Prosegue il pellegrinaggio in Russia. I racconti dei partecipanti

Foto di Filippo Passantino

«Un viaggio storico». Non ha dubbi padre Germano Marani, docente al Russicum, nel definire così il pellegrinaggio che i sacerdoti romani, con il cardinale vicario Angelo De Donatis e numerosi vescovi, stanno compiendo in Russia. Padre Marani, insieme a Michelina Tenace della Pontificia Università Gregoriana, è una delle due guide durante il percorso tra Mosca e dintorni, organizzato dall’Opera romana pellegrinaggi.

«Credo che per tutti noi sia un grandissimo dono, un dono pasquale – osserva il cardinale De Donatis -; stiamo godendo della Luce della Resurrezione soprattutto negli incontri che stiamo avendo con questa Chiesa, con questi confratelli, con i monaci. Quello che ci meraviglia è un’accoglienza straordinaria, un’accoglienza che ci sta facendo sentire a casa. La frase che più volta abbiamo sentito è: “Ritornate, perché questa è casa vostra”»

Il pellegrinaggio in Russia è iniziato 29 aprile e si concluderà il 3 maggio. «Sta andando tutto molto bene», commenta con padre Marani, che racconta le visite dei giorni appena trascorsi. «Il primo giorno, dopo la Messa nella cattedrale, abbiamo visitato il Cremlino, con le sue cattedrali, mentre nel pomeriggio abbiamo continuato la visita della città, con la Piazza Rossa e la cattedrale di San Basilio. Tutto è abbastanza coperto da impalcature, perché la città si sta preparando alla festa del 9 maggio, che è la Festa della Vittoria, riferita alla seconda guerra mondiale». Mercoledì, prosegue il sacerdote, «abbiamo visitato la cattedrale di Cristo Salvatore; siamo saliti anche sul tetto e suonato la campana più grande che c’è lì. È stato molto divertente! Poi siamo stati nel monastero dedicato alla presentazione di Gesù al Tempio; la comunità dei monaci ci ha accolto molto bene. Davvero un’accoglienza straordinaria».

Abbiamo raggiunto padre Marani al telefono mentre si trova in Russia. Qualche altro sacerdote partecipante affida invece ai social network le sue impressioni su questo pellegrinaggio. Come monsignor Andrea Lonardo, direttore del Servizio diocesano per la cultura e l’università, che racconta l’incontro con padre Alexey Uminsky. «Permette di capire da solo i drammatici settant’anni che videro i comunisti al potere nel periodo sovietico», scrive, e poi riporta le parole del sacerdote russo: «Avere un Vangelo in periodo sovietico era impossibile. Lo lessi solo alla fine degli anni ’70. Allora nell’Unione Sovietica esistevano solo i Vangeli portati di nascosto dai cattolici. Io ebbi il Vangelo solo per una notte. Poi dovetti restituirlo. Ma quello che ho potuto leggere in quella notte, lo lessi. Quella notte pensai che un libro così l’uomo non può pensarlo da solo, perché è scritto contro ciò che è confortevole per l’uomo. Se l’avesse scritto un uomo lo avrebbe scritto più comodo, più facile».

2 maggio 2019