San Giuseppe dei Falegnami, ad un anno dal crollo le speranze, i lavori, il restauro – Testimonianza di S.E. Mons. Daniele Libanori

RETTORIA DI S. GIUSEPPE DEI FALEGNAMI

Stanno procedendo rapidamente i lavori per il ripristino del tetto della Chiesa di S. Giuseppe dei Falegnami al Foro Romano. Poi sarà la volta del cassettonato, di cui si spera di poter inaugurare il restauro durante il periodo natalizio.

Alle 14.59 del 30 agosto scorso un boato e una nuvola di polvere hanno sconvolto la quiete estiva. I turisti in visita al carcere mamertino e i pochi presenti sulla piazzetta sono fuggiti urlando verso l’angolo più lontano. La chiesa era chiusa e io stavo riposando, essendo rientrato più tardi del solito dall’ufficio. Il tonfo improvviso, una leggera scossa, le grida e la nuvola di polvere mi portavano a pensare a un attentato al Campidoglio: erano giorni in cui l’allarme era più vivo di quanto non sia ora. Ma il suono insistito del campanello e il grido di un vigile urbano che invitava ad uscire perché era crollata la Chiesa mi ha subito restituito il quadro di ciò che era accaduto. Sono uscito immediatamente; l’aria era densa di polvere. Uno sguardo, poi sono rientrato andando alla Chiesa per vedere come recuperare il Santissimo. Il portone che dall’oratorio dà sulla Chiesa era sbarrato dalle travi crollate. Mi sono diretto alla Sagrestia e di là al presbiterio, che era stato risparmiato dal crollo. Ho preso la pisside e l’ho portata in casa, poi sono uscito di nuovo. Non ho guardato l’orologio, ma non era passato un quarto d’ora e nella piazzetta antistante il Carcere Mamertino c’era il mondo intero: il Soprintendente dott. Prosperetti, la Soprintendente per il Foro Romano, i Vigili Urbani, la Polizia Capitolina, i Pompieri, la Polizia e i Carabinieri. Un apparato imponente e immediatamente operativo con un’efficienza da manuale. Dopo qualche minuto è arrivato Mons. Ruzza con don Pier Luigi Stolfi. Confesso che sono stato stupito di un simile spiegamento di forze, tanto più che non c’erano state vittime. Ma questo potevo saperlo solo io. E probabilmente non avevo ancora realizzato la gravità di ciò che era accaduto. Attorno a me vedevo affaccendarsi persone che, ciascuna secondo la sua competenza, si muoveva con rapidità e precisione; i tecnici si confrontavano per le prime valutazioni.

Sono seguiti sopralluoghi e indagini scientifiche per comprendere le cause del disastro.

Poi l’inizio dei lavori di sgombero: un’impresa da manuale. Le macerie sono state rimosse a mano per recuperare tutti i pezzi del prezioso controsoffitto ora in fase di restauro. Grazie alla cura meticolosa di quella raccolta si può contare su oltre il 90 per cento della vecchia struttura, che potrà essere ricollocata. Poi la rimozione delle macerie mantenendo ciascuna delle travi nella posizione di caduta mediante l’allestimento di supporti. Alla fine restava un intrico di travi come sospeso quasi fosse un’istallazione. I tecnici in questo modo hanno potuto ricostruire la dinamica della caduta. Infine lo sgombero delle travi e delle suppellettili e l’inizio dei lavori di restauro.

Le pale d’altare, a cominciare da quella di Carlo Maratti – una splendida natività – non hanno subito alcun danno. Le pareti della Chiesa sono rimaste sostanzialmente integre perché il crollo si è verificato al centro della navata. Le cantorie hanno subito danni facilmente recuperabili. Il pavimento invece ha registrato, analogamente ai lacunari istoriati che decoravano il cassettonato, il danno maggiore e richiederà un intervento significativo.

In tutto questo, se dobbiamo riconoscere la gravità della ferita al patrimonio artistico, dobbiamo anche essere grati a Dio perché non vi sono state vittime. Solo due giorni dopo si sarebbe dovuto celebrare un matrimonio …

Da mesi stiamo assistendo a un intervento di restauro che si sviluppa con un tempismo veramente eccezionale, sotto la direzione dell’ing. Alessandro Bozzetti dello Studio Croci e della Soprintendenza e con l’assidua sorveglianza di don Pier Luigi Stolfi, Commissario Straordinario della Confraternita di S. Giuseppe dei Falegnami, proprietaria della Chiesa. Sono state ricollocate le nuove capriate e a giorni inizierà la posa delle coperture, che si spera di completare nell’anniversario del crollo.

Tutte le fasi di questo processo sono state attentamente documentate e ci auguriamo di poterle vedere pubblicate unitamente alle indagini tecniche e ai progetti di recupero perché ci sembra che questo intervento per molti aspetti potrà costituire un modello per interventi analoghi sul nostro splendido patrimonio artistico e religioso.

+ Daniele Libanori SI

 

Chiunque sia interessato a conoscere l’evolversi dei lavori, può farlo attraverso la piattaforma web, www.sangiuseppedeifalegnami.org, sulla quale è possibile seguire il cantiere.

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