Rinnovare la preparazione al matrimonio delle prossime generazioni, considerando le nozze non un punto di arrivo, ma una tappa lungo un percorso. Sono questi gli obiettivi degli “Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale. Orientamenti pastorali per le Chiese particolari”, un documento presentato nel corso della seconda giornata del Congresso teologico pastorale del X Incontro mondiale delle famiglie, presentato da Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, con il marito Giovanni Nuzzi.
«Non è un corso confezionato quello che presentiamo – ha spiegato Gambino –, ma uno strumento di riflessione pastorale che, a partire da alcuni principi generali, intende essere un aiuto alle Chiese particolari, affinché predispongano i loro percorsi, sulla scia di quanto suggerito dal Santo Padre, in base alle possibilità e alle caratteristiche pastorali di ogni luogo». L’obiettivo da raggiungere è delineato in modo chiaro: «Occorre puntare a modificare gradualmente l’impostazione della pastorale vocazionale, affinché contempli esplicitamente anche il matrimonio, accanto alla vita consacrata». Serve dunque un catecumenato, «un percorso di accoglienza – hanno sottolineato i relatori –, da parte di una comunità, che sa accompagnarti, custodirti e incoraggiarti». Il matrimonio è davvero una vocazione e pertanto «richiede un discernimento – hanno spiegato –. In quest’ottica, la celebrazione del rito nuziale non è in nessun modo un punto di arrivo, ma l’inizio di una vita sponsale, in cui marito e moglie acquisiranno una rinnovata identità cristiana, come accade per i sacerdoti e i religiosi».
Un percorso di questo tipo viene già portato nella diocesi di Roma, come hanno spiegato don Fabio Rosini, direttore della Pastorale vocazionale diocesana, con Angelo Carfì ed Elisa Tinti. «Noi costituiamo dal 2012 l’équipe per il discernimento vocazionale della diocesi di Roma – hanno spiegato – ed in questa veste negli ultimi dieci anni abbiamo proposto un duplice corso di preparazione al sacramento del matrimonio: uno per la preparazione remota ed uno per la preparazione prossima al sacramento. Hanno usufruito di questi corsi molte centinaia di fidanzati». Il catecumenato matrimoniale non va impostato «come un corso “istruttivo” composto di belle cose da capire – hanno ribadito –, altrimenti noi falliremo nella nostra missione di dare sostanza alla formazione al matrimonio. È necessario invece tornare alla prima sensibilità cristiana, quella dei primi secoli, quella che ha generato il catecumenato battesimale, che implicava un sentiero pratico, esperienziale, liturgico».
La giornata era stata aperta dalla Messa nella basilica di San Pietro, celebrata dal cardinale Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma. «Qui, stamattina, con il Cuore di Cristo buon pastore, battono i cuori di tutto il mondo – aveva detto il cardinale –: sono cuori felici di avere risposto di Sì a Dio; sono cuori feriti dalle prove della storia e del mondo; sono cuori aperti alla novità del Vangelo, per poter testimoniare la perenne presenza di Cristo Sposo in questa nostra storia. Non è vero che la famiglia è ormai perduta, tramontata. È ancora sulle spalle del Pastore che con forza e tenerezza attraversa le vie del mondo e ci richiama a riscoprire la via della santità».
Nella mattinata, tra i vari interventi, anche quello Massimo e Patrizia Paloni, «di una comunità neocatecumenale di Roma e missionari itineranti in Olanda da diciotto anni», come hanno raccontato loro stessi dal palco dell’Aula Paolo VI. I coniugi Paloni hanno presentato una nuova esperienza di post-Cresima: «Oggi tantissimi giovani vengono da famiglie ferite. Una sempre più alta percentuale di figli vive con un solo genitore, la maggioranza per la separazione dei genitori, un’altra parte per situazioni al di fuori del matrimonio. Davanti al fallimento di oltre il 50% dei matrimoni, senza il supporto e l’aiuto della scuola, molti giovani si ritrovano senza alcun punto fermo e si smarriscono. In una nuova esperienza di post-cresima, che molti parroci nel mondo, in comunione con i loro vescovi, hanno deciso di cominciare, si formano piccoli gruppi di giovani che si riuniscono con una famiglia di fede provata e adulta, capace di un’autentica testimonianza di servizio a questi ragazzi. Gli adolescenti sono attratti dalla famiglia cristiana in cui vedono una fede viva. In questi gruppi i giovani cominciano a leggere la Parola di Dio, riflettono sui comandamenti come cammino di vita, riscoprono il Sacramento della Riconciliazione e vengono a contatto con la vita cristiana di una famiglia concreta».
In serata i delegati delle Conferenze episcopali si sono poi spostati in diverse parrocchie romane, per proseguire lì i lavori del Congresso, incontrare le famiglie romane e vivere momenti conviviali.
24 giugno 2022