1 Maggio 2025

Campo estivo diocesano – Uff. past. giovanile

Campo estivo diocesano – Uff. past. giovanile

Campo estivo diocesano – Uff. past. giovanile

Campo estivo diocesano – Uff. past. giovanile

Campo estivo diocesano – Uff. past. giovanile

Campo estivo diocesano – Uff. past. giovanile

Campo estivo degli universitari

Campo estivo degli universitari, a cura del Servizio cultura e università.

Campo diocesano per i ragazzi di II e III media

Campo diocesano per i ragazzi di II e III media, a cura del Servizio per la pastorale giovanile.

Campo diocesano per i ragazzi delle scuole superiori a Santa Maria dell’Acero (Velletri)

Campo diocesano per i ragazzi delle scuole superiori a Santa Maria dell’Acero (Velletri)

Campo diocesano per i ragazzi della II e III media a Santa Maria dell’Acero (Velletri)

Campo diocesano per i ragazzi della II e III media a Santa Maria dell’Acero (Velletri).

Campo diocesano per gli adolescenti delle scuole superiori

Campo diocesano per gli adolescenti delle scuole superiori, a cura del Servizio per la pastorale giovanile.

Campagna Cei Uniti nel dono: le storie di due parrocchie romane

Don Stefano Meloni (foto della campagna Cei)

Due comunità parrocchiali della periferia sud di Roma – Magliana e Ottavo Colle – che vivono la loro quotidianità con criticità e risorse differenti, esprimendo delle risposte generative che le rendono due modelli virtuosi di quella solidarietà creativa che avvicina le persone e rende un servizio prezioso al territorio.

La parrocchia di San Gregorio Magno alla Magliana vive le difficoltà di un quartiere complesso e abitato da oltre 40mila persone di estrazione popolare, afflitto da anni di speculazione edilizia, e funestato da una situazione economica complicata per molte famiglie. Complicazioni acuite anche dalla presenza di insediamenti – sia abusivi che autorizzati – di campi rom. Una situazione di potenziale conflitto che l’amore di don Stefano Meloni e dei suoi volontari ha trasformato in ricchezza e valore per l’intera comunità parrocchiale.
“Cerchiamo di essere vicini a tutte quelle realtà di povertà che ci sono nel quartiere – spiega don Stefano a Cristian Gennari nel video “Preparate la via del Signore… (Mc 1,3)” che si può vedere al link https://www.youtube.com/watch?v=L9QFPoD6arw&t=221s – seguendo in particolare i rom. E lo riteniamo un processo particolarmente importante perché a volte subiscono dei pregiudizi, invece chiedono solo di essere ascoltati e così è nato un rapporto che supera le richiesti materiali e diventa conoscersi e stare assieme”.

Per don Stefano Meloni, 69 anni, operare con le comunità nomadi è una necessità dettata dalla volontà di ribaltare quei luoghi comuni che s’insinuano come ombre nella storia di queste popolazioni. Da ragazzo, prima di prendere la via del seminario, era stato volontario delle suore di Madre Teresa, poi sacerdote nel 1999 e da subito impegnato nel supporto alle famiglie del campo rom di via Luigi Candiani, alla Magliana Vecchia, che ospita circa 800 persone in grande difficoltà. Uno spirito di supporto che ha portato con sé a San Gregorio Magno, la parrocchia che guida dal 2019, dove ha trovato una grande risposta dai suoi volontari.

Dai corsi di alfabetizzazione, cinque professoresse volontarie e tre suore che fanno da insegnanti – come testimoniato da Deborah Foglia, responsabile del progetto e del centro di ascolto Caritas parrocchiale, su unitineldono.it -, all’ascolto, passando per il disbrigo pratiche che include anche l’iscrizione a scuola dei bambini fino ai beni materiali (vestiario, pacchi alimentari, persino le bombole del gas). Un’amicizia tra culture che viene celebrata con la Festa dei popoli che consente alle popolazioni romanì di rappresentare, con danze e canti, le loro tradizioni. “La nostra porta è sempre aperta a tutto il quartiere che aiutiamo in molti modi – conclude il don – però credo che sia molto importante sapere che quello che si fa all’esterno viene poi ritrovato in parrocchia, i volontari sono gli stessi che poi vengono da noi a condividere la gioia di aiutare gli altri”.

E un modo creativo di aiutare gli altri lo hanno sperimentato nella parrocchia di San Vigilio, zona di Ottavo Colle, una periferia decisamente diversa della Capitale rispetto alla Magliana. Ottomila abitanti, ceto medio o elevato, età media abbastanza alta, e grande vocazione ambientale manifestata da un ambiente curato e ricco di verde. La comunità, guidata da don Alfio Tirrò, 47 anni, che è qui dal 2017, sacerdote diocesano dal 2000, incarna alcuni degli inviti espressi da Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ dedicata alla cura del Creato.

