabile Arnaldo Canepa, da quasi 80 anni offre questa opportunità a catechisti ed animatori delle parrocchie romane per favorire una formazione al servizio in oratorio insieme ad una intensa esperienza comunitaria.

«Obiettivo primario è quello di accompagnare gli animatori nella relazione con Cristo per scoprire la bellezza e l’amore per l’oratorio – spiega la vicepresidente Micaela Castro –. Già da qualche anno la scelta del Cor è stata quella di un grande “villaggio” dove tutti i ragazzi, dai preadolescenti dei primi anni di liceo ai giovani universitari, possano vivere la formazione all’interno di un progetto che preveda momenti specifici per le varie fasce di età, ma anche esperienze comuni che vedano insieme le varie componenti della comunità dell’oratorio. Questa scelta, insieme ad un intenso lavoro sui territori delle varie prefetture della diocesi di Roma negli ultimi due anni, ha consentito la realizzazione di una ampia rete di contatti e di scambio fra gli oratori delle stesse zone della città, esperienza che sta arricchendo e rinforzando la proposta oratoriana di molte comunità, creando occasioni di incontro, di cammino, di formazione e di conoscenza reciproca».

«L’idea di un Villaggio si inserisce nella dinamica di cammino comunitario che cerchiamo di portare avanti sui territori – precisa il presidente Stefano Pichierri –. Un momento centrale ed unico per tutti i ragazzi e giovani che si stanno appassionando al servizio in oratorio, per scoprire e riscoprire la loro fede in una ottica di servizio ai più piccoli. Insieme agli altri coetanei e con percorsi a loro adatti, i ragazzi rafforzano il senso di appartenenza alla Chiesa…direi che si sentono Chiesa. Si uniscono e scambiano esperienze e momenti di formazione preziosi, da riportare nelle proprie zone di provenienza. Da sempre per ciascuno di noi, un momento di grazia. Speriamo lo sia per i partecipanti anche quest’anno».

A “Villaggio Oratorio 2023”, che durerà fino al 3 settembre e si concluderà con la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo ausiliare del settore Nord monsignor Daniele Salera, seguirà una esperienza di un weekend (23 e 24 settembre a Velletri) per sacerdoti, giovani e adulti responsabili di oratorio. La proposta intende fornire formazione ma anche momenti di confronto e di progettazione guidati dalla riflessione offerta da don Paolo Asolan. Il workshop porrà al centro il discernimento spirituale come categoria-chiave della progettazione pastorale, un percorso per aiutare le comunità cristiane ad accompagnare i ragazzi nel cammino della vita e nella loro esperienza oratoriana nel nuovo anno pastorale che sta per aprirsi.

Per informazioni e iscrizioni, contattare la segreteria del Cor: tel. 06 69886406 ‐ fax 06 92912662 – email: cor@diocesidiroma.it

28 agosto 2023

Titolo di San Marco per il cardinale vicario

Di San Marco al Campidoglio il cardinale De Donatis è stato parroco dal 2003 al 2015. Il Papa, nel Concistoro del 28 giugno, gli ha assegnato come “titolo” proprio quello legato alla basilica di piazza Venezia, la chiesa nazionale dei veneti residenti a Roma.

Tiene una riflessione sulla “Gaudete et exsultate”

Alla Domus Romana Sacerdotali tiene una riflessione sull’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” in occasione dell’incontro annuale della famiglia dei Padri Mauri.

Tiene la catechesi di Avvento alla XXXV prefettura nella parrocchia San Pio X

Tiene la catechesi di Avvento alla XXXV prefettura nella parrocchia San Pio X

Tiene il ritiro spirituale a Sant’Agnese in Agone per i soci dell’Unione cristiana imprenditori e dirigenti

Tiene il ritiro spirituale nella rettoria di Sant’Agnese in Agone per i soci dell’Unione cristiana imprenditori e dirigenti.

The World Meeting of Families Rome postponed to 2022

As stated by the Vatican Press Office’s Bulletin published April 10th 2020, “Due to the current health situation and its consequences for the movement and gathering of young people and families, the Holy Father, along with the Dicastery for the Laity, Family and Life, has decided to postpone by one year the next World Meeting of Families, scheduled to take place in June 2021”. Similarly World Youth Day has also been postponed. 

