di Stefano Cascio, parroco prefetto
Nel suo diario Henri Le Saux, monaco benedettino diventato poi eremita, scrive «è venuta l’ora dei contemplativi, ma devono essere vivi alla presenza del mondo, dal profondo del loro silenzio; non una fuga dalla realtà, ma un penetrare nel mondo delle cose». La settimana degli esercizi vissuta con il cardinale vicario, i vescovi ausiliari, i rettori dei seminari, i direttori del Vicariato, e noi prefetti non ci ha portato quindi ad un allontanarci dalla realtà, ma a rimettere al centro del pensiero e del vivere la contemplazione e l’ascolto della Parola di Dio, che diventa metro di misura e orienta il cammino nella realtà. Facilmente, con il mondo di oggi, viviamo alla superficie delle cose, provocando in noi un disorientamento in mancanza di una bussola, o di un metro di misura. Abbiamo quindi approfittato di questo tempo per ritornare al cuore, al proprio centro, a quella interiorità che diventa incontro con Dio e si trasforma nella consapevolezza di sé.
Dopo aver meditato l’anno scorso il “disordine” del peccato quest’anno gli esercizi ignaziani guidati da Marina Stremfelj, nella Casa di Spiritualità Maria Consolatrice a Santa Severa, ci mostrano l’“Ordine”. La seconda settimana è incentrata sulla conoscenza della Persona di Cristo. Nella disperazione ecco la speranza: Gesù Cristo. I verbi chiave di Ignazio sono conoscere, amare e seguire. «…conoscere intimamente in che modo il Figlio di Dio si è fatto uomo per me, affinché lo ami con più ardore e quindi lo segua con più fedelta» (Es 104).
Tante volte nelle sue meditazioni Marina è tornata su quest’amore donato che è Cristo, e che dovrebbe dare senso alla nostra vita: «diligor ergo sum», sono stato amato dunque sono. C’è un gesto di amore che mi ha preceduto e nelle nostre definizioni dell’uomo in occidente questo aspetto dell’amore manca. Penso dunque sono, ho dunque sono, faccio dunque sono, posso dunque sono… raramente «sono amato dunque sono». Scrive san Giovanni Paolo II nella sua prima Enciclica: «L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso se non gli viene rivelato l’Amore, se non si incontra con l’Amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente» (Rh 10).
È quando si è amati che si è capaci di rispondere con l’amore e di dar senso a tutto ciò che si è e si fa. Non è forse questo ciò che di più alto desidera il nostro cuore?
18 novembre 2022