Gli anziani nelle parrocchie: la scoperta di un tesoro

Anziani che aiutano i loro coetanei in difficoltà, sono di supporto alle famiglie e rappresentano un punto di riferimento fondamentale nelle comunità parrocchiali della diocesi di Roma. È quanto emerge dalla ricerca “La scoperta di un tesoro” che la Caritas diocesana presenta in occasione della prima Giornata mondiale dei Nonni e degli Anziani promossa da Papa Francesco. Si tratta di un’indagine svolta nelle tredici comunità parrocchiali che hanno aderito al programma Quartieri Solidali con iniziative che prevedono il coinvolgimento attivo del territorio nella pastorale per la Terza età.

«Amore, riconoscenza e gratitudine sono i sentimenti che ci legano agli anziani – scrive il cardinale Angelo De Donatis, vicario per la diocesi di Roma, nel presentare l’iniziativa – e per questo il nostro Vescovo Papa Francesco ha voluto istituire la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani nella quarta domenica di luglio, vicino alla festa liturgica dei santi Gioacchino e Anna. In un’epoca in cui l’invecchiamento della popolazione viene presentato come una serie minaccia alla nostra società e alla vita delle comunità cristiane, grazie all’iniziativa del Papa e all’emersione delle tante testimonianze delle parrocchie, possiamo trovare negli anziani quel contesto necessario per la riscoperta della fede e dei valori che ci fanno cristiani. Tra questi vi sono la solidarietà tra generazioni e tra le famiglie».

Nell’introduzione della ricerca, il cardinale evidenzia come «ben 280 volontari che hanno superato i 65 anni di età si dedicano ad altre persone, più di 300, che hanno bisogno di compagnia, di aiuto per le incombenze domestiche, di accompagnamento per il disbrigo di pratiche amministrative e visite mediche. Ma non è solo questo. Sono di supporto alle loro famiglie, soprattutto dove ci sono nipoti da accudire e, grazie al loro coinvolgimento nelle comunità parrocchiali, diventano il perno per le attività liturgiche e per la catechesi dei ragazzi. I gruppi di Quartieri Solidali sono inoltre il punto di incontro della parrocchia con il quartiere: con i centri sociali anziani, con le scuole, con le associazioni di volontariato».

La Caritas di Roma ha svolto un sondaggio tra quanti sono coinvolti in Quartieri Solidali per conoscere l’impatto della pandemia sulle loro vite. Sono stati intervistati 87 anziani, in tredici parrocchie, in rappresentanza dei circa 600 che aderiscono alle iniziative promosse nelle comunità. Si tratta soprattutto di donne (81%) di età superiore ai 75 anni (66%), prevalentemente vedove (51%), che vivono sole (49%) e con un’istruzione medio alta (62% diploma o laurea). Durante il periodo della pandemia, quasi il 70% delle persone anziane già assistite dal progetto si è messa a sua volta a disposizione offrendo un qualche servizio di aiuto. In modo specifico il 30% ha offerto un servizio per un familiare, il 24,1% per le persone della parrocchia e il rimanente 27,5% per persone con cui hanno relazioni o contatti (12,6% amici, 11,5% vicini di casa, 3,4% conoscenti). Solo il 31% delle persone dichiara di non avere potuto essere di aiuto a nessuno. Il dato è molto significativo e dimostra che l’età anziana è contrassegnata certamente da diverse fragilità ma anche da variegate possibilità di mettersi a servizio degli altri, con un atteggiamento di apertura, di disponibilità e di prossimità pur nella separazione fisica.

La metà degli intervistati (il 60,9%) è riuscito a mantenere stabili le sue amicizie, mentre nel 25,3% dei casi esse sono diminuite e nel 10,3% hanno visto un certo aumento. Gli strumenti di comunicazione maggiormente utilizzati dalle persone anziane assistite risultano essere nel 56,3% dei casi le telefonate e nel 25,3% gli Sms o le chat WhatsApp. Pur avendo potuto compensare il distanziamento con i mezzi di comunicazione, l’insostituibilità della relazione di contatto appare come la richiesta più urgente. L’avvento della pandemia e del distanziamento forzato ha di fatto impedito la prosecuzione degli incontri in luoghi diversi dall’abitazione che molte persone vivevano anche in maniera informale, nella quotidianità delle loro abitudini. Infatti, se il 73,6% riferisce che nel periodo antecedente la pandemia aveva la parrocchia come luogo di riferimento per gli incontri nel proprio quartiere, un altro 32,2% utilizzava anche parchi o giardini, un 12,6% i bar di zona e il 10,3% centri ricreativi o di intrattenimento e il 3,4% indica la piazza come luogo aggregativo. Per questo, il 39,1% afferma che il bisogno maggiormente percepito durante il periodo della pandemia è stato proprio quello della compagnia, a cui succedono quelli di carattere più materiale: aiuto per fare la spesa (10,3%), supporto per le tecnologie informatiche (10,3%), aiuto per bisogni sanitari (9,2%), aiuto nella mobilità (2,3%), supporto amministrativo (2,3%). Il 25,3% ha però dichiarato di non aver avuto alcun bisogno specifico.

Invitati a riflettere sui cambiamenti intervenuti nel periodo pandemico relativamente all’aspetto della solitudine, il 48,3% dichiara di non avere notato cambiamenti di grande rilievo, la metà circa lamenta un aggravamento della sua condizione (46%) o afferma che già in precedenza soffriva una condizione di isolamento (4,6%) non dissimile da quella provocata dalla pandemia.

Quartieri Solidali è un progetto promosso dalla Caritas di Roma e finanziato con i fondi 8xmille della Conferenza episcopale italiana. Rivolto alle comunità parrocchiali, il progetto presenta nuove opportunità di animazione e di cura pastorale rivolte alle persone anziane e alle loro famiglie attraverso lo stare accanto alle storie di solitudine. L’iniziativa prende vita formalmente a partire da dicembre 2013. L’idea ispiratrice è sostanzialmente quella di ricostruire i rapporti “naturali” e sostenere le persone nel proprio quartiere mediante nuove forme di vicinanza, in modo complementare alla famiglia. Una ricostruzione della rete di aiuto possibile grazie alla creazione di un modello organizzato che faccia diventare soggetto la comunità e non il singolo. L’iniziativa propone di cambiare punto di osservazione, ossia considerare l’anziano non solo come destinatario di servizi e interventi, ma soggetto portatore di esperienza, competenze, capacità pratiche e teoriche; come risorsa per sé stesso e per la comunità. Significa quindi restituire dignità e riconoscere quel valore che fa di ogni persona l’identità e l’immagine del creatore. In particolare, sono coinvolte le parrocchie Santa Bernadette Soubirous, San Giuseppe al Trionfale, San Luca Evangelista, Nostra Signora di Lourdes, San Saturnino, Sant’Ugo Vescovo, Santa Maria Ausiliatrice, Santa Maria Maddalena De’ Pazzi, San Pio V, Santissima Annunziata, Santissimo Sacramento, San Tommaso D’Aquino, San Giuseppe al Nomentano.

Il Dossier realizzato dalla Caritas è scaricabile a questo link: https://tinyurl.com/za5a74b2

23 luglio 2021