The families will meet in Rome in June of 2022, rather than 2021. Cardinal Kevin Joseph Farrell, Prefect of the Dicastery for Laity, Family and Life, goes into detail to explain the reasons for the postponement in a Q&A interview with Vatican News:

A. – The situation of the world today has changed radically. The World Meeting of Families had been scheduled for June of next year, and World Youth Day for 2022. However these two events are international events, and require ample time for preparation. The organizational, logistical, and economic aspects of planning such events and the fact that we don’t know what the situation of the world will be as this pandemia comes to an end, were important factors in the decision to postpone the events. Other than taking into account the current economic situation of families, it wouldn’t be prudent even from a health standpoint to gather thousands of people from various parts of the world together here in Rome next year. Therefore the Holy Father and we here at the Dicastery, after consulting with the Vicariate of Rome and with our contacts in Portugal, have decided that it would be best to wait a year before we start the preparations for these international events. The gathering for families will take place in Rome in 2022, and that for youth will take place in Lisbon in 2023. But we are worried for what the future might hold. We do wish that things might start to be normal again so we can go back to our daily routines, however this is not realistic. Many people are of the opinion that we will need at least two or three years before we can start to live normally again.

Q. – International gatherings of this kind can easily gather thousands of people from different countries. But we don’t know yet what the future might hold: how do you plan to take action?

A. – Most dioceses throughout the world organize events within their own nations and they hold meetings for families and for youth. We continue in our daily work to sustain bishops as they promote family life within their own diocese and as they work with young people. We do hope to be able to continue to have international gatherings, but for now it’s not realistic to think that people might travel again for at least the next two years. In any case, we don’t just organize international events, that’s not actually our main line of work. We still have our day to day work which consists in promoting family living and christian living for young people.

Q. – The lockdown in many countries of the world has given as an opportunity to think about what is essential and it has put family living at the center of our lives. What kind of teaching can we gather from this kind of situation?

A. – The Pope in his daily Mass has been giving an important message to everyone around the world: family is at the center of our lives, and has a lot to teach us. Having to live each day during this time so close together in family can teach us how to live in an altruistic manner. The situation that we have been through could be considered an opportunity that the Lord has given us in order to learn how to leave behind egotistic lifestyles, and to learn to see in each person a brother or a sister. One thing we learned is that family is a place where we can learn to know each other, because there are so many things in the daily life of each one of us that at times we lack to see the needs of those who are around us, because we are taken in by ourselves. So it has become an opportunity to be less egotistic and more caring.

The image symbolizing the event painted by Father Rupnik

The official image of the 10th World Meeting of Families, which will take place in Rome from June 22-26, 2022, was painted by Father Marko Ivan Rupnik – artist, theologian and director of the Aletti Center. The painting, realized using predominantly warm colors, measures, 80cmx80cm and was painted using vinyl paint on plaster mounted on wood. The title of the work is: “This mystery is great”.

The background of the image is the episode of the Wedding at Cana in Galilee. On the left, the bride and groom appear covered by a veil. The servant pouring the wine has the face with the features of St. Paul, according to the ancient Christian iconography. It is he who removes the veil with his hand and, referring to the wedding, exclaims: «This is a great mystery, but I speak in reference to Christ and the church! » (Eph 5:32). The image thus reveals how the sacramental love between man and woman is a reflection of the indissoluble love and unity between Christ and the Church: Jesus sheds His blood for her. «At Cana» explains Father Rupnik, «in transforming water into wine, the horizons of the sacrament are revealed, that is, of the passage from wine to the blood of Christ». «Paul is in fact pouring out the same blood that the Bride collects in the chalice».

Father Rupnik goes underlining «I hope that through this small image we can understand that for us Christians, the family is the expression of the Sacrament» of marriage and «this totally changes its meaning, because a sacrament always implies transformation». In fact, in Christian marriages the love of the spouses is transformed, because it is made to share in the love that Christ has for the Church. In this sense, marriage has an ecclesial dimension and is inseparable from the Church.