“L’emergenza ambientale si avverte nella quotidianità, a noi, ad esempio, succede che la pioggia, trovandoci al di sotto del livello della strada, allaghi qualche locale della parrocchia – spiega don Alfio a Cristian Gennari nel video “Non vi trovi addormentati (Mc 13,36)” che si può vedere al link https://www.youtube.com/watch?v=ozQQINxLQmo&t=263s – e questo ci ha dato uno spunto di riflessione nella nostra comunità, pertanto ci è sembrato naturale far corrispondere una produzione di una energia sana e pulita con gli aspetti vantaggiosi dal punto di vista economico”.

Vantaggi economici che poi si declinano nella possibilità di poter aiutare, di più e meglio gli assistiti dalla parrocchia, oltre che prendersi cura della casa comune. L’elenco è particolarmente composito: c’è il risparmio derivato dall’installazione dei pannelli fotovoltaici – costi dell’energia abbattuti del 35% -, la sostituzione delle lampade alogene con quelle a Led, e poi ancora l’orto urbano di zona con le sue verdure fresche che vengono devolute alla struttura di accoglienza “Casa Betlemme” e il giardino parrocchiale con gli alberi da frutto e gli ulivi. Elementi che legano la comunità nell’arte della cura del creato in una dimensione materiale e spirituale con il coinvolgimento di tanti adolescenti e anche dei ragazzi del catechismo che in questi spazi verdi vengono a fare lezione.

Un messaggio di condivisione e di speranza che poi è anche un modello di sostenibilità economica, oltre che ambientale, che si può esportare. “Tutto questo – conclude don Alfio – non è solo un privilegio che si possono permettere parrocchie in una situazione economica più serena, perché per fare questo basta essere persone ed è sufficiente imparare dalla natura che quando ognuno si mette a disposizione dell’altro, tutti insieme fioriscono e formano bellezza”.

Questa sono solo due delle tantissime storie di salvezza e aiuto portate avanti sul territorio da sacerdoti, impegnati in prima linea, e dalle loro comunità. A sostegno delle offerte per i sacerdoti sarà programmata, fino a Natale, la campagna della Conferenza Episcopale Italiana, realizzata da Casta Diva Group e articolata tra spot tv, radio, web, social. Gli spot raccontano la “missione” dei sacerdoti, ripresi nella loro quotidianità all’interno delle comunità, luoghi in cui tutti noi possiamo sentirci accolti.

3 gennaio 2024

Campagna Caritas per sostenere le mense

Foto di Cristian Gennari

La Caritas di Roma lancia una campagna di crowdfunding a sostegno delle attività delle mense sociali.

Sin dai primi giorni della pandemia legata al diffondersi del Covid-19, l’impegno è stato quello di non lasciare sole le persone più fragili ed emarginate, quelle che tutto l’anno vivono una situazione di precarietà e di isolamento e che rischiano di pagare il conto più pesante. Per tutte queste ragioni la Caritas ha dovuto incrementare in maniera significativa il numero dei pasti offerti, non solo nelle mense, ma anche nei servizi a fronte di impegno economico imprevisto e notevole. «I pasti aggiuntivi che prevediamo di offrire fino a tutto ottobre 2022 – annuncia la Caritas – sono circa 20.000 e confidiamo nel vostro aiuto».

Per contribuire: http://www.caritasroma.it/crowdfunding/

19 aprile 2022

Cammino sinodale, tre esperienze di ascolto

Se nella sua etimologia il Sinodo richiama un cammino condiviso, dare voce ai racconti delle esperienze di riflessione sulla sinodalità stessa – cui la Chiesa è chiamata in questo speciale tempo, come auspicato da Papa Francesco –, può colorare e profumare la strada da percorrere, perché i semi che vengono gettati lasciano già intravedere nuove radici e piante pronte a sbocciare.

Sta fiorendo ad esempio «una singolare evangelizzazione che passa attraverso i piccoli» al centro di riabilitazione Casa Santa Maria della Provvidenza – Opera femminile Don Guanella, a via della Nocetta, come racconta la direttrice suor Michela Carrozzino. «Quando il vescovo Paolo Ricciardi mi ha comunicato che il cardinale vicario e la diocesi chiedevano il coinvolgimento della nostra struttura e delle nostre ospiti per pregare per il cammino sinodale – dice la religiosa – mi sono chiesta come e in che modo delle persone con disabilità fisica e cognitiva o con dei disturbi comportamentali avrebbero potuto partecipare, ma ho accolto piacevolmente la richiesta, felice che anche loro potessero sentirsi riconosciute, scelte e chiamate dalla Chiesa».

