6 Agosto 2025

E’ morto il padre di don Paolo Boumis

Il Vicario Generale S. Ecc. Mons. Angelo De Donatis, il Consiglio Episcopale e il Presbiterio della Diocesi di Roma, sono vicini al dolore di Don Paolo Boumis per la perdita del suo papà Giorgio.
Assicurando preghiere di suffragio, invocano il Signore Dio, ricco di misericordia, perché gli conceda il premio della vita eterna e dia conforto ai suoi familiari.

Pellegrinaggio degli universitari a Pompei l’11 novembre

Saranno circa 3000 i ragazzi che sabato, con due treni speciali e diversi bus, giungeranno a Pompei per partecipare al tradizionale pellegrinaggio e accoglienza delle Matricole, promosso dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria. Filo conduttore di questa quindicesima edizione, sarà il tema “Discepoli del maestro: conoscere e servire i tempi nuovi”. Ad accogliere i partecipanti al loro arrivo ci sarà monsignor Tommaso Caputo, arcivescovo e delegato pontificio per il Santuario della Beata Maria Vergine del Rosario di Pompei, che accompagnerà gli universitari all’interno della basilica, dove potranno assistere al tradizionale “Buongiorno a Maria”, cioè lo svelamento del quadro dal telo che lo protegge durante le ore notturne. La giornata sarà aperta dalla riflessione introduttiva dall’arcivescovo Giacomo Morandi segretario per Congregazione della Dottrina della fede, che alle 11.30 presiederà una solenne celebrazione eucaristica. Nel pomeriggio, i giovani potranno seguire degli itinerari archeologici, alla scoperta dei celeberrimi scavi pompeiani, o in alternativa fare dei percorsi caritativi, per conoscere meglio la storia e le iniziative del Santuario. La giornata si concluderà con l’adorazione eucaristica presieduta dal vescovo ausiliare Lorenzo Leuzzi. Per informazioni contattare i cappellani delle facoltà degli atenei romani, o consultare il sito www.uniurbe.org.

Lettera di invito del Vicario alle iniziative per la Giornata mondiale dei poveri

Roma, 17 ottobre 2017

Ai Parroci
ai Sacerdoti e ai Diaconi
della Diocesi di Roma

Carissimi,

“Non amiamo a parole ma con i fatti” è il tema che Papa Francesco ci ha dato per vivere la prima Giornata mondiale dei poveri che lui ha istituito, come segno del Giubileo della Misericordia, nella domenica precedente la solennità di Cristo Re dell’Universo, quest’anno il 19 novembre.

Il Santo Padre ha invitato ogni comunità a vivere questa occasione per «creare tanti momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto». Una chiamata quindi a conoscere e incontrare i poveri nelle nostre parrocchie perché la povertà non è un’entità astratta, ma «ha il volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro». Davanti a questi scenari, il Papa ci chiede di non restare inerti e rassegnati, ma di «rispondere con una nuova visione della vita e della società».

Per la nostra Diocesi la Giornata dei Poveri è anche l’invito a partecipare alle iniziative organizzate dalla Caritas diocesana e dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

Sabato 11 novembre, alle ore 9.30, presso l’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense, presenteremo il Programma pastorale della Caritas di Roma e il Rapporto sulla Povertà nella nostra città. Un incontro a cui sono invitati i parroci, gli animatori e tutti coloro che, nell’ambito degli istituti religiosi e delle organizzazioni ecclesiali, sono impegnati nelle opere di carità.

Sabato 18 novembre, alle ore 20, si svolgerà la Veglia di preghiera per il mondo del Volontariato presso la Basilica di San Lorenzo fuori le mura (Piazzale del Verano, 3).
La domenica, alle ore 10, si sarà invece la Celebrazione Eucaristica presieduta dal Santo Padre nella Basilica di San Pietro, alla quale seguirà l’Angelus. La Messa è rivolta particolarmente ai poveri e agli emarginati assistiti dalle comunità.