The videos with the author’s catechesis and explanations (subtitled in 5 languages) are published on the
YouTube page of the diocese of Rome.

Testimoni di speranza, il cineforum di Santa Maria degli Angeli

«Non abbiamo bisogno di maestri ma di testimoni». È un’affermazione importante di Papa Paolo VI da cui deriva il senso di “Testimoni di luce e di speranza”, il cineforum quaresimale che si terrà presso l’Auditorium della parrocchia di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma. I cinque film della rassegna, a cura del regista Alberto di Giglio e del parroco don Pietro Guerini, ripercorreranno alcuni sentieri di quei “testimoni” della fede che hanno reso bello il cammino della Chiesa.

A cominciare dallo straordinario “Therese” di Alain Cavalier (23 febbraio), vincitore del Premio della giuria al 39º Festival di Cannes. Il film del 1986, capolavoro di luci e di messinscena, è dedicato a Teresa di Lisieux, la piccola Teresa morta giovanissima e grande Dottore della Chiesa. “Vita per vita” (1 marzo), del regista polacco Kristof Zanussi, racconta la parabola tragica e meravigliosa del francescano dell’immacolata padre Massimiliano Kolbe, che offre la sua vita per salvarne un’altra nell’inferno di Auschwitz. Il film del 1991 ci mostra come la fede renda capaci di gesti eroici maturati dalle convinzioni forti e semplici del quotidiano. Benedetta della Croce (Edith Stein) è la protagonista de “La settima stanza” (8 marzo) di Marta Meszaros. La pellicola del 1995, interpretata dalla bravissima Maia Morgenstern, narra la vicenda della suora tedesca di origini ebree convertita al cattolicesimo, discepola di Edmund Husserl e della sua “fenomenologia”, approccio filosofico che coglie l’essenza del mondo con ritrovata capacità di stupore.

Si prosegue con “Francesco di Assisi” (22 marzo): dei tre film realizzati da Liliana Cavani su san Francesco, è quello che più spicca non solo per valori estetici, a partire dall’ottima interpretazione dell’attore francese Lou Castel, ma anche per il significato socio culturale che assunse nella sua epoca (1966). A chiudere la rassegna (29 marzo) sono i Monaci Certosini de “Il grande silenzio” di Philippe Groning, che nel 2005 realizzò questo intenso e poetico docu-film in totale immersione in quella vita contemplativa che è provocazione della fede alla nostra modernità chiassosa e nevrotica.

L’inizio delle proiezioni è fissato alle ore 19 presso l’auditorium della basilica con ingresso in Via Cernaia, 9. Qui, al termine di ogni film, verrà offerta dalla Parrocchia ai partecipanti una zuppa in spirito di condivisione evangelica e quaresimale.

20 febbraio 2024

Terzo giorno dei Novendiali, la Messa della Chiesa di Roma. L’omelia integrale del cardinale Reina

Di seguito l’omelia pronunciata dal cardinale vicario Baldassare Reina nella Messa della Chiesa di Roma, presieduta oggi pomeriggio, terzo giorno dei Novendiali, nella basilica di San Pietro

La mia esile voce è qui oggi a esprimere la preghiera e il dolore di una porzione di Chiesa, quella di Roma, gravida della responsabilità che la storia le ha assegnato.

In questi giorni Roma è un popolo che piange il suo vescovo, un popolo insieme ad altri popoli che si sono messi in fila, trovando uno spazio tra i luoghi della città per piangere e pregare, come pecore senza pastore.

Pecore senza pastore: una metafora che ci permette di ricomporre i sentimenti di questi giorni, e di attraversare la profondità dell’immagine che abbiamo ricevuto dal Vangelo di Giovanni, il chicco di grano che deve morire per dare frutto. Una parabola che racconta l’amore del pastore per il suo gregge.

In questo tempo, mentre il mondo brucia, e pochi hanno il coraggio di proclamare il Vangelo traducendolo in visione di futuro possibile e concreto, l’umanità appare come pecore senza pastore. Questa immagine esce dalla bocca di Gesù poggiando lo sguardo sulle folle che lo seguivano.

