Basilica di San Giovanni in Laterano
Ore 17:30 Celebrazione Giubilare XXXI Prefettura
Basilica di San Giovanni in Laterano
Ore 17:30 Celebrazione Giubilare XXXI Prefettura
A questo evento giubilare sono particolarmente invitati, insieme ai loro famigliari, tutti coloro che sono coinvolti nel mondo della giustizia laica, canonica, ecclesiastica (giudici, pubblici ministeri, magistrati, avvocati, operatori del diritto, etc.).
PROGRAMMA
Sabato 20 settembre
– h.9.00-10.30: Pellegrinaggio alla Porta Santa
• con la possibilità di ricevere il Sacramento della Riconciliazione nelle chiese giubilari
– h.12.00: Catechesi con il Santo Padre
TERMINE DELLE ISCRIZIONI: 20 luglio 2025
A questo evento giubilare sono particolarmente invitati, insieme ai loro famigliari e amici, tutti coloro che stanno vivendo un tempo di dolore e afflizione, per malattie, lutti, violenze e abusi subiti.
PROGRAMMA
Lunedì 15 settembre
– h.8.00-12.00: Pellegrinaggio alla Porta Santa
• con la possibilità di ricevere il Sacramento della Riconciliazione nelle chiese giubilari
– h.17.00: “Ridare speranza, asciugando le lacrime”
• Veglia di preghiera con il Santo Padre (Basilica di S. Pietro)
TERMINE DELLE ISCRIZIONI: 13 luglio 2025
I Vescovi e i Presbiteri che desiderano concelebrare, e i Diaconi che vorranno partecipare, dovranno prenotarsi presso l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice tramite il seguente link: https://biglietti.liturgiepontificie.va/ . Le iscrizioni inizieranno solo dopo la pubblicazione ufficiale del calendario delle celebrazioni presiedute dal Santo Padre.
Da venerdì 29 a domenica 31 agosto
“Nel ricordo del transito della Beata Maria Corsini”
Ritiro spirituale a Serravalle (AR) per giovani sposi e coppie di fidanzati
È stata pubblicata la graduatoria con gli esiti della partecipazione al Bando regionale avente come oggetto: “Attuazione D.G.R. 355 del 23 maggio 2025, Legge regionale 13 giugno 2001, n. 13 e s.m.i, “Riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori. Approvazione del Programma annuale delle attività 2025 e finalizzazione delle risorse di parte corrente” (euro 30.000,00 euro di massimale).
Gli enti che hanno presentato progetti idonei e finanziabili dovranno inviare l’atto d’impegno e la relativa polizza fidejussoria a copertura dell’intero importo entro l’8 settembre 2025.
Nel file allegato è presente l’elenco dei:
Come informa la Direzione regionale Affari della Presidenza, Turismo, Cinema, Audiovisivo e Sport, a stretto giro invierà ai richiedenti dei programmi idonei e finanziabili, all’indirizzo PEC indicato in sede di presentazione della domanda, la notifica della determinazione di approvazione della graduatoria, con la richiesta della sottoscrizione del prescritto “Atto di impegno” di cui all’allegato 4 del citato Avviso Pubblico già pubblicato e della trasmissione della polizza fidejussoria che coprirà l’intero importo secondo le modalità previste dall’Avviso stesso. I soggetti ammessi al finanziamento, quindi, dovranno provvedere a trasmettere via PEC quanto richiesto, entro l’8 settembre 2025. Con successivo atto, la direzione proponente provvederà all’impegno di spesa relativamente a ciascun programma idoneo e finanziabile, di cui all’Allegato 1, subordinatamente alla trasmissione della suddetta documentazione. Per i parroci, quindi, è importante controllare la casella PEC.
Per scaricare la graduatoria, clicca qui
5 agosto 2025
Di seguito il testo integrale della lettera del cardinale vicario
Carissimi,
all’indomani del Giubileo dei Giovani, insieme al Consiglio Episcopale, sento il bisogno di esprimere a ciascuno di voi un sentito “grazie” per tutto quello che avete fatto in questi mesi di preparazione e, in particolare, nell’ultima settimana culminata nella Veglia di sabato е nella commovente Celebrazione Eucaristica di ieri mattina presiedute dal nostro Vescovo.