Invito tutti voi a partecipare alle iniziative, nonché a promuovere momenti di preghiera e di incontro nell’ambito delle parrocchie, coinvolgendo in modo particolare quei gruppi, associazioni e movimenti ecclesiali impegnati nell’animazione alla carità.

I biglietti di accesso a Piazza San Pietro possono essere richiesti al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione (www.pcpne.va).

Vi saluto fraternamente con l’augurio che ala celebrazione della Giornata dei Poveri sia occasione per rinnovare il nostro spirito di preghiera, di condivisione e di carità.

+ Angelo De Donatis
Vicario Generale di Sua Santita’
per la Diocesi di RomaLettera-Giornata-dei-Poveri

Veglia missionaria diocesana il 19 ottobre a San Giovanni

Il 19 ottobre alle 20.30 a San Giovanni in Laterano si terrà la veglia missionaria presieduta dal vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, monsignor Angelo De Donatis. “Ho udito il grido del mio popolo” (Es. 3, 7) è il tema che farà da filo conduttore alla celebrazione, con le testimonianze del vescovo di Gibuti e di don Daniele Mazza. La veglia è preludio alla Giornata missionaria mondiale, che si celebrerà domenica 22 ottobre. La colletta della Giornata sarà devoluta alle Pontificie Opere missionarie, tramite il Centro missionario diocesano.

Il 21 ottobre il convegno “Nessuno a Roma è fuori sede”

“Nessuno a Roma è fuori sede. L’accoglienza dell’intelligenza a Roma”. E’ questo il tema dell’incontro che si svolgerà sabato 21 dalle 9.15 nella Residenza Universitaria De Lollis, in via Cesare De Lollis 20, nell’ambito della Settimana dell’accoglienza, promossa dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria diocesana.
L’incontro, promosso dalla Pastorale Universitaria diocesana in collaborazione con Laziodisu, l’Ente al Diritto agli Studi Universitari nel Lazio e dalla Regione Lazio, che sarà aperto dal saluto del vescovo ausiliare Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale Universitaria diocesana e dalla relazione di Federico Cinquepalmi Dirigente dell’Ufficio per l’internazionalizzazione della formazione superiore, sul tema “Investire nell’accoglienza”.
La mattinata proseguirà sulla tematica dell’accoglienza degli studenti fuori sede e stranieri. Ne parleranno Massimo Smeriglio, Vice Presidente della Regione Lazio e Assessore alla Formazione, Università, Scuola, Ricerca e Turismo; Carmelo Ursino, presidente ANDISU, Associazione nazionale per gli organismi per il diritto allo studio universitario; Daniele Frongia, Assessore Sport, Politiche Giovanili, Grandi Eventi di Roma; Francesco Bonini, Presidente CRUL, il Comitato Regionale di coordinamento delle Università del Lazio e CRUP. Successivamente si aprirà una tavola rotonda sul tema “I soggetti dell’accoglienza” e sarà concentrata su un confronto tra i giovani e i responsabili delle differenti case di accoglienza e realtà aggregative per universitari della capitale. I lavori saranno conclusi dal vescovo Leuzzi. Per info: www.uniurbe.org<http://www.uniurbe.org>

E’ morto don Massimo Vitali

Il Vicario Generale S. Ecc. Mons. Angelo De Donatis, il Consiglio Episcopale e il Presbiterio della Diocesi di Roma, annunciano che è entrato nella luce della Resurrezione il Rev.do Don Massimo Vitali, e ricordandone il generoso ministero pastorale, lo affidano all’abbraccio misericordioso di Dio e alla preghiera di suffragio dei fedeli, invocando la pace e la gioia del Signore.
I funerali si svolgeranno venerdì 13 ottobre alle ore 10.45, nella Parrocchia di Santa Galla – Circonvallazione Ostiense, 195

