Basilica di San Giovanni in Laterano
Ore 17,30 Celebrazione Giubilare Parrocchia S. Caterina da Siena
Basilica di San Giovanni in Laterano
Ore 17,30 Celebrazione Giubilare Parrocchia S. Caterina da Siena
Basilica di San Giovanni in Laterano
Ore 17:30 Celebrazione Giubilare Parrocchia Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo
La basilica di San Giovanni in Laterano continua ad accogliere pellegrini e turisti. Ma la Cattedra del pontefice, situata nell’abside, è immersa nell’oscurità. L’illuminazione si è spenta al momento della morte di Francesco. «Si riaccenderà quando ci sarà l’elezione del prossimo Papa – spiega suor Rebecca Nazzaro, direttrice dell’Ufficio per la pastorale del pellegrinaggio del Vicariato di Roma – Opera romana pellegrinaggi -. In questo momento di Sede vacante c’è il buio perché non c’è ancora la luce del nuovo pontefice che dovrà diffondere nel mondo».
La Cattedra, nelle chiese cristiane, è il seggio dal quale il vescovo presiede le celebrazioni liturgiche. Il Papa che verrà eletto, in quanto vescovo di Roma, dovrà quindi prenderne possesso. Il rituale dell’elezione si concluderà proprio con l’insediamento. Il pontefice si recherà in basilica muovendosi da San Pietro, attorniato da tutto il clero di Roma che prega per lui. «Indica il luogo dell’insegnamento della verità che dovrà proclamare a tutto il mondo – aggiunge suor Nazzaro -. Da lì potrà cominciare finalmente a esercitare il suo ministero petrino. È la Cattedra stessa che gli conferisce l’autorità di successore di Pietro e di pastore, non solo della Chiesa di Roma, ma della Chiesa universale. A San Giovanni in Laterano, in più di ogni altro luogo, si respira la cattolicità della Chiesa, quella stessa cattolicità che, nella successione al principe degli apostoli, porta avanti l’arduo e duro compito di condurre le pecore all’ovile».
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30 Aprile 2025
In occasione dell’80° anniversario dalla fondazione del Centro Oratori Romani da parte di Arnaldo Canepa, l’associazione romana ha organizzato il convegno “Arnaldo Canepa e il Quadraro” per promuovere la conoscenza del proprio fondatore che, dal 20 maggio 2023, è stato dichiarato venerabile dal Dicastero delle Cause dei Santi. Il convegno, che prevede anche la presentazione della nuova biografia, si svolgerà il prossimo 10 maggio presso la parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio al Quadraro, dove Canepa aprì il primo oratorio avviando le attività che qualche anno più tardi condussero alla creazione dell’associazione per la promozione della pastorale oratoriana nella capitale. Il convegno ha ricevuto il patrocinio del VII Municipio.
Al convegno, organizzato dal Comitato per la promozione e la diffusione del culto di Arnaldo Canepa, interverranno, dopo i saluti introduttivi del presidente del VII Municipio, Francesco Laddaga, del parroco don Daniele Natalizi e del presidente del Cor Stefano Pichierri, lo scrittore Michele Manzo, la professoressa Cecilia Costa, docente a Roma Tre e il professor Luca Pasquale, docente alla Università Lateranense, i quali illustreranno la figura del venerabile, il suo rapporto con il complesso quartiere del Quadraro nel secondo dopoguerra e le sue innovative intuizioni pastorali ed educative.
Proprio Luca Pasquale è l’autore della nuova biografia “Arnaldo Canepa – Catechista d’Oratorio” della casa editrice Velar, realizzata per diffondere la conoscenza di Canepa ad 80 anni dalla fondazione dell’associazione da lui ideata e a quasi 60 anni dalla sua salita al cielo. Il volume, arricchito dalla prefazione di monsignor Rino Fisichella, ripercorre la vita del venerabile.
«Siamo molto felici di sottolineare e costruire il legame tra Arnaldo Canepa e la parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio – sottolinea il presidente del Cor Stefano Pichierri –. Insieme a don Gioacchino Rey e ad altri uomini e donne di buona volontà, Canepa nel 1931 avviò il primo oratorio parrocchiale, aperto alla popolazione, a giovani e bambini, stimandoli ed amandoli. Il nostro fondatore scoprì in questo quartiere la forza e l’efficacia dell’oratorio in ambito pastorale e di evangelizzazione delle ‘masse’».