Quando abbiamo iniziato a ragionare su questo grande evento, il Dicastero per la Nuova Evangelizzazione guidato da S.E. Mons. Fisichella, ci ha affidato la cura dell’accoglienza dei giovani pellegrini; con prontezza e disponibilità ci siamo messi all’opera, organizzando con dedizione ogni aspetto in modo da arrivare preparati e offrire un servizio degno della bellezza di quanto abbiamo vissuto.
Desidero rivolgere un particolare ringraziamento all’Ufficio per la Pastorale Giovanile a partire dal suo direttore, don Alfredo Tedesco, per l’impegno profuso e per il cammino di accompagnamento che ha saputo offrire in questo ultimo anno. Si è rivelata provvidenziale l’intuizione di istituire una rete di referenti di Pastorale Giovanile per ciascuna Prefettura. I 36 sacerdoti incaricati hanno svolto un servizio prezioso, spesso forse nascosto agli occhi dei più, ma molto utile per sollecitare le singole comunità, per mappare i luoghi destinati all’accoglienza, per sostenere gli animatori e per segnalare le difficoltà per tempo, al fine di trovare soluzioni adeguate e tempestive. La scelta dei referenti di prefettura è la dimostrazione che, quando usciamo fuori dai nostri confini e facciamo rete con chi ci sta accanto e con la realtà della Diocesi, le cose funzionano davvero e hanno il sapore di un’autentica fraternità ecclesiale.
In questo sentimento di gratitudine vi chiedo di includere i tantissimi volontari che ci hanno supportato sia a livello diocesano che nelle singole comunità parrocchiali. E’ stato bello vedere la generosità di tanti fratelli e sorelle che, secondo le loro possibilità, hanno fatto ciò che hanno potuto per rendere più bella e più familiare l’accoglienza.
Credo che siamo riusciti a mostrare il volto di una Chiesa che vuole essere fedele alla sua intima vocazione di “madre di tutte le Chiese” nella carità e nella comunione. E quando vediamo i frutti di tale impegno ci sentiamo incoraggiati e scopriamo il lato bello della nostra Diocesi, colma di vitalità e freschezza.
In queste ultime settimane di certo non sono mancati gli imprevisti o le difficoltà. La macchina organizzativa è stata molto complessa e abbiamo messo in conto che qualcosa avrebbe potuto non funzionare alla perfezione. Se da parte nostra, come Diocesi, non siamo stati pronti nell’affrontare qualche problematica vi chiedo scusa; mi sento di dire che ce l’abbiamo messa tutta cercando di rispondere con dedizione ad ogni richiesta di supporto.
Celebrato il Giubileo dei Giovani è tempo di un po’ di riposo nel corpo e nello spirito prima di riprendere le attività del prossimo anno pastorale.
Come accennato durante la celebrazione del 24 giugno scorso, considerato il particolare anno che abbiamo vissuto, segnato in particolare dalla morte di Papa Francesco e dall’inizio del ministero di Papa Leone XIV, abbiamo pensato di posticipare a settembre la consegna delle linee pastorali.
Il nostro Vescovo ha accettato con gioia di accompagnare Lui stesso l’avvio dell’anno pastorale e verrà nella nostra Basilica Cattedrale il 19 settembre p.v., nel pomeriggio, per tracciare il cammino della nostra Chiesa all’interno di una grande Assemblea Diocesana. Alla ripresa delle attività riceverete una lettera con tutti i dettagli di quel momento; intanto desidero condividere questa gioia perché possiamo sin da adesso alimentarla con la preghiera.
A voi e ai vostri collaboratori auguro di trascorre un’estate serena e ristoratrice.
Ancora una volta grazie di cuore. In questo giorno speciale ci affidiamo all’intercessione del Santo Curato D’Ars perché ci custodisca nell’umiltà e nel desiderio di crescere nella santità.
A ciascuno di voi chiedo preghiere per il mio servizio e vi abbraccio tutti con profondo affetto.
Buona estate!
Baldassare Card. Reina
Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma
4 agosto 2025
Pellegrino tra i pellegrini. È scomparso per qualche secondo, Papa Leone. Il suo volto nascosto dietro la croce. E quello di Cristo mostrato ai giovani di tutto il mondo. Si è fatto piccolo per mostrare loro la grandezza dell’unica «stella polare» da seguire «per costruire il futuro». L’ha alzata al cielo quando è arrivato sul palco. Quasi si confondeva con i ragazzi che lo hanno seguito. Il bianco della talare si è mischiato all’arcobaleno di colori delle magliette. Il sole stava tramontando proprio in quel momento. L’ultima luce del giorno, che però è sembrata l’alba di un nuovo giorno.
