La questione abitativa e l’urgenza di «un lavoro corale»

Foto Diocesi di Roma / Gennari

Famiglie senza un tetto. Case popolari fatiscenti. Studenti che rinunciano agli studi perché non trovano una sistemazione. Occupazioni abusive. Quartieri periferici senza servizi. Un quadro, quello che riguarda la situazione abitativa di Roma, che sembrerebbe non avere una via d’uscita. Da dove occorre ripartire? Ci sono dei barlumi di speranza? Se ne è parlato, il 23 maggio, nel nuovo incontro “(Dis)uguglianze”, promosso dalla diocesi di Roma nell’ambito delle celebrazioni per i 50 anni del convegno passato alla storia come “I mali di Roma”. L’appuntamento si è tenuto proprio in una delle periferie della città: nella parrocchia di Santa di Santa Maria della Presentazione, a Bastogi, un complesso di case popolari nella zona nord-ovest della città.

I lavori dell’appuntamento dal titolo “Abitare a Roma…germogli di speranza” sono stati indirizzati proprio in tal senso, nel cercare di evidenziare non solo le ombre ma anche le molte luci presenti in città. Un’iniziativa che per questo motivo non vuole rimanere fine a sé stessa, ma aprirà «nuovi percorsi per iniziare a immaginare soluzioni concrete e creare sensibilità», ha detto il vicegerente della diocesi Baldo Reina. Il vescovo in apertura del convegno ha portato i saluti del Papa, anticipando come Francesco abbia inviato una lettera al Consiglio episcopale per rinnovare l’impegno sulla questione abitativa anche in vista del Giubileo. «È un tema complesso e per questo motivo serve un lavoro corale – ha aggiunto -. A Roma oggi si muore da soli o si muore senza casa.

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25 maggio 2024