9 Agosto 2025

Assemblea per gli insegnanti di religione della scuola dell’infanzia e primaria (Uff. past. scolastica)

Assemblea per gli insegnanti di religione della scuola dell’infanzia e primaria (Uff. past. scolastica)

Incontro online con l’equipe sinodale

Incontro online con l’equipe sinodale

Udienze in Seminario

Udienze in Seminario

Santa Messa in occasione della festa di San Filippo Neri nella parrocchia Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova)

Santa Messa in occasione della festa di San Filippo Neri nella parrocchia Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova)

Santa Maria delle Grazie, a Casal Boccone grande apertura al trerritorio

Camminare nella «comunione che si realizza solo seguendo la Sua Parola». Questa la consegna del cardinale vicario Baldo Reina alla comunità parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, a Casal Boccone, che ha visitato lunedì pomeriggio. Il porporato ha invitato «a vivere l’unità e ad essere una comunità aperta e in cammino», racconta il parroco don Demetrio Francesco Quattrone, «e noi stiamo facendo del nostro meglio, andando avanti con umiltà». Il sacerdote, che guida la parrocchia della periferia a nord di Roma da 8 anni, mette in luce come «per essere aperti alle esigenze del territorio e accoglienti nei confronti delle persone c’è il bisogno di maturare come realtà ecclesiale», per «costruire una fraternità autentica».

Proprio un segno di apertura verso l’altro ha caratterizzato la visita pastorale del cardinale vicario che «ha incontrato anche gli abitanti del presidio occupato sul nostro territorio – sono ancora le parole del parroco –, toccando con mano la loro povertà ma anche la grande dignità». Gli occupanti, fa sapere don Quattrone, provengono «dai Paesi dell’Africa e dell’America Latina, come cileni e peruviani, ma ci sono anche filippini. Tutti ci insegnano molto perché nonostante la loro condizione cercano un miglioramento».

Apertura e accoglienza rispetto alle esigenze del territorio sono davvero parole-chiave per la parrocchia di Santa Maria delle Grazie, che mette a disposizione i propri spazi della Croce Rossa italiana, dice ancora il parroco, «come grande magazzino e deposito che è stato molto utile e attivo soprattutto durante il tempo della pandemia». Ancora, nei locali parrocchiali trova ospitalità l’associazione Oren che, come illustra don Quattrone, «in sinergia con l’ospedale pediatrico Bambin Gesù segue dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 16, bambini affetti da malattie genetiche rare». I tutor «propongono attività pittoriche, musicali e teatrali in un clima sereno per questi bambini», dice il parroco. Ancora, l’organizzazione di volontariato Scalea 93, «in collaborazione con gli specialisti della Asl e con anche esperti di musica e canto, offre sostegno psichiatrico a persone malate almeno 2 volte alla settimana», aggiunge.

La ricchezza delle proposte e delle iniziative parrocchiali si manifesta pure nella presenza di «tanti carismi diversi – sono ancora le parole di don Quattrone –: dal cammino neocatecumenale al Gam, dalla Comunità di Sant’Egidio ai gruppi di preghiera di Padre Pio e della supplica a Maria che scioglie i nodi. Ci sono poi gli Scout d’Europa e la presenza sul territorio delle suore Maestre Pie Venerini e dell’Istituito salesiano di via della Bufalotta 550».

Per quanto riguarda la catechesi, Oriana, una delle catechiste, spiega che «bambini e ragazzi si ritrovano la domenica dopo la Messa loro dedicata delle 10» e che dopo il momento formativo «rimangono a giocare all’oratorio nei campi da gioco della parrocchia». Con la collega Lorena, Oriana si occupa di un «aiuto nei compiti ai bambini che ne hanno necessità». Da parte sua, Filippo Maria, responsabile con la moglie Anna e con il diacono Luigi del gruppo di preparazione al matrimonio, sottolinea l’importanza di «essere parte dello stesso corpo» e vede in questo il senso di «una Chiesa sinodale». Il referente, medico, cura anche una mostra scultorea che vuole essere «espressione della sacralità di Dio, che si è fatto carne, nella sacralità del corpo dell’uomo». (di Michela Altoviti da Roma Sette)

