Celebra la Messa senza la presenza di fedeli al Santuario del Divino Amore.
«Anche in mezzo all’epidemia possiamo vivere una vita eucaristica fatta di gratitudine al Padre e servizio al prossimo»
«Coraggio: riscopriamo la preghiera nel segreto della camera, la meditazione orante della Scrittura (che cancella i peccati veniali), la comunione spirituale, l’esame di coscienza fatto bene e a lungo in attesa di poter ricevere nuovamente l’assoluzione. E soprattutto preghiamo con l’orazione ufficiale della Chiesa che è la liturgia delle Ore. In questo momento, tutti noi battezzati siamo il popolo sacerdotale che intercede per il mondo e che sparge su di esso a piene mani l’acqua dissetante del Consolatore». Nella Messa celebrata questa mattina alla Conferenza episcopale italiana – naturalmente senza la presenza di fedeli – e trasmessa in diretta su Rai Uno, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha ricordato il momento difficile che stiamo vivendo, ma ha esortato al «coraggio».
«In questo tempo tribolato, in cui è anche difficile andare nelle nostre chiese di mattoni e non possiamo accostarci ai sacramenti – ha sottolineato infatti –, possiamo riscoprire come tutta l’esistenza del cristiano sia canale della grazia: Dio non è impotente… è ridicolo pensare che un virus possa impedirgli di consolare i suoi figli amati, di parlargli, di irrobustirli nella prova». E ancora: «Anche in mezzo all’epidemia possiamo vivere una vita eucaristica fatta di gratitudine al Padre e servizio al prossimo».
«Il cristiano, ogni battezzato – ha detto ancora il vicario commentando il Vangelo della samaritana – non è più un mendicante di felicità; un affamato che va in giro frugando nei rifiuti. Egli stesso è un pozzo, una sorgente inesauribile di Vita. Dio ha messo in ciascuno dei suoi figli tutto quello che serve per vivere e amarlo. Carissimi, non Gerusalemme o il monte Garizim, ma io – e i miei fratelli – siamo il tempio di Dio sulla terra».
Infine ha invitato a recitare il Rosario.
Leggi il testo integrale dell’omelia
15 marzo 2020
Celebra la Messa nella sede della Cei trasmessa in diretta su Rai Uno
Celebra la Messa nella sede della Cei trasmessa in diretta su Rai Uno.
Celebra la Messa senza la presenza di fedeli al Santuario del Divino Amore
Celebra la Messa senza la presenza di fedeli al Santuario del Divino Amore.
Celebra la Messa senza la presenza di fedeli al Santuario del Divino Amore
Celebra la Messa senza la presenza di fedeli al Santuario del Divino Amore
E’ tornato alla casa del Padre Zefirino, papà di don Marco Valenti
E’ tornato alla casa del Padre
Zefirino,
papà di don Marco Valenti
(parroco di San Saturnino)
sarà sepolto domani sabato 14 marzo
alle ore 16
nel cimitero di Cantalupo in Sabina.
13 marzo 2020
Decreto del cardinale vicario Angelo De Donatis del 13 marzo 2020
In relazione al Decreto Prot. n. 468/20, da me emanato ieri, 12 marzo 2020, si rende opportuno precisare e – nella misura del necessario modificare – quanto esposto nel n. 1 della parte dispositiva del medesimo.
La Chiesa di Roma, in piena comunione con il suo Vescovo, Supremo Pastore della Chiesa Universale, è consapevole del significato simbolico della decisione presa col predetto Decreto. L’infezione da Coronavirus si sta diffondendo in maniera esponenziale: in pochissimi giorni il numero dei contagiati è raddoppiato, e di questo passo non è difficile prevedere che in pochissimo tempo raggiunga l’ordine delle decine di migliaia di persone solo in Italia. È evidente il rischio di collasso delle strutture sanitarie, già ventilato da molti, soprattutto per la sproporzione tra le risorse di terapia intensiva disponibili e il crescente numero di malati. Potrebbe essere coinvolto un numero ancor più elevato di persone, soprattutto anziani e soggetti vulnerabili. Possiamo arginare questa tragica eventualità solo applicando misure per frenare il contagio e permettendo al SSN di riorganizzarsi. Gli italiani crescono nella consapevolezza che dietro l’invito di non uscire di casa c’è un’esigenza improcrastinabile di tutelare il bene comune.