Pastorale universitaria: incontro il 14 ottobre al Tempio di Adriano

“Un’agenda per il lavoro per la città di Roma. Una nuova cultura imprenditoriale”. E’ il tema dell’incontro promosso dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma, che si svolgerà il prossimo 14 ottobre dalle ore 9 presso la Sala del Tempio di Adriano, in Piazza di Pietra. Dopo i saluti Luca Bergamo, Vicesindaco di Roma Capitale, i lavori saranno aperti da monsignore Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare e delegato per la Pastorale Universitaria Diocesana che rifletterà sul tema “Verso la settimana sociale dei cattolici”, a seguire le relazioni introduttive di Lucia Valente Assessore al Lavoro, Pari Opportunità e Personale e Giovanni Lo Storto Direttore generale dell’Università LUISS Guido Carli. Le sessioni di lavoro che saranno concentrate su tre temi: “L’emersione di una nuova generazione di imprenditori a Roma e il ruolo delle università e delle istituzioni”; “Difendere e rilanciare le competenze economico-produttive di Roma”; “Testimonianze di successi Imprenditoriali a Roma”. Per informazioni: 06.69886584; www.uniurbe.org

I funerali di monsignor Proja a San Giovanni il 2 ottobre

Il Vicario Generale S. Ecc. Mons. Angelo De Donatis, il Consiglio Episcopale e il Presbiterio della Diocesi di Roma, annunciano che è entrato nella luce della Resurrezione il Rev.mo Mons. Giovanni Battista Proja Canonico Lateranense rendendo lode per il suo gioioso e fecondo ministero al servizio del popolo santo di Dio e particolarmente per l’attenzione e la cura della vita spirituale dei sacerdoti, mentre elevano preghiere di suffragio.
I funerali si svolgeranno lunedì 2 ottobre alle ore 15.00 nella Basilica di San Giovanni in Laterano

Settimana della Famiglia dal 2 ottobre

“La sfida di educare” sarà il tema della Settimana della famiglia: otto giorni di eventi in programma fino a domenica 8 ottobre. Il via, domenica 1 alle 15.30 a Sant’Agnese in Agone (piazza Navona), con la cerimonia inaugurale a cura dell’Ufficio di pastorale familiare della diocesi di Roma e del Forum delle associazioni familiari del Lazio che hanno organizzato insieme la Settimana con il patrocinio dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Conferenza episcopale italiana, di Roma Capitale e del Consiglio regionale del Lazio. Una quarantina le associazioni coinvolte per dare vita alle quattro macro aree strutturali della Settimana: “Stare insieme”, “Fare insieme”, “Riflettere insieme”, “Celebrare insieme”. «In risposta all’Amoris laetitia abbiamo deciso di organizzare una Settimana della famiglia – spiega il direttore del Centro per la pastorale della famiglia della diocesi di Roma, monsignor ANDREA MANTO – per mettere in rete le realtà che lavorano per essa e con essa. La speranza è quella di accendere una luce nella città sul tema della famiglia perché sia valorizzata e, in tanti aspetti concreti, anche supportata e sostenuta. L’obiettivo – aggiunge – è ascoltare le vite delle famiglie, le loro gioie e le fatiche di ogni giorno per sottolinearne la centralità nella società e aiutarle nel prezioso ruolo educativo che svolgono attraverso un percorso ragionato di laboratori in cui i genitori possano essere coadiuvati da esperti nell’approfondimento delle dinamiche relazionali proprie dell’educazione».