25 maggio 2025

Udienze

Udienze

Consiglio Episcopale

Consiglio Episcopale

L’insediamento di Leone XIV sulla Cattedra di San Giovanni in Laterano

Questo pomeriggio, 25 maggio, il Papa ha presieduto la Messa in occasione dell’insediamento sulla Cattedra di vescovo di Roma, nella basilica di San Giovanni in Laterano. Hanno concelebrato con lui il cardinale vicario Baldo Reina, i cardinali presenti a Roma, il vicegerente Renato Tarantelli, i vescovi del collegio episcopale e i parroci della diocesi di Roma. Di seguito il testo dell’omelia:

 

Rivolgo un caro saluto ai Signori Cardinali presenti, in particolare al Cardinale Vicario, ai Vescovi Ausiliari e a tutti i Vescovi, ai carissimi Sacerdoti – Parroci, Vice-parroci e tutti coloro che a vario titolo cooperano alla cura pastorale nelle nostre comunità –; come pure ai Diaconi, ai Religiosi, alle Religiose, alle Autorità e a tutti voi, carissimi fedeli.

La Chiesa di Roma è erede di una grande storia, radicata nella testimonianza di Pietro, di Paolo e di innumerevoli martiri, e ha una missione unica, ben indicata da ciò che è scritto sulla facciata di questa Cattedrale: essere Mater omnium Ecclesiarum, Madre di tutte le Chiese. Spesso Papa Francesco ci ha invitato a riflettere sulla dimensione materna della Chiesa (cfr Esort. Ap. Evangelii gaudium, 46-49.139-141; Catechesi, 13 gennaio 2016) e sulle caratteristiche che le sono proprie: la tenerezza, la disponibilità al sacrificio e quella capacità di ascolto che permette non solo di soccorrere, ma spesso di prevenire i bisogni e le attese, prima ancora che siano espresse.

Sono tratti che ci auguriamo crescano ovunque nel popolo di Dio, anche qui, nella nostra grande famiglia diocesana: nei fedeli, nei pastori, in me per primo. Su di essi ci possono aiutare a riflettere le Letture che abbiamo ascoltato. Negli Atti degli Apostoli (cfr 15,1-2.22-29), in particolare, si narra di come la comunità delle origini ha affrontato la sfida dell’apertura al mondo pagano nell’annuncio del Vangelo. Non è stato un processo facile: ha richiesto tanta pazienza e ascolto reciproco; ciò è avvenuto anzitutto all’interno della comunità di Antiochia, dove i fratelli, dialogando – anche discutendo – sono arrivati a definire insieme la questione. Poi però Paolo e Barnaba sono saliti a Gerusalemme. Non hanno deciso per conto loro: hanno cercato la comunione con la Chiesa madre e vi si sono recati con umiltà.

Lì hanno trovato, ad ascoltarli, Pietro e gli Apostoli. Si è così intavolato il dialogo che finalmente ha portato alla giusta decisione: riconoscendo e considerando la fatica dei neofiti, si è concordato di non imporre loro pesi eccessivi, ma di limitarsi a chiedere l’essenziale (cfr At 15,28-29). Così, quello che poteva sembrare un problema è divenuto per tutti un’occasione per riflettere e crescere. Il testo biblico, però, ci dice di più, andando oltre la pur ricca e interessante dinamica umana dell’evento. Ce lo rivelano le parole che i fratelli di Gerusalemme rivolgono, per lettera, a quelli di Antiochia, comunicando loro le decisioni prese. Essi scrivono: «È parso bene […] allo Spirito Santo e a noi» (cfr At 15,28). Sottolineano, cioè, che nell’intera vicenda l’ascolto più importante, che ha reso possibile tutto il resto, è stato quello della voce di Dio. Ci ricordano, così, che la comunione si costruisce prima di tutto “in ginocchio”, nella preghiera e in un continuo impegno di conversione. Solo in tale tensione, infatti, ciascuno può sentire in sé la voce dello Spirito che grida: «Abbà! Padre!» (Gal 4,6) e di conseguenza ascoltare e comprendere gli altri come fratelli.