C’erano un milione di giovani ad aspettarlo. Un milione di anime di 146 Paesi diversi assetati di dubbi, domande, insicurezze. Alla ricerca di una speranza da toccare finalmente con mano. Le risposte, il Papa, gliel’ha donate già dall’inizio. Da quando, sceso dalla Papamobile, ha percorso l’ultimo tratto a piedi, portando in mano la croce dei pellegrinaggi giubilari. Un gesto poi sigillato nell’eternità dalla strada che ha indicato loro: «Ascoltate la sua Parola, che è Vangelo di salvezza! – ha detto il Papa rispondendo alla domanda di un ragazzo statunitense -. Cercate la giustizia, rinnovando il modo di vivere, per costruire un mondo più umano! Servite il povero, testimoniando il bene che vorremmo sempre ricevere dal prossimo! Adorate l’Eucarestia, fonte della vita eterna! Studiate, lavorate, amate secondo lo stile di Gesù, il Maestro buono che cammina sempre al nostro fianco». Da qui, il suo mandato: «Quanto ha bisogno il mondo di missionari del Vangelo che siano testimoni di giustizia e di pace! Quanto ha bisogno il futuro di uomini e donne che siano testimoni di speranza! Ecco, carissimi giovani, il compito che il Signore Risorto ci consegna». E ha ribadito: «L’amicizia è una strada per la pace».
Il Pontefice è arrivato a Tor Vergata intorno alle 19.20. Alla comparsa dell’elicottero bianco, si è sentito il primo boato dei ragazzi. Le mani di tutti indicavano in alto. Dopo pochi minuti, è atterrato sulla pista. Qualche momento di attesa e poi ha iniziato il giro tra i giovani con la papamobile. Il sole basso gli illuminava il volto, coperto da qualche ombra. Sorrideva raggiante mentre salutava i ragazzi che lo acclamavano. In tre di loro hanno condensato le domande che attraversano la loro vita. E le hanno rivolte al pontefice all’inizio della veglia, accompagnata dalla musica del coro diocesano diretto da monsignor Marco Frisina e dalle voci del trio “Il Volo”.
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Di seguito il testo integrale dell’omelia pronunciata da Papa Leone XIV nella Messa celebrata questa mattina a Tor Vergata, a conclusione del Giubileo dei giovani
Carissimi giovani,
dopo la Veglia vissuta assieme ieri sera, ci ritroviamo oggi per celebrare l’Eucaristia, Sacramento del dono totale di Sé che il Signore ha fatto per noi. Possiamo immaginare di ripercorrere, in questa esperienza, il cammino compiuto la sera di Pasqua dai discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35): prima si allontanavano da Gerusalemme intimoriti e delusi; andavano via convinti che, dopo la morte di Gesù, non ci fosse più niente da aspettarsi, niente in cui sperare. E invece hanno incontrato proprio Lui, lo hanno accolto come compagno di viaggio, lo hanno ascoltato mentre spiegava loro le Scritture, e infine lo hanno riconosciuto allo spezzare del pane. I loro occhi allora si sono aperti e l’annuncio gioioso della Pasqua ha trovato posto nel loro cuore.
La liturgia odierna non ci parla direttamente di questo episodio, ma ci aiuta a riflettere su ciò che in esso si narra: l’incontro con Cristo Risorto che cambia la nostra esistenza, che illumina i nostri affetti, desideri, pensieri.
La prima Lettura, tratta dal Libro del Qoelet, ci invita a prendere contatto, come i due discepoli di cui abbiamo parlato, con l’esperienza del nostro limite, della finitezza delle cose che passano (cfr Qo 1,2;2,21-23); e il Salmo responsoriale, che le fa eco, ci propone l’immagine dell’«erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca» (Sal 90,5-6). Sono due richiami forti, forse un po’ scioccanti, che però non devono spaventarci, quasi fossero argomenti “tabù”, da evitare. La fragilità di cui ci parlano, infatti, è parte della meraviglia che siamo. Pensiamo al simbolo dell’erba: non è bellissimo un prato in fiore? Certo, è delicato, fatto di steli esili, vulnerabili, soggetti a seccarsi, piegarsi, spezzarsi, e però al tempo stesso subito rimpiazzati da altri che spuntano dopo di loro, e di cui generosamente i primi si fanno nutrimento e concime, con il loro consumarsi sul terreno. È così che vive il campo, rinnovandosi continuamente, e anche durante i mesi gelidi dell’inverno, quando tutto sembra tacere, la sua energia freme sotto terra e si prepara ad esplodere, a primavera, in mille colori.