Il programma prevede molti appuntamenti tra incontri di riflessione, laboratori, momenti di preghiera e di festa (il calendario completo è disponibile su www.settimanadellafamiglia.it) che si svolgeranno in diversi luoghi della città e nelle parrocchie. E sarà proprio la comunità di San Carlo Borromeo (via Edoardo Amaldi 215) a ospitare l’incontro “Una buona comunicazione per il benessere della famiglia”, alle 17 di domenica 1 ottobre e a cura dell’Apostolato Accademico Salvatoriano. Mentre, sempre alle 17, nella Casa Ronald Roma Bellosguardo (via degli Aldobrandeschi 3), e in collaborazione con l’associazione Mamme Care, si svolgerà il seminario per i genitori “Capire e gestire i capricci”. La sera, l’apertura dell’itinerario di preghiera per la Settimana della famiglia con l’adorazione eucaristica e la preghiera per le famiglie nella parrocchia di Santa Giovanna Antida Thouret (via Roberto Ferruzzi 110) alle 19.30. Ogni giorno una chiesa diversa ospiterà l’adorazione eucaristica e si pregherà per la famiglia.

La giornata di lunedì 2 ottobre si aprirà con l’incontro su “Il ruolo della famiglia nella prevenzione dell’uso di droghe”. Promosso dall’Ufficio di pastorale familiare del Vicariato di Roma e dal Forum delle associazioni familiari del Lazio, si svolgerà dalle 9.30 alle 13 nella Sala Monumentale della Presidenza del Consiglio dei Ministri (largo Chigi 19) in collaborazione con il Dipartimento delle politiche antidroga della Presidenza del Consiglio (per accedere è necessario registrarsi sul sito internet della Settimana). Nel pomeriggio, tra gli appuntamenti previsti, alle 16.30 nel teatro del Pontificio Seminario Romano Maggiore (piazza San Giovanni in Laterano 4) si parlerà del tema cardine della Settimana “Famiglia, la sfida di educare” con al centro i “percorsi pastorali e culturali alla luce dell’esortazione apostolica Amoris laetitia”.

Tra gli altri temi che animeranno le iniziative, la presenza sul web dei più giovani sarà il fulcro dell’incontro “La rete e il gioco”, un laboratorio per ragazzi insieme agli agenti della Polizia postale, martedì 3 ottobre, alle 18, nella parrocchia Sant’Angela Merici e poi, mercoledì 4 alle 18, in contemporanea nelle parrocchie San Liborio e Santa Emerenziana, e giovedì 5, alle 20.30, di nuovo a Sant’Angela Merici. Durante gli otto giorni dell’evento si parlerà anche di altri temi di attualità: come le adozioni internazionali, mercoledì 4 ottobre dalle 16, nella Sala Nassiriya del Senato della Repubblica (per accedere è necessario registrarsi sul sito internet della Settimana); alla stessa ora, all’Itis Galilei, l’alternanza scuola-lavoro; il gioco d’azzardo, giovedì 5 ottobre alle 18, nell’auditorium di San Gregorio Barbarigo.

Una Giornata speciale sarà poi dedicata ai “Nonni, un dono per i nipoti, un ancoraggio verso il futuro”: sabato 7 ottobre dalle 10 alle 17.30 nella parrocchia di San Saba. Ma la “Festa della famiglia” vera e propria sarà la mattina di domenica 8 nel Parco Tutti Insieme, in via della Tenuta della Mistica, dove si svolgeranno le “Nonniadi”, momenti di gioco e attività, come il mini golf o il biliardino, che coinvolgeranno nonni e nipoti, mentre la Casa La Salle (via Aurelia 472) ospiterà attività e laboratori per tutta la famiglia dalle 9.30; alle 12 la Messa presieduta dal vescovo ausiliare GIANRICO RUZZA, segretario generale del Vicariato di Roma. Nel pomeriggio “Io e Te”, dalle 16 alle 18, il laboratorio teatrale cognitivo comportamentale a San Giuseppe al Trionfale e, alle 17.30, la commedia teatrale “Via dei Giubbonari”, nel Teatro Raffaello della parrocchia Santi Fabiano e Venanzio (via Terni 92) dove alle 19.30 si svolgerà anche la cerimonia di chiusura ufficiale della Settimana della famiglia.