Attorno a Lui ci sono gli apostoli che gli riferiscono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Le parole, i gesti, le azioni apprese dal Maestro, l’annuncio del regno del Dio veniente, la necessità del cambiamento di vita, uniti a segni capaci di dare carne alle parole: una carezza, una mano tesa, discorsi disarmati, senza giudizi, liberatori, non timorosi del contatto con l’impurità. Nel compiere questo servizio, necessario a risvegliare la fede, a suscitare speranza che il male presente nel mondo non avrebbe avuto l’ultima parola, che la vita è più forte della morte, non avevano avuto neanche il tempo di mangiare.

Gesù ne avverte il peso, e questo ci conforta ora.

Gesù il vero pastore della storia che ha bisogno della sua salvezza, conosce il peso che grava su ognuno di noi nel continuare la sua missione, soprattutto mentre ci troveremo a cercare il primo dei suoi pastori sulla terra.

Come al tempo dei primi discepoli, ci sono risultati e anche fallimenti, stanchezza e timore. La portata è immensa, e si insinuano le tentazioni che velano l’unica cosa che conta: desiderare, cercare, operare in attesa di «un nuovo cielo e di una nuova terra».

E non può essere, questo, il tempo di equilibrismi, tattiche, prudenze, il tempo che asseconda l’istinto di tornare indietro, o peggio, di rivalse e di alleanze di potere, ma serve una disposizione radicale a entrare nel sogno di Dio affidato alle nostre povere mani.

Mi colpisce in questo momento quanto l’Apocalisse ci dice: «Io, Giovanni, vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo».

Un nuovo cielo, una nuova terra, una nuova Gerusalemme.

Di fronte all’annuncio di questa novità non potremmo accondiscendere a quella pigrizia mentale e spirituale che ci lega alle forme dell’esperienza di Dio e di pratiche ecclesiali conosciute nel passato e che desideriamo debbano ripetersi all’infinito, soggiogati dalla paura delle perdite connesse ai cambiamenti necessari.

Penso ai molteplici processi di riforma della vita della Chiesa avviati da papa Francesco, e che sconfinano oltre le appartenenze religiose. La gente gli ha riconosciuto di essere stato un pastore universale e la barca di Pietro ha bisogno di questa navigazione larga che sconfina e sorprende.

Questa gente porta nel cuore inquietudine e mi pare di scorgervi una domanda: che ne sarà dei processi avviati?

Nostro dovere dovrebbe essere discernere e ordinare quello che è incominciato, alla luce di quanto la nostra missione ci richiede, nella direzione di un nuovo cielo e di una nuova terra, adornando la Sposa per lo Sposo. Mentre potremmo cercare di vestire la Sposa secondo convenienze mondane, guidati da pretese ideologiche che lacerano l’unità delle vesti di Cristo.

Cercare un pastore, oggi, significa soprattutto cercare una guida che sappia gestire la paura delle perdite di fronte alle esigenze del Vangelo.

Cercare un pastore che abbia lo sguardo di Gesù, epifania dell’umanità di Dio in un mondo che ha tratti disumani.

Cercare un pastore che confermi che dobbiamo camminare insieme, componendo ministeri e carismi: siamo popolo di Dio costituito per annunciare il Vangelo.

Gesù guardando la gente che lo segue, sente vibrare dentro di sé compassione: vede donne, uomini, bambini, vecchi e giovani, poveri e malati, e nessuno che si prenda cura di loro, che possa sfamare la fame dai morsi della vita che si è fatta dura, e la fame della Parola. Lui, di fronte a quelle persone, sente di essere il loro Pane che non delude, la loro acqua che disseta senza fine, il balsamo che cura le loro ferite.

Prova la stessa compassione di Mosè che alla fine dei suoi giorni, dall’alto del monte di Abarim, di fronte alla Terra che non potrà solcare, guardando la moltitudine che aveva guidato, prega il Signore che quel popolo non si riduca a essere un gregge senza pastore, un popolo che non può trattenere con sé, un popolo che deve andare avanti.

