Pubblichiamo la riflessione di Giustino Trincia, direttore della Caritas diocesana e presidente della Fondazione Salus Populi Romani, sul Convegno nazionale delle fondazioni antiusura
A Napoli, ci siamo ritrovati il 15 e 16 ottobre, per ricordare i 25 anni della Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II, di cui siamo parte insieme ad altre 31 Fondazioni operanti in 16 regioni italiane, per la nostra Assemblea nazionale e per il convegno: “Prevenzione del sovraindebitamento e dell’usura e solidarietà alle vittime: è il tempo di osare”. “E’ il tempo di osare” non significa volgere lo sguardo al passato, non accontentarsi per il molto che è stato fatto dalla nostra Fondazione, la Salus Populi Romani, come dalle altre, ma stare nel presente per affrontare le nuove sfide che la lotta all’usura ci pone nell’oggi ed esercitare il diritto- dovere di dire la verità dal punto di vista dei poveri e degli esclusi, rispetto ad un modello economico che tende sempre di più a metterli ai margini.
Ci troviamo oggi a dover affermare che gli strumenti che abbiamo a disposizione per prevenire e contrastare il sovraindebitamento e l’usura, come pure l’azzardo (che di “gioco” non ha nulla), non sono più da tempo all’altezza delle necessità, dell’emergenza che tocchiamo con mano ogni giorno, a Roma come ad ogni latitudine in Italia. La legge n.108 del 1996, frutto tra gli altri dell’impegno della stessa Consulta Nazionale, e con essa delle numerose leggi regionali che ad essa si ispirano, va profondamente ripensata e superata, perché non più in grado di dare quelle tempestive risposte che centinaia di migliaia di persone, di famiglie, ci supplicano di dare loro per non cadere o restare ostaggi della criminalità piccola, media e grande del Paese.
Le proposte presentate a Napoli, a nome della Consulta Nazionale, dalla prof.ssa Antonella Sciarrone Alibrandi, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nella consapevolezza che è tutto l’impianto della normativa che dovrebbe essere rivisto, riguardano il Fondo di solidarietà per chi è già vittimo dell’usura (art.14 della l. 108/96) e il Fondo di prevenzione dell’usura (in successivo art. 15).
Nel primo caso, a richiesta è:
• anzitutto, quella di far sì che anche le famiglie, le persone che non esercitano un’attività economica, possano finalmente accedere a quei benefici fin qui previsti solo per quei soggetti che “esercitano attività imprenditoriale, commerciale, artigianale e comunque economica, ovvero una libera arte o professione”. Si propone in particolare di:
• prevedere un finanziamento fino al massimo di € 25.000 per famiglia, da erogarsi in 30 giorni e da restituire in 5 anni, con un interesse entro i limiti minimi del tasso soglia;
• introdurre una procedura semplificata di erogazione del contributo, molto più snella e tempestiva delle attuali, talmente lunghe e complesse da contribuire non poco alla fortissima riduzione delle denunce dei casi di usura;
• affidare un ruolo di rilievo alle Associazioni e alle Fondazioni, riconosciute ufficialmente dal Ministero dell’Economia e della Finanza (Mef);
• affiancare le vittime dell’usura della figura di un tutor, appositamente qualificato dal punto di vista tecnico, per affiancare le vittime ed aiutarle a realizzare il progetto di ripresa posto alla base del finanziamento;
• utilizzare il Fondo di solidarietà per la copertura economica di tali interventi.
Nel secondo caso, quello del Fondo di prevenzione dell’usura (Art. 15 l. n. 108/96), la richiesta è di:
• prevedere una dotazione fissa di risorse finanziarie (fino ad oggi, si provvede invece di anno in anno), da destinare al Fondo;
• ripartire diversamente le risorse disponibili: fino ad oggi il 70% va per le imprese (con l’intervento dei Confidi) e il 30% per le persone fisiche e famiglie, in modo da giungere, sulla base dei dati di questi anni, che si giunga al 50% e 50%;
• modificare la normativa prudenziale che attualmente disincentiva le banche ad erogare finanziamenti per questo tipo di necessità,
• giungere ad una convenzione nazionale per questo tipo di prestiti;
• modificare il meccanismo attuale di copertura dei costi di gestione delle Fondazioni e delle Associazioni antiusura, totalmente inadeguato (perché basato sugli interessi attivi sulle somme pubbliche del Fondo di prevenzione depositate dalle Fondazioni/Associazioni presso le banche), nella misura massima del 5% sulle erogazioni dirette o garanzie concesse alle banche dalle fondazioni, da rendicontare annualmente al Mef, unitamente al rapporto di gestione.
“E’ il tempo di osare”, al di là di queste proposte che ci auguriamo possano trovare anche a Roma e nel Lazio interlocutori attenti e sensibili nel tessuto istituzionale, sociale ed economico, significa anche guardare in maniera più corale nella dimensione ecclesiale ai drammatici fenomeni del sovraindebitamento, dell’usura e dell’azzardo. Sarebbe particolarmente importante, ad esempio, che si stabilisca un rapporto di cooperazione molto più stretto tra la Fondazione Salus Populi Romani e le Comunità parrocchiali e le piccole comunità religiose della città.
Presso le Caritas parrocchiali, in particolare, sarebbe prezioso poter contare su persone, appositamente formate attraverso la Fondazione, in grado (e non occorre essere degli esperti o dei laureati in economia o in scienze bancarie), di essere prossime, di ascoltare (che valore avrebbe nell’anno del cammino sinodale!), con grande riservatezza e rispetto, le persone, le famiglie con problemi di sovraindebitamento se non prossime al rischio usura. A Roma e nel Lazio sono molte di più di quanto si possa immaginare se a livello nazionale, qualificati osservatori, come il sociologo Maurizio Fiasco (ndr. consigliere della nostra Fondazione), sostengono che sono circa sei milioni le famiglie a rischio di esclusione sociale per sovraindebitamento e per le quali è necessario individuare una strategia di affrancamento. Sempre nella dimensione delle comunità parrocchiali, si potrebbero inoltre aprire degli spazi per poter fornire alle persone, alle famiglie una educazione finanziaria di base che molto gioverebbe ad aumentare il livello di consapevolezza delle proprie scelte sull’uso dei propri stipendi e pensioni, prima che tali scelte sfocino in situazioni pesanti di sovraindebitamento.
“E’ il tempo di osare”, cari amici e care amiche, ma possiamo restare impassibili di fronte a tante situazioni di dolore per debiti, per usura, per ludopatia che attraversano le nostre strade e sfiorano a volte le nostre vite? Queste storie attendono di essere prese sul serio, di essere ascoltate, sospendendo ogni giudizio sulle persone ma aiutandole a “rialzarsi”, anche dopo certi errori che possono averle determinate. Non siamo forse tutti noi chiamati a portare la speranza e a sostenerci gli uni con gli altri, confidando nell’aiuto del Signore e testimoniando con creatività anche le vie inedite della carità?
18 ottobre 2021