30 aprile 2025
Accoglie la Madonna pellegrina di Fatima la parrocchia della Sacra Famiglia a Villa Troili (al civico 48 della strada omonima): dal 4 all’11 maggio, infatti, l’immagine mariana, proveniente dal Santuario portoghese, visiterà la comunità in occasione del 25° anniversario dell’arrivo in parrocchia della comunità religiosa dei Servi del Cuore Immacolato di Maria.
Diversi gli appuntamenti in programma. L’arrivo dell’elicottero con la Madonna di Fatima è previsto domenica 4 maggio, alle ore 18; ad accoglierla sarà il vicegerente della diocesi, il vescovo Renato Tarantelli Baccari, che presiederà poi la Santa Messa alle ore 19.
Ogni giorno, la mattina, ci sarà una Santa Messa alle ore 7.30 e la recita del Santo Rosario alle ore 12. Nel pomeriggio, i primi tre giorni vedranno la presenza di padre Ennio Castellano, primo parroco, che oltre alla Santa Messa delle ore 19, animerà anche i tre momenti di preghiera serali, alle ore 21, dedicati agli operatori pastorali, alle famiglie e ai fidanzati, alle anime consacrate. La sera di giovedì 8 maggio, padre Francesco Bamonte, vicepresidente della AIE, terrà una catechesi mariana sul “Rosario, flagello dei demoni”. Venerdì la giornata dedicata alla Divina Misericordia: presiederà don Paolo Martinelli – rettore della chiesa di Santo Spirito in Sassia – coadiuvato dalla Comunità Casa di Maria, con la presenza della reliquia di santa Faustina Kowalska. Sabato la giornata sarà dedicata particolarmente alla preghiera per la Chiesa Universale. Domenica, invece, in mattinata, le mamme, nel giorno della loro festa, si affideranno alla “Mamma del Cielo”, mentre nel pomeriggio ci sarà la consacrazione della Parrocchia al Cuore Immacolato di Maria e la partenza della statua. Le celebrazioni delle Sante Messe delle ore 19, per tutto il mese di maggio, saranno trasmesse in diretta su Tv2000.
Ricordiamo che da maggio ad ottobre, presso il parco del Seminario dei Servi del Cuore Immacolato di Maria, ogni giorno 13 del mese, alle ore 21, si svolge la processione mariana aux flambeaux con la Madonna di Fatima, con la recita del rosario meditato e la celebrazione eucaristica.
30 aprile 2025
Di seguito l’omelia pronunciata dal cardinale vicario Baldassare Reina nella Messa della Chiesa di Roma, presieduta oggi pomeriggio, terzo giorno dei Novendiali, nella basilica di San Pietro
La mia esile voce è qui oggi a esprimere la preghiera e il dolore di una porzione di Chiesa, quella di Roma, gravida della responsabilità che la storia le ha assegnato.
In questi giorni Roma è un popolo che piange il suo vescovo, un popolo insieme ad altri popoli che si sono messi in fila, trovando uno spazio tra i luoghi della città per piangere e pregare, come pecore senza pastore.
Pecore senza pastore: una metafora che ci permette di ricomporre i sentimenti di questi giorni, e di attraversare la profondità dell’immagine che abbiamo ricevuto dal Vangelo di Giovanni, il chicco di grano che deve morire per dare frutto. Una parabola che racconta l’amore del pastore per il suo gregge.
In questo tempo, mentre il mondo brucia, e pochi hanno il coraggio di proclamare il Vangelo traducendolo in visione di futuro possibile e concreto, l’umanità appare come pecore senza pastore. Questa immagine esce dalla bocca di Gesù poggiando lo sguardo sulle folle che lo seguivano.
Attorno a Lui ci sono gli apostoli che gli riferiscono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Le parole, i gesti, le azioni apprese dal Maestro, l’annuncio del regno del Dio veniente, la necessità del cambiamento di vita, uniti a segni capaci di dare carne alle parole: una carezza, una mano tesa, discorsi disarmati, senza giudizi, liberatori, non timorosi del contatto con l’impurità. Nel compiere questo servizio, necessario a risvegliare la fede, a suscitare speranza che il male presente nel mondo non avrebbe avuto l’ultima parola, che la vita è più forte della morte, non avevano avuto neanche il tempo di mangiare.
Gesù ne avverte il peso, e questo ci conforta ora.