Il mondo degli adolescenti, tra complessità e contraddittorie bellezze

Quando il direttore di Romasette.it mi ha proposto una rubrica sugli adolescenti, un secondo dopo la gratitudine, ho chiesto di potere riflettere un po’ prima di accettare. Insegno da quindici anni in un istituto di secondo grado e mi occupo di didattica e di formazione degli insegnanti, da anni mi capita di scrivere sulla scuola e, non ultimo, due dei miei tre figli sono adolescenti: il tema dovrebbe essere per me pane quotidiano.

Eppure la prima preoccupazione è stata sul cosa non avrei voluto scrivere in una rubrica che parla di adolescenti piuttosto che su cosa avrei potuto scrivere. Provo a spiegare. Oggi mi pare siano ricorrenti due tendenze ogni volta che gli adulti affrontano questo tema. La prima riguarda l’enfatizzazione della difficoltà dello sguardo tra generazioni, quasi sempre esercitato dall’alto verso il basso. Tanto più in una società dove la distanza d’età tra genitori e figli è andata aumentando, il confronto tra noi e i nostri tempi e loro e il loro tempo sembra sempre più arduo, per qualcuno impossibile.

La seconda tendenza è quella dell’enfasi sul montare del dato emergenziale. A scuola, sui media, al parco tra genitori, in parrocchia, dire adolescenza è sempre più dire, a caso e in ordine sparso, bullismo e cyberbullismo, violenze e fragilità, dipendenza dal mondo digitale, sessualizzazione precoce, incapacità della gestione emotiva, mancanza di motivazioni. Ecco, in queste due tendenze, semplificate in modo sbrigativo, si compendia tutto ciò che non vorrei scrivere in questa rubrica.

Non perché non ci sia del vero in analisi del genere: sarebbe stupido negare il realismo di un certo tipo di sguardo. Ma di questo in molti dicono e scrivono meglio del sottoscritto. Credo però che in questa alterità così burrascosa (mi basta pensare al dopocena di ieri, tra fuoco e fiamme con un figlio, sulla via crucis per la gestione del suo smartphone) esista ben più di un piano inclinato verso il basso o peggio di un precipitare verso l’abisso.

E lo dico non solo per l’esperienza quotidiana di un volto altro del mondo adolescenziale, assolutamente carico di bellezza. Per quanto altrettanto vero, per quanto esperienza dei molti che sanno accendere luci piuttosto che spegnerle, non sarebbe sufficiente ribadire il volto luminoso dell’adolescenza: rientrerebbe in ciò che è sempre stato l’eterno incontro/scontro tra le generazioni. Lo dico piuttosto per una convinzione anzitutto di pensiero, precisa, riguardante il nostro tempo e da questo determinata.

Sono persuaso che oggi questo confronto, al netto della gran fatica che impone, sia per noi adulti occasione imperdibile di riappropriazione di un mondo nuovo che non abbiamo ancora compreso, altro da quello che è stato e che loro abitano già. I nostri adolescenti comunicano in modo diverso, stanno nella storia in modo diverso, conoscono in modo diverso. I nostri adolescenti amano in modo diverso, odiano in modo diverso, soprattutto azzerano un bagaglio valoriale che è stato valido per generazioni.

Questa apparente tabula rasa spesso ci spaventa fino a diventare un lutto impossibile da elaborare. Eppure mi domando: siamo sicuri che il vuoto che questa generazione sta facendo sia un deserto senza vita? Non potrebbe essere invece un inedito spazio di libertà abitabile anzitutto da noi adulti? Siamo sicuri che sia necessariamente un male la rimessa in discussione delle pietre angolari della nostra generazione, siano esse antropologiche, culturali, ideali, spirituali?

Potrebbe esserlo, certo, ma per dichiarare il default c’è sempre tempo. Chissà se invece, provando a visitare il mondo degli adolescenti, nelle sue irriducibili complessità e contraddittorie bellezze, non possa aprirsi proprio per noi adulti un nuovo e inatteso spazio di conoscenza e di speranza. Sì, proprio a partire da quelli che ci sembrano gli spauracchi peggiori e su cui vorrei provare a dialogare con voi in questa rubrica. Appuntamento tra quindici giorni.