Anche il Vangelo ci ribadisce questo messaggio (cfr Gv 14,23-29), dicendoci che nelle scelte della vita non siamo soli. Lo Spirito ci sostiene e ci indica la via da seguire, “insegnandoci” e “ricordandoci” tutto ciò che Gesù ha detto (cfr Gv 14,26). In primo luogo lo Spirito ci insegna le parole del Signore imprimendole profondamente in noi, secondo l’immagine biblica della legge scritta non più su tavole di pietra, ma nei nostri cuori (cfr Ger 31,33); dono che ci aiuta a crescere fino a renderci “lettera di Cristo” (cfr 2Cor 3,3) gli uni per gli altri. Ed è proprio così: noi siamo tanto più capaci di annunciare il Vangelo quanto più ce ne lasciamo conquistare e trasformare, permettendo alla potenza dello Spirito di purificarci nell’intimo, di rendere semplici le nostre parole, onesti e limpidi i nostri desideri, generose le nostre azioni.

E qui entra in gioco l’altro verbo: “ricordare”, cioè tornare a rivolgere l’attenzione del cuore a ciò che abbiamo vissuto e appreso, per penetrarne più profondamente il significato e gustarne la bellezza. Penso, in proposito, al cammino impegnativo che la Diocesi di Roma sta percorrendo in questi
anni, articolato su vari livelli di ascolto: verso il mondo circostante, per accoglierne le sfide, e all’interno delle comunità, per comprendere i bisogni e promuovere sapienti e profetiche iniziative di evangelizzazione e di carità. È un cammino difficile, ancora in corso, che cerca di abbracciare una
realtà molto ricca, ma anche molto complessa. È però degno della storia di questa Chiesa, che tante volte ha dimostrato di saper pensare “in grande”, spendendosi senza riserve in progetti coraggiosi, e mettendosi in gioco anche di fronte a scenari nuovi e impegnativi.

Ne è segno il grande lavoro con cui tutta la diocesi, proprio in questi giorni, si sta prodigando per il Giubileo, nell’accoglienza e nella cura dei pellegrini e in innumerevoli altre iniziative. Grazie a tanti sforzi, la città appare a chi vi giunge, a volte da molto lontano, come una grande casa aperta e accogliente, e soprattutto come un focolare di fede. Da parte mia, esprimo il desiderio e l’impegno di entrare in questo cantiere così vasto mettendomi, per quanto mi sarà possibile, in ascolto di tutti, per apprendere, comprendere e decidere insieme: “cristiano con voi e Vescovo per voi”, come diceva Sant’Agostino (cfr Discorso 340, 1). Vi chiedo di aiutarmi a farlo in uno sforzo comune di preghiera e di carità, ricordando le parole di San Leone Magno: «Tutto il bene da noi compiuto nello svolgimento del nostro ministero è opera di Cristo; e non di noi, che non possiamo nulla senza di lui, ma di lui ci gloriamo, lui da cui deriva tutta l’efficacia del nostro operare» (Serm. 5, de natali ipsius, 4).

A tali parole vorrei unire, concludendo, quelle del Beato Giovanni Paolo I, che il 23 settembre 1978, con il volto radioso e sereno che già gli era valso l’appellativo di “Papa del sorriso”, così salutava la sua nuova famiglia diocesana: «San Pio X – diceva – entrando patriarca a Venezia, aveva esclamato in San Marco: “Cosa sarebbe di me, Veneziani, se non vi amassi?”. Io dico ai romani qualcosa di simile: posso assicurarvi che vi amo, che desidero solo entrare al vostro servizio e mettere a disposizione di tutti le mie povere forze, quel poco che ho e che sono» (Omelia in occasione della Presa di Possesso della Cathedra Romana, 23 settembre 1978).

Anch’io vi esprimo tutto il mio affetto, con il desiderio di condividere con voi, nel cammino comune, gioie e dolori, fatiche e speranze. Anch’io vi offro “quel poco che ho e che sono”, e lo affido all’intercessione dei Santi Pietro e Paolo e di tanti altri fratelli e sorelle la cui santità ha illuminato la storia di questa Chiesa e le vie di questa città. La Vergine Maria ci accompagni e interceda per noi.

