I poveri al posto della Samaritana. E noi nei panni di Gesù. È il mandato che sabato mattina, 4 ottobre, il cardinale vicario Baldo Reina ha consegnato agli operatori delle Caritas parrocchiali, dei Centri di ascolto e dei servizi diocesani. La sua meditazione del capitolo 4 del Vangelo di Giovanni è stata al centro dell’assemblea di apertura dell’anno pastorale per gli animatori della carità, dal titolo “Dammi da bere. L’incontro che cambia la vita”. Il porporato ha indicato loro quattro coordinate, sulla scia delle linee pastorali consegnate da Papa Leone XIV all’assemblea diocesana dello scorso 19 settembre. In primis, «fare nostri i bisogni degli altri», poi «mostrare loro qualcosa di più grande, Dio», quindi «mettersi in ascolto delle loro domande più profonde», e infine invitarli a «diventare loro stessi missionari».
Il cardinale ha esortato a «non a farci carico dei bisogni degli altri, perché se partiamo da questo presupposto creiamo da subito una distanza». Gesù, ha spiegato, «ha fatto suo il bisogno della Samaritana e ha colmato questa distanza». Fino a quando non sentiremo nostri i bisogni degli altri, ha aggiunto, «riterremo sempre quei bisogni come degli aspetti estranei alla nostra vita». Ma il Signore, ha continuato Reina, è andato ancora oltre. «Non solo si è immedesimato nei bisogni della donna», ma chiedendole da bere, «l’ha fatta sentire superiore a lui». Immaginate, ha detto il cardinale, «che grande miracolo se nei nostri incontri provassimo qualche volta a far sentire il povero, il senzatetto, il disperato e l’ammalato superiore a noi». È da qui che è possibile aprire le porte al dialogo, ha sottolineato il porporato, che poi si è soffermato sulla seconda coordinata da seguire: «La grande missione che Dio ci affida come Chiesa è quella di scoprire che c’è in noi una potenzialità di bene che davvero potrebbe aiutare tanti altri a raggiungere lo stesso obiettivo».
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