Tuttavia, ogni provvedimento cautelare ecclesiale deve tener conto non soltanto del bene comune della società civile, ma anche di quel bene unico e prezioso che è la fede, soprattutto quella dei più piccoli.
Il Decreto Prot. N. 468/20 viene pertanto modificato, ponendo in capo ai sacerdoti e a tutti i fedeli la responsabilità ultima dell’ingresso nei luoghi di culto, in modo tale da non esporre ad alcun pericolo di contagio la popolazione e nel contempo evitare il segno dell’interdizione fisica dell’accesso al luogo di culto attraverso la chiusura del medesimo, la quale potrebbe creare disorientamento e maggior senso di insicurezza.
In particolare
SI DISPONE
Che il n. 1 del Decreto prot. 468/20 del 12 marzo u.s. venga così modificato:
1. Si esortano i fedeli, fino a venerdì 3 aprile p. v. ad attenersi con matura coscienza e con senso di responsabilità alle direttive dei Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri di questi ultimi giorni, in particolare quelle del c.d. Decreto “#Io resto a casa#”. In conseguenza di questo sopra esposto, i fedeli sono dispensati dall’obbligo di soddisfare al precetto festivo (cf. cann. 1246-1248 C.I.C.). Rimangono chiuse all’accesso del pubblico le chiese non parrocchiali e più in generale gli edifici di culto di qualunque genere (cf. can. 1214 ss. C.I.C.); restano invece aperte le chiese parrocchiali e quelle che sono sedi di missioni con cura d’anime ed equiparate. Restano altresì accessibili gli oratori di comunità stabilmente costituite (religiose, monastiche, ecc. cf. can. 1223 C.I.C.), limitatamente alle medesime collettività che abitualmente ne usufruiscono in quanto in loco residenti e conviventi, con interdizione all’accesso dei fedeli che non sono membri stabili delle predette comunità.
La comunione ecclesiale che ci lega continuerà a sostenerci nel nostro sforzo quotidiano di reagire all’emergenza con rapidità, efficacia e autentico spirito di fede.
Vi benedico. Madonna del Divino Amore prega per noi!
Dato in Roma, alla sede del Vicariato nel Palazzo Apostolico Lateranense, il giorno 13 marzo A.D. 2020.
13 marzo 2020
Gli auguri della diocesi a Papa Francesco nell’anniversario della sua elezione
Santità,
in occasione del settimo anniversario della Sua elezione come Vescovo di Roma, tutta la sua comunità diocesana loda e benedice il Signore per il dono del Suo ministero come successore di Pietro.
Nell’esprimerLe la nostra gratitudine per gli insegnamenti, per la testimonianza di vita evangelica e per la paternità spirituale con cui guida il Santo popolo fedele di Dio a Lei affidato, Le assicuriamo la nostra filiale preghiera, per la Sua persona e per le Sue intenzioni.
In questo tempo di prova, dalle case della nostra città, più che mai Chiese domestiche, sale a Dio la nostra supplica per intercessione della Vergine Maria, Madonna del Divino Amore.
La Sua comunità diocesana
13 marzo 2020
Lettera del cardinale De Donatis ai fedeli della diocesi di Roma
Roma, 13 marzo 2020
Siamo tribolati, ma non schiacciati;
siamo sconvolti, ma non disperati (2 Cor 4,8).
Con una decisione senza precedenti, consultato il nostro Vescovo Papa Francesco, abbiamo pubblicato ieri, 12 marzo, il decreto che fissa la chiusura per tre settimane delle nostre chiese.
Non ci ha spinto una paura irrazionale o, peggio, un pragmatismo privo di speranza evangelica, ma l’obbedienza alla volontà di Dio. Questa volontà si è manifestata attraverso la realtà del momento storico che stiamo vivendo. È l’obbedienza alla vita che è forse il modo più esigente con cui il Signore ci chiede di obbedirgli.