Gesù il vero pastore della storia che ha bisogno della sua salvezza, conosce il peso che grava su ognuno di noi nel continuare la sua missione, soprattutto mentre ci troveremo a cercare il primo dei suoi pastori sulla terra.
Come al tempo dei primi discepoli, ci sono risultati e anche fallimenti, stanchezza e timore. La portata è immensa, e si insinuano le tentazioni che velano l’unica cosa che conta: desiderare, cercare, operare in attesa di «un nuovo cielo e di una nuova terra».
E non può essere, questo, il tempo di equilibrismi, tattiche, prudenze, il tempo che asseconda l’istinto di tornare indietro, o peggio, di rivalse e di alleanze di potere, ma serve una disposizione radicale a entrare nel sogno di Dio affidato alle nostre povere mani.
Mi colpisce in questo momento quanto l’Apocalisse ci dice: «Io, Giovanni, vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, che scendeva dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo».
Un nuovo cielo, una nuova terra, una nuova Gerusalemme.
Di fronte all’annuncio di questa novità non potremmo accondiscendere a quella pigrizia mentale e spirituale che ci lega alle forme dell’esperienza di Dio e di pratiche ecclesiali conosciute nel passato e che desideriamo debbano ripetersi all’infinito, soggiogati dalla paura delle perdite connesse ai cambiamenti necessari.
Penso ai molteplici processi di riforma della vita della Chiesa avviati da papa Francesco, e che sconfinano oltre le appartenenze religiose. La gente gli ha riconosciuto di essere stato un pastore universale e la barca di Pietro ha bisogno di questa navigazione larga che sconfina e sorprende.
Questa gente porta nel cuore inquietudine e mi pare di scorgervi una domanda: che ne sarà dei processi avviati?
Nostro dovere dovrebbe essere discernere e ordinare quello che è incominciato, alla luce di quanto la nostra missione ci richiede, nella direzione di un nuovo cielo e di una nuova terra, adornando la Sposa per lo Sposo. Mentre potremmo cercare di vestire la Sposa secondo convenienze mondane, guidati da pretese ideologiche che lacerano l’unità delle vesti di Cristo.
Cercare un pastore, oggi, significa soprattutto cercare una guida che sappia gestire la paura delle perdite di fronte alle esigenze del Vangelo.
Cercare un pastore che abbia lo sguardo di Gesù, epifania dell’umanità di Dio in un mondo che ha tratti disumani.
Cercare un pastore che confermi che dobbiamo camminare insieme, componendo ministeri e carismi: siamo popolo di Dio costituito per annunciare il Vangelo.
Gesù guardando la gente che lo segue, sente vibrare dentro di sé compassione: vede donne, uomini, bambini, vecchi e giovani, poveri e malati, e nessuno che si prenda cura di loro, che possa sfamare la fame dai morsi della vita che si è fatta dura, e la fame della Parola. Lui, di fronte a quelle persone, sente di essere il loro Pane che non delude, la loro acqua che disseta senza fine, il balsamo che cura le loro ferite.
Prova la stessa compassione di Mosè che alla fine dei suoi giorni, dall’alto del monte di Abarim, di fronte alla Terra che non potrà solcare, guardando la moltitudine che aveva guidato, prega il Signore che quel popolo non si riduca a essere un gregge senza pastore, un popolo che non può trattenere con sé, un popolo che deve andare avanti.
Quella preghiera ora è la nostra preghiera, quella di tutta la Chiesa e di tutte le donne e gli uomini che domandano di essere guidati e sostenuti nella fatica della vita, tra dubbi e contraddizioni, orfani di una parola che orienti tra canti di sirene che lusingano gli istinti di autoredenzione, che spezzi le solitudini, raccolga gli scarti, che non si arrenda alla prepotenza, e abbia il coraggio di non piegare il Vangelo ai tragici compromessi della paura, alla complicità con logiche mondane, ad alleanze cieche e sorde ai segni dello Spirito Santo.
La compassione di Gesù è quella dei profeti che manifestano la sofferenza di Dio nel vedere il popolo disperso e abusato dai cattivi pastori, dai mercenari che si servono del gregge, e che fuggono quando vedono arrivare il lupo. Ai cattivi pastori non gliene importa nulla delle pecore, le abbandonano nel pericolo, e per questo saranno rapite e disperse.
Mentre il pastore buono offre la vita per le sue pecore.