Quella preghiera ora è la nostra preghiera, quella di tutta la Chiesa e di tutte le donne e gli uomini che domandano di essere guidati e sostenuti nella fatica della vita, tra dubbi e contraddizioni, orfani di una parola che orienti tra canti di sirene che lusingano gli istinti di autoredenzione, che spezzi le solitudini, raccolga gli scarti, che non si arrenda alla prepotenza, e abbia il coraggio di non piegare il Vangelo ai tragici compromessi della paura, alla complicità con logiche mondane, ad alleanze cieche e sorde ai segni dello Spirito Santo.

La compassione di Gesù è quella dei profeti che manifestano la sofferenza di Dio nel vedere il popolo disperso e abusato dai cattivi pastori, dai mercenari che si servono del gregge, e che fuggono quando vedono arrivare il lupo. Ai cattivi pastori non gliene importa nulla delle pecore, le abbandonano nel pericolo, e per questo saranno rapite e disperse.

Mentre il pastore buono offre la vita per le sue pecore.

Di questa disposizione radicale del pastore parla la pagina del Vangelo di Giovanni proclamato in questa liturgia eucaristica, e che ci presenta la testimonianza di come Gesù riesce a vedere oltre la morte, quando sarebbe venuta l’ora che avrebbe glorificato la sua missione. L’ora della morte in croce che manifesta l’amore incondizionato per tutti.

«Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo». Il chicco di grano che ha cercato la terra con l’ incarnazione del Verbo, caduto per rialzare chi cade, venuto a cercare chi si è perduto.

La sua morte è una semina che ci lascia sospesi a quell’ora, in cui il seme non si vede più, avvolto dalla terra che lo nasconde facendoci temere che sia stato sprecato. Una sospensione che ci potrebbe angosciare, ma che può diventare soglia della speranza, fessura nel dubbio, luce nella notte, giardino di Pasqua.

La fecondità promessa appartiene alla disposizione alla morte; divenire frumento masticato, ostaggio dell’infedeltà e dell’ingratitudine a cui Gesù, il buon pastore che offre la vita per le sue pecore, risponde con il perdono richiesto al Padre, mentre muore abbandonato dai suoi amici.

Il pastore buono semina con la propria morte, perdonando i nemici, preferendo la loro salvezza, la salvezza di tutti, alla propria.

Se vogliamo essere fedeli al Signore, al chicco di grano caduto in terra, dobbiamo farlo seminando con la nostra vita.

E come non possiamo ricordare il Salmo: «chi semina nel pianto mieterà nella gioia»!

Ci sono tempi come il nostro in cui, come l’agricoltore a cui fa riferimento il salmista, seminare diventa un gesto estremo, mosso dalla radicalità di un atto di fede.

È tempo di carestia, il seme gettato sulla terra è quello sottratto all’ultima scorta senza la quale si muore. Il contadino piange perché sa che questo ultimo atto gli sta chiedendo di mettere a rischio la vita.

Ma Dio non abbandona il suo popolo, non lascia soli i suoi pastori, non permetterà come per il Figlio che Egli sia abbandonato nel sepolcro, nella tomba della terra.

La nostra fede custodisce la promessa di una mietitura gioiosa ma che dovrà passare dalla morte del seme che è la nostra vita.

Quel gesto estremo, totale, estenuante, del seminatore mi ha fatto ripensare al giorno di Pasqua di papa Francesco, a quel riversarsi senza risparmio nella benedizione e nell’abbraccio al suo popolo, il giorno prima di morire. Ultimo atto del suo seminare senza risparmio l’annuncio delle misericordie di Dio.

Grazie papa Francesco.

Maria, la Vergine santa che noi, a Roma, veneriamo Salus populi romani, che affianca e veglia ora le sue spoglie mortali, accolga la sua anima e ci protegga nel seguitare la sua missione. Amen

Baldassare Card. Reina
(Vicario Generale per la Diocesi di Roma)

28 aprile 2025

Terza meditazione quaresimale: Salmo 103

Articoli recenti