Noi pure, cari amici, siamo fatti così: siamo fatti per questo. Non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore. E così aspiriamo continuamente a un “di più” che nessuna realtà creata ci può dare; sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere. Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci! Ascoltiamola, piuttosto! Facciamone uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell’incontro con Dio. Ci troveremo di fronte a Lui, che ci aspetta, anzi che bussa gentilmente al vetro della nostra anima (cfr Ap 3,20). Ed è bello, anche a vent’anni, spalancargli il cuore, permettergli di entrare, per poi avventurarci con Lui verso gli spazi eterni dell’infinito.
Sant’Agostino, parlando della sua intensa ricerca di Dio, si chiedeva: «Qual è allora l’oggetto della nostra speranza […]? È la terra? No. Qualcosa che deriva dalla terra, come l’oro, l’argento, l’albero, la messe, l’acqua […]? Queste cose piacciono, sono belle queste cose, sono buone queste cose» (Sermo 313/F, 3). E concludeva: «Ricerca chi le ha fatte, egli è la tua speranza» (ibid.). Pensando, poi, al cammino che aveva percorso, pregava dicendo: «Tu [Signore] eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo […]. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai (cfr Sal 33,9; 1Pt 2,3) e ho fame e sete (cfr Mt 5,6; 1Cor 4,11); mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace» (Confessiones, 10, 27).
Hermanas y hermanos, son palabras muy hermosas, que nos recuerdan lo que decía el Papa Francisco en Lisboa, durante la Jornada Mundial de la Juventud, a otros jóvenes como ustedes: «Cada uno está llamado a confrontarse con grandes preguntas que no tienen […] una respuesta simplista o inmediata, sino que invitan a emprender un viaje, a superarse a sí mismos, a ir más allá […], a un despegue sin el cual no hay vuelo. No nos alarmemos, entonces, si nos encontramos interiormente sedientos, inquietos, incompletos, deseosos de sentido y de futuro […]. ¡No estamos enfermos, estamos vivos!» (Discurso en el encuentro con los jóvenes universitarios, 3 agosto 2023).
[Sorelle e fratelli, sono parole bellissime, che ricordano quanto Papa Francesco diceva a Lisbona, durante la Giornata Mondiale della Gioventù, ad altri giovani come voi: «Ognuno è chiamato a confrontarsi con grandi domande che non hanno […] una risposta semplicistica o immediata, ma invitano a compiere un viaggio, a superare sé stessi, ad andare oltre […], a un decollo senza il quale non c’è volo. Non allarmiamoci allora se ci troviamo interiormente assetati, inquieti, incompiuti, desiderosi di senso e di futuro […]. Non siamo malati, siamo vivi!» (Discorso per l’incontro con i Giovani Universitari, 3 agosto 2023).]
There is a burning question in our hearts, a need for truth that we cannot ignore, which leads us to ask ourselves: what is true happiness? What is the true meaning of life? What can free us from being trapped in meaninglessness, boredom and mediocrity?
In recent days, you have had many beautiful experiences. You have met other young people from different parts of the world and from diverse cultures. You have exchanged knowledge, shared expectations and entered into dialogue with the city through art, music, technology and sport. At the Circus Maximus, you also approached the Sacrament of Penance and received God’s forgiveness, asking for his help to live a good life.
[C’è una domanda importante nel nostro cuore, un bisogno di verità che non possiamo ignorare, che ci porta a chiederci: cos’è veramente la felicità? Qual è il vero gusto della vita? Cosa ci libera dagli stagni del non senso, della noia, della mediocrità?
Nei giorni scorsi avete fatto molte belle esperienze. Vi siete incontrati tra coetanei provenienti da varie parti del mondo, appartenenti a diverse culture. Vi siete scambiati conoscenze, avete condiviso aspettative, avete dialogato con la città attraverso l’arte, la musica, l’informatica, lo sport. Al Circo Massimo, poi, accostandovi al Sacramento della Penitenza, avete ricevuto il perdono di Dio e avete chiesto il suo aiuto per una vita buona.]
