di suor Elisa Kidane, direttrice del Centro missionario diocesano
Quale tempo migliore per celebrare il 65° anniversario di un’enciclica missionaria se non il tempo pasquale? Un tempo segnato e cadenzato dalla narrazione dell’evangelista Luca, il quale ci ha condotto, giorno dopo giorno, narrandoci il percorso terreno di Gesù e la sua fatica nel preparare i discepoli nell’ardua impresa di divenire testimoni veraci della Storia della Salvezza. Dopo il mistero di Cristo asceso in cielo, eppure ancora in mezzo a noi, dopo lo scombussolamento della Pentecoste, la liturgia ci introduce in un percorso più consono ai discepoli, descritto negli Atti degli Apostoli…
Ed è su questa strada che la Chiesa, di ogni tempo e in ogni luogo, si è sempre impegnata a suscitare e mantenere viva la passione missionaria, nello sforzo di incoraggiare uomini e donne di buona volontà ad uscire dai proprio cenacoli per portare ovunque la Buona Notizia: Gesù è risorto. Una notizia da portare ovunque, fino agli estremi confini della terra. Una missione e una passione che durano nel tempo.
Alla luce di questa preziosa eredità, il Centro missionario diocesano desidera fortemente dare risalto al 65° anniversario della Fidei donum. L’11 giugno ci sarà un convegno nel quale ci metteremo in ascolto delle testimonianze vive di chi ha vissuto concretamente lo spirito dell’enciclica, considerata la magna carta della missione per il coraggio evangelico che traspira. Una enciclica scritta in tempi non facili per lo scenario mondiale del tempo. Quasi uno spartiacque tra un prima e un dopo di un’era, che necessariamente dovrà decidere quale direzione prendere guardando al futuro che l’attendeva.
Papa Pio XII ebbe l’ardire di scrivere quest’enciclica incoraggiando ed esortando le Chiese a guardare fuori dal proprio recinto; erano tempi in cui la paura, l’incertezza, le fatiche sociali ed economiche rendevano tutto più difficile e, più che guardare oltre, c’era forse la voglia di serrare le fila e cercare sicurezze dentro casa. La sua audacia sembra voler scuotere la Chiesa e prepararsi a vivere l’inedito tempo del Concilio Vaticano II. Con la Fidei donum, il 21 aprile 1957, il Papa lanciava un appello a tutto il mondo cattolico perché dirigesse gli «sguardi verso l’Africa, nell’ora in cui si apriva alla vita del mondo moderno e attraversava gli anni forse più gravi del suo destino millenario». Un chiaro invito a far cadere gli steccati e considerarsi semplicemente Chiese sorelle. Insomma, una chiamata ecclesiale ad un respiro universale.
L’enciclica, ed è qui la sua grande novità, mentre esorta tutti e tutte a farsi carico della grande missione di annunciare al mondo l’avvento del Regno di Dio, incoraggia i sacerdoti diocesani a partire, anzi, rivolgendosi alle diocesi più provviste di clero, le esortava: «Date in proporzione dei vostri mezzi… non si tratta di ridurvi alla penuria, ma di applicare il principio di uguaglianza». 65 anni fa questo testo ebbe l’effetto di suscitare un grande entusiasmo tra sacerdoti e laici, che vedevano in questa opportunità la possibilità di “uscire” e sperimentare non ad vitam, ma per un periodo concordato con i propri responsabili ecclesiali, la gioia di condividere la propria fede con altri popoli e con altre Chiese.
Dobbiamo affermare senza reticenza alcuna che è stata una stagione ecclesiale davvero interessante. Preti, laici, famiglie, che sotto il titolo di fidei donum, ebbero il coraggio di partire inviati dalla propria diocesi, dai propri vescovi, e consegnati ad altri vescovi per servire altre comunità cristiane. Da qui ebbe inizio quella circolarità che diede alla Chiesa un sapore sempre più cattolico, sempre più universale. Non ci sono alternative a questa modalità. E ancora oggi la Chiesa necessita di questi scambi, per crescere.
Oggi, a 65 anni da allora, con il dono del Concilio Vaticano II, che ampiamente rafforzò lo spirito missionario; con le encicliche missionarie che continuarono a ravvivare il coraggio di uscire dalla propria terra; con la risposta entusiasta di tantissime diocesi sparse lungo i confini della terra, sentiamo la necessità di risvegliare e ravvivare la passione, lo stupore, la generosità del Kerigma che «deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale» (EG 164).
Rafforzati da tutta questa bella eredità, abbiamo sentito importante questa occasione unica per ritornare a rileggere questa enciclica, ri-stamparla e ri-consegnarla alle generazioni di oggi e a quelle che verranno. Non sarà possibile a tutte e a tutti partire, ma la gioia coltivata dall’esperienza condivisa darà ai giovani che sono tra voi la forza di sentirsi ingaggiati con una testimonianza ecclesiale per un impegno missionario a vita. Vi aspettiamo! Per ripartire.
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3 giugno 2022