Cdal, le linee guida per il prossimo biennio

Giovani, famiglie, anziani e stranieri. Attorno a questi quattro soggetti sociali che vivono tra le difficoltà e la bellezza di Roma, la Consulta delle Aggregazioni Laicali della diocesi di Roma ha sentito la corresponsabilità di polarizzare la propria attenzione e costruire il proprio itinerario verso il “Giubileo 2025: pellegrini di speranza”. È quanto emerso lunedì 29 maggio, durante l’incontro che si è tenuto presso il Pontificio Seminario Maggiore Romano, dove si è riunito l’organismo diretto dal delegato monsignor Riccardo Lamba, vescovo ausiliare del settore Est, e coordinato dall’incaricato monsignor Francesco Pesce e dalla segretaria Lidia Borzì.

L’incontro si è aperto sotto il manto protettore della Vergine Maria con la recita da parte del vescovo Lamba della preghiera rivolta alla Vergine da San Bernardo nell’ultimo canto del Paradiso. Un’invocazione intensa ed emozionante che ha fatto da sfondo alla presentazione di Lidia Borzì, che, a nome del Comitato dei presidenti, ha illustrato agli oltre cinquanta delegati e rappresentati delle realtà laicali la proposta di percorso “Essere pellegrini di speranza per umanizzare la Capitale” che vedrà impegnata la Cdal nei prossimi due anni. Un percorso che «da una parte incrocia il cammino sinodale e dall’altra un grande evento come quello del Giubileo che come aggregazioni laicali dobbiamo vivere in pienezza nel segno di un grande noi comunitario e collettivo, per lasciare nella nostra città dei segni fecondi di speranza». Punto di partenza sarà l’ascolto. Nel primo anno di cammino verso il Giubileo sarà declinato in quattro incontri formativi, che metteranno a fuoco ciascun soggetto sociale (giovani, anziani, famiglie e stranieri). A una parte teologica e valoriale sarà coniugata una parte concreta, dove si metterà in luce quel tesoro inestimabile di Buone Pratiche, messe in campo dalle realtà laicali proprio per i quattro soggetti sociali in questione. Una lettura critica della Capitale, dunque, che sarà svolta attraverso le dimensioni trasversali della povertà e della bellezza per «far emergere le difficoltà e le fragilità che queste categorie sociali affrontano, ma anche e soprattutto quell’universo di bellezza che diffondono ogni giorno nel tessuto sociale». Queste tappe culmineranno in un convegno finale con l’obiettivo di promuovere una sintesi tra criticità e speranza.

Ascoltare sì, per poi costruire insieme. La concretezza sarà la coordinata chiave del secondo anno di cammino, durante il quale le realtà laicali saranno coinvolte in diversi gruppi di lavoro, con il fine di dare vita a un’opera segno, materiale e immateriale, da custodire e portare avanti nel tempo: un gesto concreto per tradurre la volontà di essere pellegrini di speranza.

Al termine di questa presentazione, c’è stato un vivace confronto in plenaria tra i rappresentati delle realtà laicali che hanno condiviso le proprie riflessioni sui quattro soggetti sociali, evidenziando la centralità della persona. Tanti gli spunti e i temi emersi. Su tutti la crisi di valori che sta investendo la comunità, lo spaesamento che stanno vivendo i giovani alle prese con la precarietà del lavoro che rischia di diventare precarietà di vita, la solitudine patita dagli anziani e dagli stranieri e la necessità sempre più crescente di favorire il dialogo intergenerazionale e interculturale. A queste sottolineature critiche ha fatto da contraltare una voce unica, quella di voler arrivare al cuore delle persone e soprattutto, come sottolineato da monsignor Pesce, la «responsabilità del laicato di intercettare non solo i bisogni ma anche le preghiere delle persone più fragili e metterle al centro del proprio operato».

In chiusura l’analisi del vescovo Lamba che ha evidenziato come da una parte «emerge sempre di più l’esigenza di una maggiore conoscenza, relazione e reciproco aiuto all’interno delle realtà laicali che sono una parte fondamentale della Chiesa» e dall’altra «l’importanza dell’apertura all’esterno capace di coinvolgere anche i non credenti». Infine, il suo invito a «fare una sintesi alta dei tanti punti di vista che si interrogano sulla questione antropologica dell’uomo senza mai mettere da parte la considerazione essenziale che a fondamento del magistero resta sempre la centralità dell’uomo». (Walter Stefanini)

1 giugno 2023