Omelia di S.E. Mons. Angelo De Donatis
in occasione del Natale di Roma
Campidoglio, 21 aprile 2018
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“Tu hai parole di vita eterna”.
Questa espressione così ricca e provocante ci rimanda a questo giorno, in cui celebriamo la memoria del Natale di Roma, chiamata la città eterna, ovviamente per analogia. Mi sento di dirvi che la parola eternità dovremmo riservarla a ciò che veramente è eterno. Ma è proprio qui che la provocazione diviene più insistente: perché non proporre a tutti gli abitanti di questa città (ed in particolare ai giovani) di vivere nella speranza, di avere speranza, di camminare nella speranza? E la speranza ha sempre un occhio rivolto verso l’eternità, perché altrimenti è una speranza già limitata e riduttiva.
Nella città, allora, vediamo quanto sia necessario, oggi più che mai, aprire sentieri di speranza e ciascuno potrà farlo secondo le sue competenze e secondo il proprio compito. Agli amministratori compete di permettere che i giovani non perdano la speranza, così come ci chiede fortemente il nostro Vescovo Papa Francesco; e compete anche la responsabilità di operare affinché per gli anziani non ci sia la disperazione della solitudine; così come che tutti i bambini possano vedere un futuro gioioso ed ogni adulto senta la responsabilità e la gioia di impegnarsi per edificare una città serena ed accogliente, inserita in un mondo migliore che – insieme- è possibile costruire. Possiamo negare un’accoglienza carica di speranza ai tanti fratelli e sorelle che bussano alle nostre porte, venendo da paesi lontani e chiedendo uno sguardo di tenerezza ed un conforto umano? Non si esaurisce facilmente l’elenco delle attese di speranza….
Evidentemente alla comunità cristiana compete il compito gioioso – direi il ministero – di annunciare la speranza della vita risorta che Gesù ci ha donato. A noi viene chiesto di proclamare con forza che la vita ha sempre una forza gioiosa, anche nelle difficoltà e che la presenza di Dio nella nostra quotidianità (in cui possiamo realizzare la nostra aspirazione alla felicità e alla santità, come ci ricorda il Papa nella lettera Gaudete et exultate, appena donata alla Chiesa) è un conforto che consente di camminare e di andare oltre, superando le difficoltà.
Lavoriamo insieme nella città, affinché le persone sentano la gioia di vivere insieme e non si fermino alle fatiche di una quotidianità impegnativa, alle delusioni, alle preoccupazioni, alla tristezza che spesso affiorano nelle loro giornate. Lavoriamo affinché questa città riscopra la sua vocazione di essere casa comune ed accogliente, senta forte la responsabilità di essere un centro che irradia valori umani ed evangelici, proprio perché è stata scelta per essere il “cuore” della fede cristiana grazie alla memoria della fede semplice e sincera che i Martiri hanno testimoniato nella storia, offrendo la loro vita nella certezza della Resurrezione e della vittoria di Cristo sulla morte.
Lavoriamo assieme per permettere a questa bella ed amata città di avere sempre lo spirito dell’apertura e del dialogo, di essere segno di accoglienza e di fraternità, di proporre gesti concreti di prossimità e di profezia. Se viviamo in questo spirito e con questo desiderio di collaborazione, certamente potremo dire ad ogni donna e ad ogni uomo della nostra comunità, come avvenne per Tabità: “Ti dico, alzati!” Ritrova la speranza e gioisci della tua vita!