In Albania l’incontro con Sua Beatitudine Anastasios

Simone, per anni detenuto in un campo di concentramento albanese. E Sua Beatitudine Anastasios di Albania, primate della Chiesa ortodossa albanese. Due incontri differenti e significativi hanno scandito, ieri (giovedì 14 aprile), la giornata dei pellegrini romani in Albania. Si tratta – lo ricordiamo – del gruppo della diocesi di Roma partito martedì scorso alla volta di Tirana, guidato dal cardinale vicario Angelo De Donatis, di cui fanno parte diversi vescovi, sacerdoti e laici, che stanno percorrendo un itinerario in Albania e Macedonia del nord organizzato dall’Opera Romana Pellegrinaggi.

La giornata è stata aperta dalla celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale De Donatis nella cattedrale cattolica di Tirana. «I vangeli di questi giorni – ha detto nell’omelia – ci fanno comprendere che ogni incontro con il Risorto non è un’esperienza spontanea, immediata. Non è un’esperienza che avviene senza resistenze da parte del discepolo. Spesso vengono sottolineate la paura, lo smarrimento, l’incredulità, il dubbio… sono reazioni che avvengono quando proprio davanti agli occhi del discepolo appare il Risorto stesso (….) Ma ci sono luoghi in cui possiamo incontrare il Risorto, e sono sempre validi. Sono stati validi nel tempo per questa Chiesa che ha sofferto. Il primo di questi stessi è la realtà stessa della carne di Gesù, la sua umanità. La Scrittura è altro luogo di fede dato a tutti noi».

I partecipanti al pellegrinaggio hanno poi ascoltato la toccante testimonianza di Simone, entrato bambino in un campo di concentramento albanese, negli anni della dittatura, e uscito all’età di 44 anni. Con le sue parole ancora nel cuore, si sono spostati poi nella cattedrale ortodossa di Tirana, per un incontro con Sua Beatitudine Anastasios di Albania che «ci ha accolti con grande amicizia», riferisce don Stefano Cascio, nel gruppo diocesano. «Il patriarca – racconta ancora il sacerdote, parroco di San Bonaventura da Bagnoregio – ha ricordato quanto la sofferenza comune sotto il comunismo aveva unito i cristiani: un ecumenismo di concretezza fatto di piccoli gesti e non di proclami. Parlando al cardinale e ai presbiteri, ha fatto un’analogia tra la storia del suo Paese e la Resurrezione, che è nella croce e non oltre la croce. Il patriarca ci ha riservato un’accoglienza calorosa – conclude – e ha voluto accompagnarci lui stesso nella visita alla cattedrale».

14 aprile 2023