Sabato 5 marzo u.s., nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il Cardinale Vicario Angelo De Donatis ha presieduto la Santa Messa con il Rito dell’Elezione dei catecumeni. Quest’anno sono 45 i candidati al battesimo, appartenenti alle parrocchie di ogni prefettura e hanno in media 30 anni. Nella liturgia, animata dal Coro della Diocesi di Roma, sono stati presentati al Cardinale Vicario che, ascoltata la testimonianza dei padrini e dei catechisti, ha chiesto ai catecumeni conferma della loro volontà di diventare cattolici e li ha “eletti” per ricevere i sacramenti dell’Iniziazione Cristiana nella prossima Veglia Pasquale. La maggior parte di loro riceveranno i sacramenti nelle rispettive parrocchie di appartenenza, sei li riceveranno nella Basilica di San Pietro e altri sei nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Prossime tappe che attendono i catecumeni eletti sono gli scrutini che saranno celebrati la terza, la quarta e la quinta domenica di Quaresima: nella terza domenica, in parrocchia viene celebrato il Rito del primo scrutinio e consegnato loro il Credo; nella quarta domenica si celebra in parrocchia il Rito del secondo scrutinio; nella quinta domenica, in Cattedrale viene celebrato il Rito del terzo scrutinio con la consegna della Preghiera del Signore.
Facendo riferimento ai tre tentativi di satana di sedurre Gesù, ascoltati nel Vangelo della prima domenica di Quaresima, e alle testimonianze di due catecumeni lette in assemblea, il Cardinale De Donatis ha rimarcato che i «“no” a Dio si traducono in “no” ai fratelli. Diventano la violenza di prenderci da soli ciò che gli altri non ci danno, la competizione per essere importanti, la sfiducia di chi mette sempre alla prova le persone, il voler controllare tutto e non accettare la libertà degli altri. Il Vangelo ci dà una buona notizia: tutte le tentazioni sono state vinte da Gesù, che ha detto un sì pieno al padre e ai fratelli amandoli fino in fondo». L’incontro con Dio avviene per tutti in modo diverso. Sta al singolo decidere se accoglierlo o voltarsi dall’altra parte. «In questi tempi di guerra in cui la fraternità è calpestata in modo palese e violento, non possiamo non interrogarci sui nostri “no” agli altri, sui piccoli rifiuti di fraternità fatti di freddezza, di formalismo, di indifferenza, di antipatia, di ipocrisia. La guerra comincia nel cuore e solo dopo diventa concreta. I “sì” e i “no” alla fraternità dipendono dai “sì” e dai “no” detti a Dio come Padre. Se non crediamo di essere figli dello stesso Padre non possiamo credere fino in fondo di essere fratelli».
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