In festa la comunità di San Gioacchino

Una celebrazione eucaristica solenne domenica 1 ottobre alle 10.30 e una cena all’aperto sabato 30 settembre, oltre a giochi in strada, tornei di ping-pong, calcio balilla, scacchi e burraco, laboratori per bambini, esibizioni e lezioni di ballo swing, una lotteria e fuochi d’artificio sono gli appuntamenti in programma per la festa patronale che la parrocchia di San Gioacchino in Prati tornerà a celebrare dopo la pausa imposta nel 2020 dalla pandemia. La comunità redentorista a cui la parrocchia è affidata fin dalla sua fondazione, nel 1905, festeggerà così anche i suoi 125 anni di presenza a San Gioacchino, a partire dall’apertura al culto della chiesa nel 1898, ai tempi di Leone XIII.

«Già i miei predecessori – ricorda padre Piotr Sulkowski, polacco, parroco dal 2016 – avevano offerto alla comunità questa occasione di conoscenza reciproca e di aggregazione, scegliendo il primo weekend di ottobre anche per dare così avvio al nuovo anno di attività pastorali, dopo la pausa estiva». La festa di san Gioacchino, sposo di Anna e nonno materno di Gesù, cade in realtà il 26 luglio, in un periodo di vacanza in cui sarebbe impossibile però organizzare un evento del genere. Ma il triduo di preparazione alla festa, fa sapere padre Sulkowski, «rifletterà ogni giorno su uno dei tre messaggi finora pubblicati da Francesco per la Giornata mondiale dei nonni e degli anziani da lui istituita», che cade la quarta domenica di luglio. La Messa solenne del 1 ottobre alle 10.30 sarà presieduta da monsignor Vittorio Viola, segretario del Dicastero vaticano per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Quanto alla cena comunitaria del sabato, «è sempre stato uno dei momenti più belli della festa, con un po’ di animazione musicale e fuochi di artificio a notte inoltrata. Vogliamo farla in strada, aperta a tutto il quartiere, proprio per non chiuderci nelle aule del catechismo, ma per permettere a tutti di partecipare. Avremo a disposizione il tratto di via Pompeo Magno compreso tra piazza dei Quiriti e l’incrocio con via Ezio, che per due giorni sarà chiuso al traffico», commenta padre Pietro, come lo chiamano i parrocchiani. La novità del programma sono i laboratori per bambini. «Il programma è semplice, ma l’importante è avere una possibilità di stare insieme, conoscerci, scambiar quattro chiacchiere e crescere come comunità».

Di momenti come questi il quartiere Prati ha grande bisogno, aggiunge il parroco, perché «molti appartamenti della zona sono adibiti a uffici o bed&breakfast. Oppure sono carissimi, e questo ha allontanato molte famiglie. Nel 1950 San Gioacchino aveva 10mila abitanti, che oggi son diventati meno di 3mila». Ecco dunque perché «servono iniziative che trasmettano un senso di appartenenza a una comunità. Anche perché molti frequentatori della messa e molti bambini del catechismo non abitano in realtà in questa zona. E abbiamo bisogno di essere più comunità anche perché son pochi i giovani che vediamo in parrocchia».

Intanto, comunque, «grazie a Dio posso dire che forse per la prima volta il peso dell’organizzazione è tutto o quasi sulle spalle del gruppo famiglie e di alcuni altri parrocchiani», racconta ancora padre Pietro “ed è bello essere ripartiti così».

La festa sarà occasione anche di visite guidate alla chiesa, famosa per aver nascosto per mesi, durante l’ultima guerra e l’occupazione nazista di Roma, un gruppo di ebrei e altri perseguitati, in un angusto spazio sotto la cupola. «Essendo questa la richiesta più frequente, penso che quello spazio sarà visitabile, sì», anticipa padre Sulkowski; «ma tutta la chiesa», aggiunge, «è ricca di storia; ad esempio, ogni cappella laterale racconta la storia religiosa del paese che ne offrì la costruzione; e sono quasi 200 i santi raffigurati».

Altro motivo per cui la parrocchia è conosciuta a Roma, è la Messa feriale in un orario insolito, le 13, la pausa pranzo degli avvocati dei tanti studi legali della zona, data la presenza di vari tribunali; «la celebriamo da nove anni fa proprio su richiesta di alcuni di loro», racconta padre Pietro, «iniziammo un mese per prova e siamo ancora qui!». E dato che il fondatore dei redentoristi, il napoletano sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), è anche patrono degli avvocati, avendo esercitato in gioventù l’avvocatura prima di farsi sacerdote, «sarebbe bello», è un desiderio del parroco che magari un giorno diventerà realtà, «avviare in futuro qualcosa, come forse un percorso di catechesi, proprio dedicato a loro».

25 settembre 2023