20 Luglio 2025

Ore 10,00 Messa a S. Maria Consolatrice a Casal Bertone.

Ore 10,00 celebra la Messa nella Parrocchia di S. Maria Consolatrice a Casal Bertone.

 

Ore 19,00 Messa a S. Maria Assunta e S. Giuseppe a Primavalle

Ore 19,00 celebra la Messa nella Parrocchia S. Maria Assunta e S. Giuseppe a Primavalle a conclusione del Cammino della Madonna Pellegrina di Fatima.

 

Mons. Eutizio Fanano, ha fatto ritorno alla Casa del Padre.

Mons. Eutizio Fanano, presbítero della Diocesi di Roma, ha fatto ritorno alla Casa del Padre.  Canonico onorario dell’Arcibasilica Papale di San Giovanni in Laterano, già Canonico di San Pietro in Vaticano e parroco di diverse comunità parrocchiali, Rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore dal 1970 al 1978. Il funerale sarà celebrato lunedì 4 giugno 2018 alle ore 11 nella Cappella del Seminario Romano Maggiore (Piazza San Giovanni in Laterano 4) e sarà presieduto da S. E. Mons De Donatis, Vicario generale del Santo Padre per la Diocesi di Roma.

Ore 12:00 Messa dalle Suore Maestre Pie Venerine…

Ore 12,00 celebra la Messa nella Casa Generalizia delle Suore Maestre Pie Venerine in occasione dell’Assemblea del Cammino di Formazione dell’Istituto.

Ore 19,00 Messa nella Parrocchia S. Carlo da Sezze.

Ore 19,00 celebra la Messa nella Parrocchia S. Carlo da Sezze.

«Liturgia da promuovere e custodire»

Tavola rotonda sul tema, La Riforma Liturgica nella Diocesi di Roma. Roma, Pontificio Istituto Liturgico, 31 maggio 2018. S.E. Mons. Angelo De Donatis, Vicario del Santo Padre per la Diocesi di Roma

Pubblichiamo l’intervento del vicario Angelo De Donatis al convegno “La riforma liturgica nella dicoesi di Roma”, promosso dall’Ufficio liturgico diocesano, dal Centro liturgico vincenziano e dal Pontificio Istituto Liturgico, che si è tenuto nella sede di quest’ultimo giovedì 31 maggio.

Desidero avviare questo nostro dialogo – una conversazione semplice, familiare – proprio a partire dal titolo. «Promuovere e custodire la liturgia» è una frase tratta dal discorso che papa Francesco ha ri-volto ai partecipanti al convegno promosso dal Centro di Azione liturgica il 24 agosto 2017. Il papa disse: «I vescovi sono chiamati a promuovere e custodire la liturgia». E io ho aggiunto a quella frase la parola “oggi”, perché vorrei soffermarmi sul modo in cui possiamo promuovere e custodire la li-turgia oggi nella chiesa di Roma, alla luce del magistero di papa Francesco.

Il santo padre, parlando della riforma liturgica (nel suo discorso del 24 agosto 2017) ha detto: «Non si tratta di ripensare la riforma rivedendone le scelte, quanto di conoscerne meglio le ragioni sottese, anche tramite la documentazione storica, come di interiorizzare i principi ispiratori». È questa la pro-spettiva di fondo su cui si muove lo studio che P. Giuseppe ha pubblicato. Il suo volume ha un obiettivo pastorale, come ha scritto nell’introduzione; presenta sì la storia della riforma liturgica a Roma, ma per individuare le strade attraverso cui attuare oggi gli obiettivi del Concilio. E il mio in-tervento questa sera va proprio in quella direzione indicata dal papa: promuovere e custodire oggi la liturgia nella Chiesa di Roma, alla luce del magistero di papa Francesco, per continuare ciò che è sta-to avviato con la riforma conciliare.

Entro così nel vivo della mia riflessione. In questi giorni – dopo l’incontro del santo Padre con la Diocesi, il 14 maggio, nella basilica lateranense – ho riletto il suo discorso in un contesto di medita-zione e di preghiera. Ne ho passato in rassegna i contenuti, per accogliere le linee pastorali che il pa-pa ci ha proposto. Mentre mi preparavo a questo incontro con voi mi sono tornate alla mente quelle linee guida, che il nostro Vescovo ha tracciato per Roma e mi piacerebbe dedurne ora alcune appli-cazioni all’ambito della vita liturgica della Diocesi.