In tutto questo potete cogliere una risposta importante: la pienezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo né, come abbiamo sentito nel Vangelo, da ciò che possediamo (cfr Lc 12,13-21). È legata piuttosto a ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere (cfr Mt 10,8-10; Gv 6,1-13). Comprare, ammassare, consumare, non basta. Abbiamo bisogno di alzare gli occhi, di guardare in alto, alle «cose di lassù» (Col 3,2), per renderci conto che tutto ha senso, tra le realtà del mondo, solo nella misura in cui serve a unirci a Dio e ai fratelli nella carità, facendo crescere in noi «sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità» (Col 3,12), di perdono (cfr ivi, v. 13), di pace (cfr Gv 14,27), come quelli di Cristo (cfr Fil 2,5). E in questo orizzonte comprenderemo sempre meglio cosa significhi che «la speranza […] non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (cfr Rm 5,5).
Carissimi giovani, la nostra speranza è Gesù. È Lui, come diceva San Giovanni Paolo II, «che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande […], per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna» (XV Giornata Mondiale della Gioventù, Veglia Di Preghiera, 19 agosto 2000). Teniamoci uniti a Lui, rimaniamo nella sua amicizia, sempre, coltivandola con la preghiera, l’adorazione, la Comunione eucaristica, la Confessione frequente, la carità generosa, come ci hanno insegnato i beati Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis, che presto saranno proclamati Santi. Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno. Allora vedrete crescere ogni giorno, in voi e attorno a voi, la luce del Vangelo.
Vi affido a Maria, la Vergine della speranza. Con il suo aiuto, tornando nei prossimi giorni ai vostri Paesi, in tutte le parti del mondo, continuate a camminare con gioia sulle orme del Salvatore, e contagiate chiunque incontrate col vostro entusiasmo e con la testimonianza della vostra fede! Buon cammino!
3 agosto 2025
Ostia: il sole tramonta. Un piccolo altare viene allestito di fronte al mare. Sulla spiaggia ferrosa si accende una strada di fiaccole. La luna disegna sull’acqua una scia d’argento. Il suono della risacca e centinaia di braccialetti luminosi si accendono. La musica si spegne. Non è un rave. «È un’opportunità per aprire la porta del cuore».
Viene esposto il Santissimo. Inizia l’adorazione, proposta dalla XXVI prefettura. Oltre 800 i presenti: pellegrini provenienti da Ucraina, Portogallo, Brasile, Polonia, Belgio, da Avellino e dalla diocesi di Cesena, guidati dal vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo. Poi i giovani di Ostia, tanti, insieme ai volontari che si sono adoperati in questi giorni per l’accoglienza. Sono seduti sui lettini, inginocchiati a terra. Diversi i sacerdoti disponibili per le confessioni. Viene letto il Vangelo di Giovanni.
«Pietro torna a pescare, dopo aver incontrato e vissuto con Gesù. Torna a fare quello che sapeva fare. Sono giorni intensi questi» sottolinea monsignor Renato Tarantelli, vescovo per il settore Sud e vicegerente della diocesi, che presiede la preghiera, nella serata di venerdì 1 agosto. «Giorni ricchi di emozioni, cercando di incontrarsi, di entrare nel mistero della vita di tutti noi. Così dopo questi momenti voi tornerete alle vostre case, facendo quello che avrete sempre fatto. È lì che incontreremo il Signore. Lì tornerà a parlare a rinnovare la domanda “Avete qualcosa da mangiare?”. La risposta che dovremmo dare è: “No Signore, non ho nulla. Sei tu a darmi tutto!” Tutto parte dal riconoscimento della propria debolezza. In questi giorni siamo nutriti dalla Parola. Lasciamole sempre uno spazio. Con Lui nulla è impossibile. Che questo giubileo sia un trampolino per tuffarvi nelle vostre vite e scoprire il dono di Dio che è in voi». Segue un silenzio denso e prolungato, poi alcuni canti. La preghiera è in italiano e in inglese. Quindi le testimonianze.