Di questa disposizione radicale del pastore parla la pagina del Vangelo di Giovanni proclamato in questa liturgia eucaristica, e che ci presenta la testimonianza di come Gesù riesce a vedere oltre la morte, quando sarebbe venuta l’ora che avrebbe glorificato la sua missione. L’ora della morte in croce che manifesta l’amore incondizionato per tutti.
«Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo». Il chicco di grano che ha cercato la terra con l’ incarnazione del Verbo, caduto per rialzare chi cade, venuto a cercare chi si è perduto.
La sua morte è una semina che ci lascia sospesi a quell’ora, in cui il seme non si vede più, avvolto dalla terra che lo nasconde facendoci temere che sia stato sprecato. Una sospensione che ci potrebbe angosciare, ma che può diventare soglia della speranza, fessura nel dubbio, luce nella notte, giardino di Pasqua.
La fecondità promessa appartiene alla disposizione alla morte; divenire frumento masticato, ostaggio dell’infedeltà e dell’ingratitudine a cui Gesù, il buon pastore che offre la vita per le sue pecore, risponde con il perdono richiesto al Padre, mentre muore abbandonato dai suoi amici.
Il pastore buono semina con la propria morte, perdonando i nemici, preferendo la loro salvezza, la salvezza di tutti, alla propria.
Se vogliamo essere fedeli al Signore, al chicco di grano caduto in terra, dobbiamo farlo seminando con la nostra vita.
E come non possiamo ricordare il Salmo: «chi semina nel pianto mieterà nella gioia»!
Ci sono tempi come il nostro in cui, come l’agricoltore a cui fa riferimento il salmista, seminare diventa un gesto estremo, mosso dalla radicalità di un atto di fede.
È tempo di carestia, il seme gettato sulla terra è quello sottratto all’ultima scorta senza la quale si muore. Il contadino piange perché sa che questo ultimo atto gli sta chiedendo di mettere a rischio la vita.
Ma Dio non abbandona il suo popolo, non lascia soli i suoi pastori, non permetterà come per il Figlio che Egli sia abbandonato nel sepolcro, nella tomba della terra.
La nostra fede custodisce la promessa di una mietitura gioiosa ma che dovrà passare dalla morte del seme che è la nostra vita.
Quel gesto estremo, totale, estenuante, del seminatore mi ha fatto ripensare al giorno di Pasqua di papa Francesco, a quel riversarsi senza risparmio nella benedizione e nell’abbraccio al suo popolo, il giorno prima di morire. Ultimo atto del suo seminare senza risparmio l’annuncio delle misericordie di Dio.
Grazie papa Francesco.
Maria, la Vergine santa che noi, a Roma, veneriamo Salus populi romani, che affianca e veglia ora le sue spoglie mortali, accolga la sua anima e ci protegga nel seguitare la sua missione. Amen
Baldassare Card. Reina
(Vicario Generale per la Diocesi di Roma)
28 aprile 2025
Riportiamo in quest’articolo le indicazioni liturgiche per la Sede vacante e l’elezione del Papa offerte dall’Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana.
SEDE VACANTE
Nei giorni dei Novendiali è opportuno che si continuino a proporre nella preghiera dei fedeli e nelle preci della Liturgia delle Ore le intenzioni di preghiera per il defunto Papa Francesco.
– Dio Padre di misericordia, accogli nella Gerusalemme del cielo il tuo servo e nostro Papa Francesco: concedigli di contemplare in eterno il mistero che ha fedelmente servito sulla terra. Preghiamo.
– Pastore eterno, concedi a Papa Francesco la gioia di contemplare in eterno il tuo volto e donagli il premio promesso ai tuoi servi fedeli. Preghiamo.
– Ti ringraziamo o Signore, per il ministero di Papa Francesco e per il dono che egli è stato per la Chiesa e per l’umanità: possa ora partecipare in pienezza alla gioia della Gerusalemme celeste. Preghiamo.
– Per Papa Francesco: il Signore Risorto lo accolga nella dimora della luce e della pace. Preghiamo.
– Per il defunto Papa Francesco: perché il supremo Pastore, che sempre vive per intercedere per noi, lo accolga nella sua pace. Preghiamo.