Il contagio da coronavirus si sta diffondendo in maniera esponenziale. In pochissimi giorni il numero degli infetti raddoppia e di questo passo non è difficile prevedere che in due mesi raggiunga l’ordine di decine di migliaia di persone solo in Italia. È evidente il rischio di collasso delle strutture sanitarie, già ventilato da molti, soprattutto per la sproporzione tra le risorse di terapia intensiva disponibili e il crescente numero di malati. Potrebbe perdere la vita un numero elevato di persone, soprattutto anziani e soggetti vulnerabili. Possiamo arginare questa tragica eventualità solo applicando misure per frenare il contagio e permettendo al Servizio Sanitario Nazionale di riorganizzarsi. Gli italiani crescono nella consapevolezza che dietro all’invito di non uscire di casa c’è un’esigenza improcrastinabile di curare il bene comune. È questa la realtà che stiamo vivendo in questi giorni.
Cosa ci chiede il Signore? Qual è la sua volontà, quella a cui siamo tenuti ad obbedire? Fare del nostro meglio e dare il nostro contributo per la salute di ognuno. Stringersi gli uni agli altri non fisicamente, ma con la solidarietà reciproca, perché gli anziani e i malati, che in questo momento sono i “piccoli” che Gesù mette al centro, possano percepire che c’è una società intera, Chiesa compresa, che non si rassegna alla loro morte. Di fronte a questo l’esigenza spirituale del popolo di Dio di radunarsi per celebrare l’Eucarestia diventa per noi cristiani oggetto di una rinuncia dolorosa. Rimane l’esigenza spirituale della cura per i nostri fratelli. Purtroppo, recarsi in chiesa non è differente dall’andare in altri luoghi: è a rischio di contagio.
Sappiamo bene che questo ci turba ma non ci sconvolge. Il tempio è la Chiesa, Corpo del Cristo risorto e lo Spirito di Dio è presente “dove due o tre sono riuniti nel Suo nome”. “Adorare il Padre in spirito e verità”, offrirgli il sacrificio della nostra vita, è il nostro culto spirituale, indipendentemente dal luogo in cui preghiamo. In questi pochi giorni è stato edificante constatare come i cristiani di Roma sappiano inventare mille modi per rimanere in contatto, sostenersi reciprocamente, annunciare la Parola di Dio, celebrare l’Eucarestia a distanza… La Chiesa è un corpo vivo.
Un ulteriore confronto con Papa Francesco, questa mattina, ci ha spinto però a prendere in considerazione un’altra esigenza: la chiusura di tutte le nostre chiese può suscitare disorientamento e confusione. Il rischio per le persone è di sentirsi ancora di più isolate. Di qui il nuovo decreto che vi viene inviato con questa lettera e che contiene l’indicazione di lasciare aperte le sole chiese parrocchiali e quelle che sono sedi di missioni con cura d’anime ed equiparate.
Cari sacerdoti, ci affidiamo al vostro saggio discernimento. Siate vicinissimi al popolo di Dio, fate sentire ciascuno amato e accompagnato, aiutate tutti a percepire che la Chiesa non chiude le porte a nessuno, ma che si preoccupa che nessun “piccolo” rischi la vita o venga dimenticato. Portate pure, con tutte le precauzioni necessarie, il conforto dei sacramenti agli ammalati, assicurate l’aiuto per le necessità ai poveri e a chi non ha nessuno su cui contare, evitate tutte quelle situazioni di contatto tra le persone che possano creare pericolo per la salute.
La preghiera in famiglia, tradizione dei nostri genitori e dei nostri nonni, venga recuperata e incrementata, attraverso anche i sussidi dell’ufficio liturgico e le iniziative sui social (#iopregoacasa#).
Affidiamoci ancora una volta all’intercessione della Madonna del Divino Amore. Preghiamo per il nostro Vescovo, Papa Francesco, nell’anniversario della sua elezione. Chiediamo per lui, come sette anni fa quando si affacciò dal balcone, la benedizione di Dio.
Con affetto e gratitudine
Angelo Card. De Donatis
Vicario Generale di Sua Santità
per la Diocesi di Roma
13 marzo 2020