Si svolgerà sabato pomeriggio nell’oratorio della parrocchia di San Luca Evangelista, al Prenestino, la finale del torneo di calcio a 5 “Calcio d’inizio per la salute mentale”, l’iniziativa promossa dagli Uffici Cei per la pastorale della salute e del tempo libero, turismo e sport, in collaborazione con l’Ufficio diocesano per la pastorale del tempo libero, turismo e sport, la Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport e il Centro sportivo italiano (Csi) di Roma.
«Questo progetto di un campionato non agonistico e a carattere riabilitativo – spiega don Francesco Indelicato, direttore dell’Ufficio diocesano – si inserisce nel contesto della XXX Giornata mondiale del malato, volendo dare così anche una caratterizzazione sportiva alle celebrazioni, ed è partito il 7 aprile, coinvolgendo 5 squadre dei Dipartimenti di salute mentale di Roma». Guardando ai principi di inclusione, integrazione e giustizia sociale auspicati da Papa Francesco nell’enciclica “Laudato si’”, il sacerdote evidenzia quanto «specialmente la disabilità cognitiva specifica, che interessa i partecipanti a questa iniziativa, necessita di queste dimensioni e di queste sensibilità che nascono dalla relazione» e come «lo sport nella vita è uno spazio privilegiato in cui conosciamo noi stessi e i nostri limiti» nonché «un tempo privilegiato per la scoperta dell’uomo integrale, in comunione con tutto ciò che lo circonda». Da qui il valore e l’importanza di favorire «percorsi di inclusione per le persone affette da patologie – sono ancora le parole di Indelicato –, che hanno il diritto di vivere giornate di divertimento» laddove «il gusto di vivere passa anche dalla pratica sportiva e l’esperienza di molti atleti paralimpici ce lo testimonia». Conclude: «Desideriamo fare in modo che questa esperienza del torneo sia un inizio e possa fare da modello per interventi e progetti futuri, per avviare anche attraverso lo sport nella nostra diocesi dei processi di inclusione e integrazione autentiche».
Dello stesso avviso Daniele Pasquini, presidente del Csi Roma e della Fondazione, che, sottolineando come «abbiamo da anni una speciale attenzione alla disabilità cognitiva», osserva quanto «la pandemia e il lockdown hanno messo in luce e hanno fatto emergere l’importanza di far fare sport a queste persone, che ne hanno un bisogno particolare». Ecco allora che l’emergenza per la pandemia «ha fatto emergere proposte come questa del torneo a favore di chi soffre di un disagio mentale», sono ancora le parole di Pasquini, che riferisce tuttavia di un «processo che c’era e che ha trovato riscontro maggiore ora e che nasce “dal basso”, con l’azione di tanti volontari». Iniziative come questa dicono di «un’attenzione alla cura non solo farmacologica ma in qualche modo olistica, fatta anche di sana attività fisica e di socialità per curare la mente attraverso il corpo e lo spirito».
Nella seconda parte del pomeriggio, dopo che si saranno disputate le partite per l’assegnazione dei premi, negli spazi della parrocchia avrà luogo il convegno intitolato “La riabilitazione del pallone”, con il saluto di Alessio D’Amato, assessore regionale alla Sanità. Interverranno inoltre don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della salute, e don Gionatan De Marco, direttore dell’Ufficio turismo. In programma anche l’intervento dello psicologo Emanuele Scusami, che nota come «rendere possibile un’esperienza come quella sportiva per persone affette da disabilità cognitiva contribuisce senza dubbio a favorire una condizione di benessere psicofisico».
di Michela Altoviti da Roma Sette
23 maggio 2022