PREGHIERA PER L’ELEZIONE DEL NUOVO PAPA
1. «Mentre si celebra l’elezione del successore di Pietro, la Chiesa è particolarmente unita con i sacri Pastori e soprattutto con i Cardinali elettori, ed implora da Dio il nuovo Sommo Pontefice, come dono della sua bontà e provvidenza. È necessario, infatti, che tutta la Chiesa, come la prima comunità dei cristiani, di cui si parla negli Atti degli Apostoli (cf. 1, 14), in unione spirituale con Maria, Madre di Gesù, perseveri concordemente nella preghiera per ottenere dal Signore un degno Pastore» (Ordo Rituum Conclavis, 2). Pertanto, nei prossimi giorni è bene che «tutti i pastori e i fedeli, in tutto il mondo, elevino a Dio ferventi orazioni perché illumini le menti degli Elettori e li renda concordi nello svolgimento del loro ufficio, sì che l’elezione del Romano Pontefice sia sollecita, unanime e giovi alla salvezza delle anime e al bene di tutto il popolo di Dio» (Ibidem, 19).
2. Nei giorni che precedono e in quelli durante i quali si celebra il Conclave, si potrà celebrare la Messa per varie necessità «Per l’elezione del Papa» (Messale Romano, p. 859).
3. Nella Preghiera Universale della Messa e nelle preci della Liturgia delle Ore si potrà aggiungere una delle seguenti intercessioni:
– O Dio, pastore e guida di tutti i credenti, dona alla Chiesa un nuovo Papa: fa’ che sia per il tuo popolo principio e fondamento visibile dell’unità nella fede e della comunione nella carità. Preghiamo.
– Ascolta Dio eterno la nostra supplica: dona alla tua Chiesa sparsa nel mondo un pastore che edifichi la comunità cristiana con la parola e l’esempio. Preghiamo.
– Pastore eterno dei credenti, fa’ che il nuovo Papa, con docilità e sollecitudine, guidi il tuo gregge ai pascoli della vita eterna. Preghiamo.
– Ti preghiamo, o Signore, per i Cardinali, chiamati a eleggere il nuovo successore dell’Apostolo Pietro: accompagnali con la luce e la forza del tuo Spirito. Preghiamo.
– Rendi attenti alla voce dello Spirito i Cardinali elettori: sostienili con la tua grazia perché la Chiesa abbia un Papa che illumini il tuo popolo con la verità del Vangelo. Preghiamo.
DOPO L’ELEZIONE DEL NUOVO PAPA
1. «Dopo l’accettazione, l’eletto che abbia già ricevuto l’ordinazione episcopale, è immediatamente Vescovo della Chiesa Romana, vero Papa e Capo del Collegio Episcopale; lo stesso acquista di fatto la piena e suprema potestà sulla Chiesa universale, e può esercitarla» (Universi Dominici gregis, n. 88). Pertanto, dal momento della proclamazione del Romano Pontefice eletto, la Chiesa nelle celebrazioni liturgiche ricorderà il Papa nel modo consueto.
2. Le nostre comunità cristiane sono invitate a ringraziare il Signore per l’elezione del nuovo Romano Pontefice e a pregare per il nuovo Papa nella celebrazione dell’Eucaristia e nella Liturgia delle Ore. Quando le norme liturgiche lo permettono, si potrà celebrare la Messa per varie necessità «Per il papa» (Messale Romano, p. 856).
3. Nella preghiera universale della Messa e nelle preci della Liturgia delle Ore si potrà aggiungere una delle seguenti intercessioni:
– O Dio che provvedi sempre alla tua Chiesa, ti ringraziamo per l’elezione di Papa N.: donagli di edificare con la parola e l’esempio il popolo a lui affidato. Preghiamo.
– Dio eterno, che assisti la Chiesa con amore provvidente, sostieni con la tua benedizione il tuo servo e nostro Papa N., perché il suo ministero sia ricco di frutti abbondanti. Preghiamo.
– Pastore buono, illumina con il tuo Spirito il nostro Papa N., perché possa aiutare ogni fedele cristiano a essere sale della terra e luce del mondo. Preghiamo.
– Dio dell’amore, santifica e proteggi la Chiesa, perché sotto la guida del nostro Papa N. possa nutrirsi con assiduità del Vangelo e dell’Eucaristia per crescere nella comunione del tuo Spirito. Preghiamo.
– Per Papa N., chiamato ad essere successore dell’Apostolo Pietro: confermi la Chiesa nella fede e nell’unità. Preghiamo.
– O Dio, che hai scelto il tuo servo N. come Vescovo di Roma, sostienilo con il tuo amore perché sia fondamento visibile dell’unità nella fede e della comunione nella carità. Preghiamo.
29 aprile 2025