25 maggio 2025

Celebrazione Eucaristica e insediamento sulla Cathedra Romana del Vescovo di Roma Leone XIV

Celebrazione Eucaristica e insediamento sulla Cathedra Romana del Vescovo di Roma Leone XIV

Aria di famiglia a Santa Maria della Perseveranza

Già dall’ingresso si respira aria di famiglia. I biglietti da visita sono due: uno striscione con il logo dell’Anno Santo e un altro con una scritta in rosso a caratteri cubitali: «Volemose bene». È la frase che i ragazzi e le ragazze dell’oratorio hanno deciso di lasciare come benvenuto sulla rampa della parrocchia di Santa Maria della Perseveranza, in via della Pisana. Le parole di san Giovanni Paolo II sono un monito silenzioso. Strappano un sorriso a tutti. Anche il cardinale vicario Baldo Reina, che venerdì si è recato nella chiesa per la visita pastorale, ha potuto ammirare il lavoro realizzato dai giovani. Proprio loro lo hanno accolto al suo arrivo. Una sorpresa preparata ad hoc. Nel pomeriggio, il porporato ha incontrato anche i bambini con disabilità ricoverati al San Raffaele, ospedale a due passi dalla parrocchia.

«È un gruppo molto vivo, che si è maggiormente rafforzato dopo il Giubileo degli adolescenti – racconta don Ivan Dario Rivera Cuadrado, il parroco, bocconista, riferendosi ai ragazzi e alle ragazze dell’oratorio –. Alcuni di loro, in quell’occasione, hanno raccontato la propria esperienza ad altri coetanei e li hanno convinti a partecipare ai nostri incontri». Ma la pastorale giovanile è solo uno dei tanti punti di forza della parrocchia. Una comunità che è immersa in un contesto particolarmente multietnico. «Ci sono molte persone che vengono dalle Filippine, dall’India e dall’Est Europa – sottolinea il sacerdote –. C’è un bel clima di condivisione. Partecipano tutti alle stesse Messe».

Il collante è la grande attenzione all’aspetto spirituale. «Ogni giovedì organizziamo l’adorazione eucaristica – aggiunge il parroco –. Per quanto riguarda invece il catechismo, dall’anno scorso è emersa l’esigenza di trasmettere la fede in maniera più attiva, in particolare attraverso il gioco e le uscite alle quali possono partecipare pure i genitori». Al centro dell’impegno parrocchiale c’è però soprattutto la carità, attraverso l’associazione “Boccone del povero”, che si prende cura delle famiglie in difficoltà del territorio. «Due o tre volte all’anno – racconta don Ivan – chiediamo alla comunità di partecipare a una raccolta di generi alimentari». Tra i problemi più diffusi, la mancanza di lavoro, i contratti a nero, la solitudine degli anziani e anche qualche caso di tossicodipendenza. Senza dimenticare, aggiunge il sacerdote, «la povertà evangelica».

«Come parrocchia – sottolinea – siamo chiamati ad andare incontro a queste fragilità, affidandoci a Maria, che ci aiuta a perseverare nella quotidianità della nostra vita». Un servizio che Paolo porta avanti da sette anni come ministro straordinario della Comunione e come catechista dei catecumeni. Tante le storie di dolore e di speranza che si porta nel cuore. Tra tutte, quella di una signora malata di Sla che assiste attualmente. «L’ho conosciuta quando ancora riusciva a camminare – racconta – . Adesso purtroppo è allettata e a malapena riesce a parlare. La sua fede però è incrollabile. Da casa sua non si esce con la tristezza, ma con la gioia nel cuore. Per me è un punto di riferimento spirituale. È una parte viva della parrocchia». (di Giuseppe Muolo da Roma Sette)

25 maggio 2025

S. Messa presso la parrocchia Sacro Cuore di Gesù agonizzante

S. Messa presso la parrocchia Sacro Cuore di Gesù agonizzante

S. Messa a S. Giovanni in Laterano (Giubileo dell’ORA)

S. Messa a S. Giovanni in Laterano (Giubileo dell’ORA)

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