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Cinque lunghe file con 200 piccole tende bianche a cupola all’interno delle quali ci sono un tavolino, due sedie, un ventilatore. Il Circo Massimo, venerdì 1° agosto, è un confessionale a cielo aperto dove mille sacerdoti di varie lingue si alternano ogni due ore per amministrare il sacramento della riconciliazione, nella giornata penitenziale organizzata nell’ambito del Giubileo dei giovani. Alle due estremità e nel centro, tre tendoni. Il primo e l’ultimo regolano accesso e deflusso all’area dove è un continuo via vai di giovani. Al centro vengono distribuite bottigliette d’acqua e libricini dell’edizione Youcat dedicati alla confessione. Montate in più punti anche delle tende con nebulizzatori dove è possibile rinfrescarsi. Davanti ai confessionali lunghe code ordinate.
«È un’emozione grandissima», esordisce il sindaco Roberto Gualtieri, arrivato nell’area intorno a mezzogiorno con il pro prefetto del dicastero dell’Evangelizzazione l’arcivescovo Rino Fisichella. Intorno a lui si radunano decine di ragazzi, soprattutto romani, che gli chiedono un selfie. «Tutti questi giovani – afferma il primo cittadino della Capitale – esprimono veramente la speranza, sono la luce della speranza e i loro valori, la loro allegria, la loro fraternità danno fiducia nel mondo. Il Circo Massimo visto dall’alto è bellissimo. In questi giorni i ragazzi attraversano Roma e i romani li accolgono con grande gioia».
Radunati dalle 10 della mattina ci sono i ragazzi «delle nostre parrocchie e delle nostre realtà associative – aggiunge Fisichella -. Sono espressione della vitalità delle nostre comunità e ci dicono che è possibile guardare al futuro con speranza. Sono disponibili e presenti tanto nei momenti di gioia quanto in quelli di spiritualità. È bellissimo vedere come Roma li sta accogliendo».
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«Al centro non c’è il nostro io. Al centro c’è sempre e solo Cristo, nostra speranza e pace». Si è propagata in tutta la piazza e ha raggiunto i cuori dei 40mila pellegrini italiani la voce del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna. «Cristo che rende l’altro, qualunque esso sia, il mio e nostro prossimo e non un estraneo o un nemico». È questo lo snodo imprescindibile da cui partono le strade della pace. Il porporato lo ha indicato senza mezzi termini. E la risposta dei giovani, che si sono riuniti, la sera del 31 luglio, per la Confessio fidei “Tu sei Pietro”, si è percepita nei loro sguardi e nello scambio di pace che si sono dati alla fine, su invito dello stesso cardinale. Gli stessi sguardi che hanno accompagnato le parole del cardinale Pierbattista Pizzaballa, che parlando della situazione in Terra Santa ha sottolineato in un videomessaggio che «anche in mezzo alla sofferenza, non mancano mai segni di vita e di speranza. Lo vedo ogni giorno. Dio non ci lascia mai soli». In questo mare incredibile di sfiducia e di odio- ha aggiunto – sono tante le persone che sono ancora capaci di mettersi in gioco per fare qualcosa per l’altro, perché non si arrendono a questa situazione di “io e nessun altro”, ma puntano sul “noi insieme”».
Sulla stessa scia l’omelia di Zuppi. «Siamo qui e questa nostra Madre – ha detto riferendosi alla Chiesa -, la mia e nostra casa dove tutti, tutti, tutti, siamo accolti come le braccia del colonnato ci stringono e ci definiscono, la vediamo addolorata sotto una croce ingiusta e terribile sulla quale è inchiodato suo figlio e i suoi figli. Sono croci costruite follemente dagli uomini che fabbricano armi per uccidere e distruggono quello che fa vivere». Oggi «si combattono tante inutili stragi, tante guerre. – ha aggiunto il cardinale -. Chi uccide un uomo, uccide il mondo intero! Come uccidere un bambino? Non possiamo mai abituarci a una sofferenza infinita. È un mondo che accetta di nuovo come normale pensarsi l’uno contro l’altro o l’uno senza l’altro, che in modo dissennato non ha paura della forza inimmaginabile degli ordigni nucleari». Nel nostro mondo, secondo Zuppi, «diventa normale l’uno sopra l’altro, gli uni contro gli altri, gli uni senza gli altri, e non crediamo più che siamo sulla stessa barca e che l’umanità deve porre fine alla guerra o la guerra porrà fine all’umanità».
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