Desidero avviare il mio discorso prendendo spunto dall’obiettivo che il papa ci ha indicato per il prossimo anno. Egli ci ha detto a san Giovanni: «Occorrerà che le nostre comunità diventino capaci di generare un popolo» per essere e diventare sempre più «una Chiesa con popolo, non una Chiesa senza popolo». Ogni volta che preghiamo la seconda preghiera eucaristica lo chiediamo al Padre: «Per la comunione al corpo e al sangue di Cristo, lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo». Lo Spirito ci rende una cosa sola, un solo popolo, un solo corpo, che celebra, che canta le lodi di Dio.
Alla luce della raccomandazione del papa, ecco l’obiettivo: «la liturgia della Diocesi di Roma sia sempre più una esperienza di popolo». Nella verifica abbiamo constatato che talvolta nelle parrocchie ci sono piccoli conflitti, qualche tensione, qualche divisione. Le persone si conoscono poco. La liturgia ci può aiutare a riscoprire la nostra dimensione di popolo, a crescere nella comunione.

Del resto, lo sappiamo, anche il nostro modo di celebrare la liturgia non è immune dalle malattie spi-rituali (che sono state oggetto di riflessione nelle parrocchie durante questo anno pastorale). Corria-mo il rischio di ridurre la liturgia a un’esperienza umana, all’opera di vescovi, di preti, di laici forma-ti, una liturgia di “esperti”, di “laici preparati”, mentre chi non è un frequentatore abituale, non ha un servizio, un incarico, un compito, rischia di sentirsi a margine. C’è il pericolo che la liturgia sia “un’esperienza per noi”, in cui noi facciamo per noi stessi, secondo il nostro gusto, il nostro piaci-mento. È vero che la liturgia richiede competenze, ma i veri esperti della liturgia sono solo gli esperti di preghiera. Se uno vuol valutare quanto sa di liturgia deve chiedersi quanto prega. Quanto tempo trascorre in preghiera. Solo quando abbiamo incontrato Cristo e trascorso tempo con lui siamo in grado di accompagnare gli altri lungo la via che conduce a una confidenza con il Signore, a quello «stare con Lui», di cui ci parlano spesso i grandi santi. Altrimenti la liturgia si riduce a un «fare ri-tuale», a un compiere bei gesti, pronunciare belle parole, ma questo è ben altro dalla preghiera del popolo di Dio, che si rivolge al suo Signore. Certo, è necessario conoscere bene il valore e il senso di ciò che si compie, conoscerne il significato teologico, anche storico, ma tutto questo non basta per celebrare bene. È solo l’inizio; serve un quotidiano stare con il Maestro, imparare da Lui, dialogare con Lui. Allora la liturgia diventa davvero la voce della Chiesa-sposa, che parla al Cristo-sposo.

Il testo completo disponibile nella sezione dei Documenti

1 giugno 2018

La lettera da Floresta di don Paolo Boumis

Pubblichiamo una recente lettera di don Paolo Boumis, missionario fidei donum romano in Brasile, inviata al Centro missionario diocesano.

Carissimi e carissime,

siamo tutti ancora pieni delle gioie pasquali che ci rinnovano nella speranza e torno a raccontarvi un po’ di me e della missione di Itacuruba. Abbiamo vissuto la Quaresima insieme a tutta la Chiesa brasiliana nella tradizionale Campagna della Fraternità, che ha avuto per tema: “Fraternità e superamento della violenza”. Come ogni anno abbiamo pregato, riflettuto sulla Parola di Dio, discusso e celebrato la Via Crucis con l’occhio, la mente ed il cuore rivolti alla realtà drammatica del nostro povero Brasile. Ogni giorno, come sapete, registriamo omicidi in tutte le città della Diocesi. Ad Itacuruba questo succede un po’ meno, ma le conseguenze sono drammatiche lo stesso: le famiglie coinvolte in un omicidio di alcuni anni fa, carnefici e vittime, sono condannate a vivere separate, con i parenti sparpagliati a centinaia di chilometri perché, pur non essendoci una responsabilità diretta, il semplice incontro per strada di parenti può provocare incidenti anche molto gravi. Sradicare la cultura della vendetta e della morte è terribilmente difficile. Sotto sotto, sto scoprendo che molte famiglie della parrocchia sono in realtà legatissime a questo problema, tanto che anche una semplice attività parrocchiale è fallita perché io, inconsapevolmente, avevo messo insieme a lavorare persone di fronti opposti. Il miracolo di poter collaborare tra persone di diverse opinioni politiche mi è quasi riuscito del tutto. Per queste situazioni, invece, devo imparare pregare di più per capire di più…

