Salute, quel divario che esclude

«Un servizio sanitario gratuito, che assicuri un buon servizio accessibile a tutti. Non bisogna perdere questo bene prezioso. Bisogna mantenerlo! E per questo occorre impegnarsi tutti, perché serve a tutti e chiede il contributo di tutti». Le parole pronunciate da Papa Francesco nell’Angelus di domenica scorsa dal Policlinico Gemelli introducono il rapporto “Salute e fragilità sociale in tempo di pandemia: un punto di vista”, curato dall’Area sanitaria e dall’Area studi e comunicazione della Caritas di Roma. Sintetizzano bene l’analisi offerta nel volume sulla sanità nazionale e regionale durante la pandemia, nell’ottica di coloro che sono ai margini dal Servizio sanitario nazionale.

Presentato venerdì pomeriggio, 16 luglio, nel salone della Cittadella della carità, il rapporto nella prima parte descrive il lavoro fatto nei 206 centri di ascolto coordinati dalla diocesi, che durante la pandemia hanno promosso 137 punti di distribuzione, 13 centri di stoccaggio per alimenti e potenziato il servizio dei 5 Empori della solidarietà, sostenendo 48.083 persone. La seconda parte invece mette in luce le disuguaglianze amplificate dal Covid-19. Migliaia di persone a Roma vivono in condizioni di grave marginalità e precarietà assoluta. I senza dimora, il cui censimento è fermo al 2015, sono 8mila e in pieno lockdown sono “scomparsi” dai decreti nazionali e regionali. Per i tanti privi di tessera sanitaria, di medico di base, di domicilio, è stato impossibile fare il tampone, il che ha reso più difficile l’accoglienza in sicurezza.

«Non da tutti gli attori pubblici e del privato sociale è stata compresa o accolta la proposta di istituire strutture ponte – si legge nel volume -. L’obiezione più frequentemente esplicitata si riferiva al fatto che, non essendo i centri di accoglienza a bassa soglia delle strutture chiuse, non avrebbe avuto senso isolare chi, a termine del periodo, sarebbe potuto uscire durante il giorno dal centro senza problemi. Tale obiezione non teneva conto né della grande fragilità degli ospiti già presenti nelle strutture né della portata, in termini di sanità pubblica, dell’innesco di possibili focolai all’interno di tali contesti». Il 60% delle strutture si è visto costretto a trovare soluzioni “fai da te” per la gestione dei contagiati. A maggio 2020, solo il 21% delle strutture aveva potuto beneficiare di una “soluzione istituzionale” mentre il 72% aveva dovuto risolvere il problema in autonomia.

«Disparità enormi» si sono verificate anche per accedere alla campagna vaccinale. «In una situazione complessa come quella della pandemia – prosegue il rapporto – chi si è impegnato, per lavoro o volontariato, nell’ambito sanitario in contesti già di per sé complessi, come quelli della marginalità sociale, ha potuto toccare con mano come, per tutelare i diritti di ogni persona, non siano sufficienti le iniziative di singole persone o singole associazioni e neanche del terzo settore in rete senza il supporto pubblico istituzionale. Si devono promuovere politiche a tutela di diritti già riconosciuti, mettendo in atto quella forma di carità che non è semplicemente rivolta a singole persone ma che si trasforma in carità sociale e politica, a tutela del bene comune». Per non lasciare solo nessuno, il Poliambulatorio della Caritas diocesana, anche in pieno lockdown (10 marzo-17 maggio 2020), ha seguito 436 persone ed effettuato 1.500 interventi di triage a beneficio di senza dimora.

Riconoscendo le potenzialità di un sistema capace di «mettersi in gioco rapidamente», l’organismo diocesano auspica maggiore disponibilità, qualità, servizi fruibili per tutti in egual modo. «Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – si legge ancora -, con i provvedimenti che ne seguiranno, può essere una straordinaria occasione di cambiamento proprio alla luce di quanto abbiamo vissuto con la pandemia, che ha svelato gli errori fatti in termini di programmazione sanitaria, di priorità organizzative, di allocazione delle risorse e, in definitiva, di carenza di governance territoriale e nazionale».

di Roberta Pumpo da Roma Sette

19 luglio 2021