La Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio

A cura delle Missionarie della Divina Rivelazione

Alla fine del XIII secolo, il nobile romano Egidio Lufredi fece dono agli agostiniani
di alcune case in Campo Marzio per la costruzione del monastero. Nel 1296 fu
iniziata la costruzione della nuova chiesa, che inglobava l’antica chiesa di san
Trifone; la costruzione venne ultimata nel 1483 grazie al cardinale Guglielmo
d’Estouteville, camerlengo di Papa Sisto IV e protettore dell’Ordine agostiniano.
L’assetto attuale è fu definito dal progetto del Vanvitelli, realizzato nel 1765. Tutta la
chiesa si presenta come un prezioso scrigno contenente tesori di arte e fede, custoditi
da sempre con spirito di servizio dai padri agostiniani.

L’interno della chiesa è a croce latina, presenta tre navate con cinque cappelle per
lato. L’intero ciclo decorativo, che comprende le tre navate, la crociera, la cupola, il
transetto e le cappelle di san Nicola da Tolentino e Santa Monica, fu affidato a fine
Ottocento al pittore Pietro Gagliardi.

Entrando nella navata centrale, al terzo pilastro, si rimane colpiti dal gruppo scultoreo
di sant’Anna, la Vergine ed il Bambino, eseguito da Andrea Contucci, detto il
Sansovino nel 1512. L’opera va considerata insieme all’affresco in alto del profeta
Isaia, realizzato da Raffaello nello stesso anno, in quanto allusive alla duplice
generazione di Cristo, divina e umana. Il profeta tra le mani regge un rotolo con
caratteri ebraici: “Aprite le porte, onde il popolo che crede entri” (Is 26,2). Il gruppo
scultoreo mostra sant’Anna con i piedi su un libro chiuso, mentre si protende verso la
Vergine e il Bambino Gesù che stringe nella destra un uccellino, allusione alla croce.
Il libro chiuso, significa che la Persona di Cristo supera la Scrittura.

Sull’altare maggiore è posta un’icona, datata al XIV secolo, della Madonna
Odighitria, la Vergine indica la Via da seguire nel Bambino Gesù tra le sue braccia.
La cappella del transetto destro è dedicata a Sant’Agostino, la pala d’altare con
Sant'Agostino tra i Santi Giovanni Battista e Paolo eremita è opera del Guercino
(1591-1666), mentre le due tele ai lati sono del Lanfranco (1580-1647): a sinistra
Sant’Agostino accoglie il Signore sotto le sembianze di un pellegrino e a destra,
Agostino che sconfigge le eresie. Il tema della cappella rimanda al carisma
dell’Ordine agostiniano: un’intensa vita di preghiera, silenzio e studio, genera la
carità verso il prossimo e l’amore per la Verità, che si sostanzia nel custodire e
difendere la fede cattolica.

La cappella, che si trova nel transetto sinistro, è dedicata a Santa Monica, la mamma
di Sant’Agostino. In un’urna di marmo verde, posta sotto l’altare e risalente al XVIII
secolo, riposano i resti del corpo della santa, che morì ad Ostia nel 387, mentre era in
attesa di imbarcarsi per l’Africa con il figlio Agostino, convertito grazie a
Sant’Ambrogio e deciso a seguire la vita monastica.

Il corpo di Monica fu sepolto nella Chiesa di Sant’Aurea ad Ostia e poi nel XV
secolo arrivò a Roma.

Sull’altare la splendida pala di fine XVIII secolo di Giovanni Gottardi, rappresenta la
Madonna della Consolazione o della cintola. Si vede rappresentata la Vergine Maria
con il Bambino Gesù che donano rispettivamente una cintura ad Agostino e a
Monica. La tradizione attesta che Monica, rimasta vedova di suo marito Patrizio,
chiese alla Vergine di voler vestire come lei, dopo la morte di San Giuseppe. In una
visione le fu mostrato l’abito nero e la cintura di cuoio, con la promessa che quanti si
fossero vestiti in tal modo, avrebbero ricevuto protezione e consolazione. Ancora
oggi, gli agostiniani vestono l’ampia tunica nera stretta ai fianchi da una lunga cintura
di cuoio.

Nella piccola cappella a sinistra, dedicata ai Santi Agostino e Guglielmo, troviamo un
intero ciclo pittorico realizzato dal Lanfranco nel 1612. Desta meraviglia la finta
cupola con l’Assunzione della Vergine. Nella pala d’altare sono rappresentati i santi
Agostino e Guglielmo che contemplano l’incoronazione della Vergine, mentre su un
lato si vede Agostino che medita il mistero trinitario. Il dipinto mostra Agostino che
parla con un bambino in riva al mare, mentre sulle nubi appare la Trinità. Viene
rappresentato l’episodio in cui l’anziano vescovo vide un bimbo, che con una
conchiglia voleva travasare tutta l’acqua del mare dentro la buca che aveva scavato
nella sabbia. Agostino, attonito cercò allora di spiegargli che era impossibile. A quel
punto, il Bambino gli rispose che, anche lui, faceva lo stesso, tutte le volte che aveva
la pretesa di voler spiegare il mistero Trinitario.

Sulla sinistra, all’ingresso, si staglia maestosa la Madonna del Parto di Jacopo
Sansovino, una statua in marmo realizzata nel 1521, che oltre ad essere un’opera
d’arte, è anche venerata come icona miracolosa. Il primo miracolo avvenne nel 1820,
quando il romano Leonardo Bracci, fece accendere una lampada da far ardere notte e
giorno dinanzi alla statua, per chiedere la grazia della vita della moglie e del figlio,
messi a repentaglio da una gravidanza difficile.

La figura della Vergine ricorda un’antica scultura romana: il collo lungo e tornito e il
profilo classico, saranno l’ispirazione per la Madonna dei Pellegrini del Caravaggio,
la pala d’altare che realizzò nel 1606 per la cappella della Madonna di Loreto a pochi
metri sulla sinistra. Caravaggio rappresenta lo scalone della casa di Nazaret a Loreto,
sul quale si posa leggiadra sulla punta dei piedi, la Vergine Maria che porge il
Bambino paffuto all’anziana coppia di pellegrini, in abiti miseri, che a piedi nudi,
bussano alla porta della Santa Casa, inginocchiandosi con le mani giunte. Il Bambino
guarda incuriosito l’uomo e la donna estasiati e con la punta del piedino ne sfiora le
dita, mentre vengono alla mente le parole di Sant’Agostino nelle sue Confessioni: “Ti
ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di
conseguire la tua pace!”. Santa Monica e sant’Agostino pregate per noi.

 

27 agosto 2021