Il mercoledì delle Ceneri ho lanciato una provocazione in chiesa, annunciando la campagna “Arma Zero”, dicendo che la notte del Giovedì Santo, durante l’Adorazione, la chiesa sarebbe rimasta aperta tutta la notte e che una cesta sotto l’altare avrebbe accolto le armi deposte anonimamente da chi, toccato dalla parola di Gesù Cristo crocifisso, avesse deciso di cambiare vita. Nella profonda convinzione che molte famiglie, anche di persone fedeli alla Chiesa, abbiano armi in casa, ho parlato apertamente del problema, durante tutta la Quaresima. La cosa che mi ha fatto pensare di più è stata la reazione della gente. Quando dicevo: “So che in molte case della nostra parrocchia ci sono armi”, le persone non si sono ribellate, come se stessi dicendo un’eresia offensiva. Al contrario: è calato il gelo, come se avessi pizzicato un bambino con le dita nel barattolo della marmellata. Silenzio. Nessun commento. E, purtroppo, nessuna arma consegnata. Io non credo di aver sbagliato nel denunciare questa cultura, né di aver esagerato in un ottimismo ingenuo, sperando chissà cosa. A Natale farò lo stesso discorso e lancerò la stessa sfida. La cosa preoccupante e frustrante è che nessuno, dico nessuno, dei miei parrocchiani è venuto a dirmi di condividere questa mia angoscia. L’abitudine alla cultura della violenza è così radicata che sembra impossibile anche lontanamente pensare di liberare la propria famiglia da uno strumento di morte. Ma siamo qui anche per questo, senza perdere la speranza che qualcuno cominci a capire che c’è un’altra strada per vivere meglio.

Come saprete dalle notizie del Telegiornale, abbiamo assistito impotenti alla truffa giuridica che ha portato il presidente Lula in carcere. È un momento molto brutto per il Brasile: i ricchissimi potentati economici hanno ripreso in pieno il controllo del paese e hanno spento in meno di un anno le speranze di milioni di persone che avevano cominciato a vivere una condizione migliore. Torneremo a pagare tutto, medicine e cure, scuole e università, e il paese ripiomberà ancora più violentemente nell’incredibile divario tra la grande massa di persone impoverite e maltrattate e la piccolissima élite di chi detiene le redini di tutto. La candidatura presidenziale di Bolsonaro (il Trump brasiliano) rischia di essere vincente. Questo ex militare, violento con le parole e con le armi, a differenza di Trump non spara solo stupidaggini e volgarità. Spara pallottole.

Ma insieme a questo quadro fosco e triste, ci sono le belle notizie: da gennaio a tutt’oggi la pioggia sta facendo rivivere la terra e la gente. Piove spesso e abbondantemente, riempiendo gli invasi e traboccando dagli argini, invadendo le campagne e riappropriandosi di spazi che aveva sempre avuto ma che negli ultimi sette anni avevano visto solo pietre e spine. Una grande festa per tutti e per la natura che ora è bellissima, verde e rigogliosa. Si chiama “risurrezione della Caatinga”, che è il bioma tutto brasiliano del sertão. Caatinga significa “pianta bianca”, perché quando ci sono gli anni di secca le piante assumono tutte un colore grigio chiaro e aspettano con una incredibile resistenza la prima acqua per esplodere di germogli. È uno spettacolo meno famoso dei ciliegi (o peschi?) del Giappone, ma molto più emozionante, sapendo quanto essere un “albero bianco” significhi per chi quotidianamente rischia di morire di sete. La vita, ancora una volta, ha trionfato sulla morte. Su tutti noi, “alberi bianchi” in attesa dell’acqua della vita, scenda la gioia della Resurrezione!

Un grande abbraccio.

Don Paolo

Nonno e vedovo, diventa sacerdote

Da generale, passando per nonno e vedovo, a sacerdote. Una storia semplice allo stesso tempo straordinaria quella di Antonio Celletti, sessantotto anni, nonno di due nipotine, generale dell’Aeronautica in pensione e, da sabato 2 giugno, sacerdote della diocesi di Roma. Già diacono permanente, sarà ordinato nella sua parrocchia, Sant’Ireneo a Centocelle, dal vescovo Daniele Libanori.

«Provo un senso di inadeguatezza per la grandezza del compito a cui sono chiamato – queste le parole di Celletti – ma questa esperienza mi apre necessariamente a una dimensione più grande e totalizzante, quale è l’amore di Dio, ed è solo Lui la base solida sulla quale fondare la propria vita».

Nel novembre del 2006 Celletti rimase vedovo della moglie, morta dopo una lunga malattia. Da allora ha iniziato un cammino di formazione e discernimento che lo ha portato prima al diaconato e infine al sacerdozio.

1 giugno 2018

Venticinque anni di Casa Betania, la Messa con il vicario

Festeggia il venticinquesimo anniversario di fondazione Casa Betania, la prima struttura di accoglienza aperta dalla Cooperativa l’Accoglienza. Per festeggiare l’anniversario, domenica 10 giugno, l’arcivescovo Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, celebrerà la Messa alle ore 19, nella sede di via delle Calasanziane, 12 (zona Pineta Sacchetti).

La giornata sarà scandita da spettacoli e concerti per grandi e piccoli. Si esibiranno, tra gli altri, la Geo-Gift Economy Orchestra – l’Orchestra popolare di Primavalle; i Ladri di Carrozzelle, l’Orchestra di Piazza Vittorio, Massimiliano Maiucchi e Daniele Miglio, gli artisti del Teatro Verde.

Per il programma completo www.coopaccoglienza.it

1 giugno 2018