In particolare suor Michela ha «proposto questa sfida» ad un gruppo di giovani ospiti affette da un lieve disturbo cognitivo e comportamentale, introducendole all’esperienza del Sinodo. Così ogni pomeriggio Stefania, Claudia, Milva e Lucia guidano e animano la recita del Rosario, «facendo pregare con gioia ed entusiasmo le 148 ospiti del nostro centro e dimostrando che davvero nessuno può sentirsi escluso e può invece dare il proprio contributo – racconta ancora la direttrice –. Vedendo la bellezza di questa proposta, lo Spirito Santo mi ha poi suggerito un’altra iniziativa, per arrivare anche ai nostri 178 dipendenti ma non solo». Le ragazze, infatti, propongono un breve questionario con tre domande a chi frequenta il centro – dai medici e gli infermieri ai parenti in visita e fino ai fornitori –, «facendo così sapere a molti che è in corso un cammino sinodale e spiegando che cosa sia e che significato abbia, per far cogliere nella ferialità questo evento importante per la Chiesa».

Condivide questo aspetto della ferialità ed è infatti «aperto a tutte le realtà del territorio, anche quelle che lo vivono ogni giorno nell’impegno lavorativo», il cammino sinodale portato avanti dalla parrocchia Santissima Trinità a Lunghezza, come spiega il parroco don Juan Josè Arcilia Artega. «Alla celebrazione dello scorso 16 gennaio, che ha avviato il cammino sinodale anche per noi – dice il sacerdote di origine colombiana –, abbiamo invitato, andando ad incontrarli, quanti sono impegnati nei servizi della zona come la Asl o le scuole e i negozi. Ci hanno accolti piacevolmente, gradendo questo incontro personale. Per molti è stata una novità mentre altri erano già a conoscenza del Sinodo voluto dal Papa». In particolare la proposta parrocchiale, estesa pure «a coloro che hanno cultura o religione propria come cinesi o musulmani», prevede «un incontro assembleare mensile – dice don Arcilia Artega –, ogni secondo martedì del mese, in orario serale per favorire la partecipazione di un maggior numero di persone dopo gli impegni della giornata».

Anche alcuni dei 12 gruppi romani della Comunità di vita cristiana (Cvx), l’associazione laicale di ispirazione ignaziana, stanno vivendo il cammino sinodale della Chiesa «aderendo alla proposta diocesana fondata sull’ascolto, una scuola non estranea alla nostra realtà ma che si sposa invece benissimo con il nostro stile fatto di conversazione spirituale, condivisione e ascolto mai giudicante tanto che partecipano ai nostri incontri anche persone separate o divorziate e omosessuali», spiega Maria Letizia Damico, coordinatrice cittadina Cvx. «Nella mia comunità, per esempio – racconta – abbiamo cercato di leggere alcune esperienze di vita quotidiana alla luce della Parola, individuando ciascuno un brano biblico che potesse definire la nostra situazione», a dire che «per noi, sono le persone con le loro storie ed esperienze che fanno la comunità».

di Michela Altoviti da Roma Sette

21 febbraio 2022

Cammino sinodale, l’assemblea del settore Ovest

La sera di venerdì 30 settembre, si è svolta nella cornice della basilica di San Giuseppe al Trionfale, l’assemblea rivolta alle équipe pastorali e gli organi di partecipazione del settore Ovest, guidata dal vescovo ausiliare monsignor Baldassare Reina. L’oggetto dell’incontro era la presentazione e l’avvio del secondo anno di cammino sinodale della diocesi, presentata quest’anno nei vari settori, che ha per titolo “I cantieri di Betania”.

«Restare contemplativi nell’azione, misurare la quantità delle parole, allontanare la tentazione dell’invidia, l’essere salvi perché Dio è morto per me e non perché io muoio per i molti servizi!». Per prime risuonano le parole di don Giacomo Pavanello, parroco di San Giuseppe Cottolengo a Valle Aurelia, che spezza la Parola in una breve lectio divina. Il brano proclamato è, non a caso, l’episodio evangelico della duplice ospitalità delle sorelle di Betania che accolgono il Signore Gesù nella loro casa (Lc 10, 398-42). «Entrambe sono necessarie: Maria poiché simbolo di una nuova sponsalità e Marta emblema della diaconia. Marta, tuttavia, rischia di vivere il suo servizio dando tutto senza la capacità di farsi uno con l’altro. Occorre quindi capire qual è il bene che dobbiamo fare, quello che vuole il Signore!». Nella riflessione di don Giacomo la reazione di Marta è un metro utile a tutti per capire se si vive il proprio servizio e il proprio incarico secondo la logica di Dio, ovvero ricercando la comunione con Lui, oppure esclusivamente con il servizio stesso, e la parte “buona” scelta da Maria è quella che sa generare vita.

