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Caravaggio, Conversione di San Paolo

Gli Atti degli Apostoli non dicono che Saulo di Tarso quando si mise in marcia per perseguitare i cristiani, rimanendo folgorato dalla Grazia sulla via di Damasco, era a cavallo. Probabilmente si era messo in cammino a piedi, accompagnato dai suoi accoliti. Ma un santo del livello di san Paolo, a piedi non piaceva agli iconografi e agli artisti. L’Apostolo delle Genti aveva da essere a cavallo come si conviene a un proto-apostolo, a un principe della Dottrina. Quanto alla conversione bisognava immaginarla tumultuosa, drammatica, meglio se con il cavallo spaventato e imbizzarrito, meglio se con luci balenanti, prodigi nel cielo e agitazione di personaggi tutto intorno. Caravaggio, quando fu incaricato da monsignor Tiberio Cerasi di mettere in figura la Conversione di san Paolo per la sua cappella in Santa Maria del Popolo a Roma, non rinunciò alla convenzione iconografica. San Paolo, il persecutore dei cristiani che Cristo aveva fermato sulla via di Damasco, compie il suo ufficio a cavallo, come da sempre era stato rappresentato. Questo del resto voleva il committente che aveva ordinato a Caravaggio anche l’altra tela che gli sta di fronte con la Crocifissione di san Pietro. Leggi tutto