di Domenico Rocciolo
Con il titolo «S. Francesca Romana a Ponte Rotto», Mariano Armellini, autore nel 1891 dell’opera Le Chiese di Roma dal secolo IV al XIX (la prima edizione uscì nel 1887), scrisse: «è la cappelletta situata nella pia casa d’esercizi detta di Ponte Rotto in via dei Vascellari. Quivi sorgeva il palazzo dei Ponziani, alla cui famiglia apparteneva il marito di s. Francesca Romana». Ancora oggi, in via dei Vascellari 61 c’è la bella cappella che ricorda la santa romana e il luogo dove dalla fine del Settecento tanti fanciulli poveri si prepararono a ricevere la Prima Comunione.
La scelta di quel luogo altamente simbolico fu fatta da don Gioacchino Michelini, prete romano, che divenuto parroco di S. Salvatore a Ponte Rotto nel 1793, cominciò ad aiutare le famiglie povere e a togliere dalla strada i loro figli. Per la sua opera decise di avvalersi dell’aiuto dei suoi confratelli del clero diocesano. Già membro della Pia Unione di S. Galla, entrò a far parte della Pia Unione di S. Paolo Apostolo, che si occupò di edificare opere di apostolato nelle chiese della città.
L’arrivo dei francesi nel 1798 lo costrinse a interrompere la sua missione, ma una volta caduta la Repubblica romana (1799), riprese le sue attività e stabilì le adunanze dei giovanetti della sua parrocchia nei cameroni adibiti a granai di proprietà del principe Altieri, detti granai di s. Francesca Romana (un tempo palazzo Ponziani). Qui sorse l’Opera Pia di Ponte Rotto sotto l’invocazione di Gesù Redentore, riconosciuta ufficialmente dal Cardinale Vicario Giulio Maria Della Somaglia il 25 agosto 1807.
Dopo l’occupazione napoleonica conclusasi nel 1814, egli tornò ai suoi impegni di educatore e nella casa di Ponte Rotto accolse gli adulti. Organizzò anche gli esercizi spirituali per le donne ricorrendo alla collaborazione delle Maestre Pie, successivamente sostituite dalle religiose della Divina Provvidenza. In modo particolare curò la cappella dedicata a s. Francesca. Nel 1816 istituì il ramo femminile della sua opera. Morì il 22 gennaio 1825. Si può dire, che la sua vita e il suo apostolato si legarono inscindibilmente alla memoria di s. Francesca Romana. La straordinaria attività formativa, che si svolse nella casa di via dei Vascellari 61, fece dire all’Armellini: «è incredibile il bene spirituale» che vi ricevettero tanti giovanetti poveri.