La parola passa poi a Miriam Fioravanti, coordinatrice dell’équipe sinodale diocesana, incaricata di illustrare la relazione stesa sulla base dell’ascolto delle 334 parrocchie di Roma e di tutte le realtà che insistono nel suo territorio come le associazioni, le famiglie religiose, le carceri e gli ospedali. «La Chiesa è in debito di ascolto nei confronti del popolo di Dio che chiede una Chiesa più povera e coerente, che sia più sale che dolcificante». Queste le prime parole che tratteggiano il volto che la Chiesa di Roma è chiamata ad assumere: una Chiesa alla quale è riconosciuta ancora l’autorità per parlare del mistero del dolore e per accompagnare nella sofferenza e che deve lavorare per costruire, nelle sue realtà particolari, relazioni autentiche e non esclusivamente funzionali.

È stato dato spazio all’ascolto delle voci dei giovani, che hanno sete di Dio ma che non riconoscono più nella Chiesa una interlocutrice valida; dei sacerdoti, che chiedono di essere sostenuti nel loro servizio, in quanto chiamati dai fedeli ad essere padri e punti di riferimento; dei laici, ai quali è necessario dare più spazio poiché portano la vita al centro; delle famiglie; degli anziani e dei malati: dei carcerati e delle comunità etniche. La relazione ha pertanto illustrato le istanze di tutto l’universo che compone la nostra compagine diocesana e si è conclusa con una presa di coscienza: «Sì, vi è una crisi di fede, ma bisogna prenderne atto solo per rialzarsi in quanto c’è un forte desiderio di abitare il cambiamento d’epoca e siamo chiamati a far fare esperienza di risurrezione anche ai lontani!».

Infine è la volta del vescovo monsignor Reina, chiamato a illustrare alle équipe del suo settore la via che dovranno intraprendere per lavorare nelle e insieme alle loro comunità specifiche. «Cosa ci si aspetta da questo anno? Non cose da fare… ma quali passi fare!», indica il vescovo, che articola il suo intervento in tre punti programmatici. Innanzitutto occorre «mantenere uno stile di ascolto e il desiderio di camminare insieme!». Occorre una attitudine costante all’ascolto: ascolto della Parola di Dio, del Popolo di Dio, del Magistero e delle storie di ognuno. In secondo luogo è necessaria «una riflessione a partire dal lavoro fatto l’anno scorso per arrivare ai ‘cantieri’ di quest’anno». L’immagine del cantiere è stata scelta proprio perché tiene conto della progettazione, richiede il reperimento dei materiali necessari, ed è una operosità corale in quanto richiede diverse maestranze per un unico obiettivo.

Il terzo punto dell’intervento del vescovo è il progetto del cammino sinodale diocesano di questo anno. Dall’episodio di Marta e Maria e dal lavoro svolto lo scorso anno sono stati individuati tre possibili cantieri da attuare nelle parrocchie: 1. Il cantiere “della strada e del villaggio”; 2. Il cantiere dell’“ospitalità e della casa”; 3. Il cantiere della “diaconia e della formazione”. Ogni cantiere può essere racchiuso in una parola chiave. Per il primo la parola è “Territorio” ed è il cantiere chiamato a conoscere la propria realtà territoriale, ad ascoltare chi vi lavora e chi vi abita e a discernere per capire qual è la migliore modalità di presenza. Per il secondo invece la parola è “Famiglia” e deve avere come obiettivo la maggiore fraternità delle comunità parrocchiali, una Chiesa famiglia di famiglie, dove tutti passano dall’essere collaboratori ad essere corresponsabili. Per il terzo, infine, la parola è “Formazione” e il suo compito sarà quello di porre l’accento sulla formazione degli operatori pastorali e di tutto il popolo alla preghiera, all’ascolto della Parola, alla vita spirituale.

La metodologia proposta ad ogni parrocchia è quella di scegliere un solo cantiere in una assemblea parrocchiale entro fine ottobre; in essa inoltre saranno definiti i confini del cantiere scelto al fine di poter approfondirlo e cominciare a costruire, alla luce del libro degli Atti degli Apostoli, scelto come immagine di Chiesa in costruzione. Entro il mese di marzo ogni parrocchia è chiamata a presentare una restituzione sul lavoro svolto che, racchiuso in una sintesi diocesana, sarà presentata a Papa Francesco alla Veglia di Pentecoste 2023 a fine maggio.

3 ottobre 2022

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