“(Dis)uguglianze”, incontro sul lavoro

Lavoro povero, salario minimo, ruolo delle cooperative. E le sfide da intraprendere con coraggio per dare al lavoro il senso di un percorso di dignità. Saranno questi i temi al centro dell’incontro “Quando il lavoro non genera la vita”, quarto appuntamento tematico del ciclo sulle “(Dis)uguaglianze” voluto dalla diocesi di Roma, promosso in occasione dei cinquant’anni del convegno sui “mali di Roma”. Sarà la cooperativa La Nuova Arca, a via di Castel di Leva 416, a ospitare i lavori, venerdì 14 giugno dalle 16.30: un luogo simbolico, poiché la cooperativa sociale nata nel 2007 si occupa di inclusione e reinserimento di donne sole con bambini, persone con disabilità, rifugiati e migranti.

Ad aprire il pomeriggio di approfondimento saranno i saluti del vicegerente della diocesi di Roma, il vescovo Baldo Reina, e di monsignor Francesco Pesce, incaricato diocesano della Pastorale sociale, del lavoro e della cura del creato. Interverranno poi Daniele Leppe, avvocato del lavoro; Paolo Naticchioni, professore associato a Scienze politiche all’Università di Roma Tre; Antonio Finazzi Agrò, promotore e presidente de La Nuova Arca; Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma aps; Vittorio Pelligra, professore di Economia politica all’Università di Cagliari. Seguiranno alcune testimonianze ed esperienze. Modererà i lavori Oliviero Bettinelli, vicedirettore dell’Ufficio diocesano della pastorale sociale, del lavoro e della cura del creato.

«Il lavoro è dignitoso quando è liberante – riflette monsignor Pesce –. Non dimentichiamo che siamo stati cacciati dal paradiso terrestre perché presuntuosi e che per conquistarci di nuovo la nostra dignità dobbiamo pagare con il sudore della fronte. Il lavoro va tutelato per questo motivo: ci offre l’opportunità di liberarci dalla nostra arroganza mettendosi al servizio della nostra crescita come soggetti di una rinnovata collettività».

Si tratta «di un percorso tanto lineare quanto necessario – aggiunge Bettinelli –. Ecco perché il lavoro non deve limitarsi a garantirci un salario per vivere, ma ci deve offrire soprattutto la possibilità di “essere”. Non un castigo penoso da sopportare, ma il riconoscimento di una identità non schiava del profitto ma in grado di alimentare una creatività troppo spesso soffocata, la realizzazione di sogni possibili, la partecipazione con competenza alla vita comune. Il lavoro ha a che fare con la fatica e la libertà e ha bisogno di politiche che non siano residuali o occasionali, ma di scelte strategiche che tutelino il presente e garantiscano il futuro». Ecco perché temi come precariato e cura del lavoratore saranno al centro dell’incontro del 14 giugno. «Il lavoro – conclude Bettinelli – va inteso come fonte di reddito e di qualità della vita».

3 giugno 2024