6 dicembre 2017

Parlare di sessualità è «allenare a pensare e a comunicare»

L’uomo, fin dalla nascita, è un essere sessuale; la sessualità viene appresa e si sviluppa in diverse fasi durante la vita. Il periodo dell’adolescenza, da sempre, è stato considerato una fase della vita che ha destato un grande interesse culturale, sia dal punto di vista della scienza che da quello della letteratura. Il bisogno di identificazione sessuale porta il bambino a voler scoprire come si comportano e cosa pensano le persone del suo stesso sesso. I gruppi che si formano spontaneamente sono monosessuali ed al loro interno si trasmettono modelli, atteggiamenti e notizie (spesso confuse e distorte) sulla sessualità. Gruppi di sesso diverso si fronteggiano, ma il contatto personale e diretto viene evitato: l’altro sesso è troppo sconosciuto e fa paura. Con l’avanzare della pubertà e dell’adolescenza, inizia il desiderio dell’altro sesso che viene percepito come totalmente diverso e dal cui riconoscimento («sì, tu mi piaci») dipende la legittimazione della propria identità.

La pubertà e l’adolescenza rappresentano un profondo cambiamento nella sessualità dell’individuo. Lo sviluppo degli organi genitali, della peluria, del seno e le conseguenti modificazioni psichiche caratterizzano in gran parte l’adolescenza. Questi profondi cambiamenti fisiologici e psicologici avranno influenza sia dal punto di vista della realtà concreta sia da quello del mondo interno del ragazzo: assume così particolare importanza l’immagine del proprio corpo. L’adolescente lo ama e lo odia, spesso è motivo di vergogna, passa ore davanti allo specchio, cura la capigliatura seguendo o contrastando mode, e così via. Per le ragazze la prima mestruazione è una esperienza di grande importanza, in quanto sottolinea inequivocabilmente la loro femminilità e la possibilità di generare. La preparazione ricevuta e l’atteggiamento degli adulti ne influenzeranno il vissuto.

Il corpo, in quanto osservabile da sé e dagli altri, è il mezzo con cui il ragazzo si presenta al mondo, in particolare ai coetanei; molte delle convinzioni che si possono avere su se stessi si basano sul sé fisico, che comprende sia l’aspetto corporeo che le abilità fisiche. Facilmente l’adolescente trae un senso di sé sulla base della definizione che gli altri danno di lui e del suo apparire fisico.

È una stagione della vita che racchiude un insieme di cambiamenti e di informazioni a vari livelli (sociale, culturale, familiare, scolastico, ecc.), che spinge il ragazzo ad una analisi di sé e della relazione con gli altri. Oltre ai rapporti con gli adulti ed alla ricerca dell’autonomia, l’adolescente si deve confrontare con la crescita fisica, con le relative ansie derivanti da una maggiore consapevolezza di un corpo che cambia, con l’interesse sessuale e con le prime esperienze sentimentali. L’importanza del ruolo del corpo risiede non tanto nell’ampiezza delle trasformazioni, poiché queste avvengono anche in altri periodi della vita, quanto nella capacità del ragazzo di osservare se stesso in cambiamento e l’influenza di tale cambiamento su altri aspetti, tra i quali il modo di viversi la sessualità. L’aumentata osservazione di se stessi è accompagnata da una accresciuta capacità osservativa nei riguardi dei coetanei, ai quali si guarda con attenzione e con i quali ci si confronta continuamente soprattutto per valutare la propria adeguatezza ed il proprio valore personale. Questo è il contesto di riferimento dove si formano opinioni e si trasmettono atteggiamenti: sono gli amici ed i compagni di scuola che diventano fonte di informazioni sulla sessualità.

Sembra che il rapporto tra genitori e figli tenda ad oscillare tra autoritarismo – che nega il conflitto – e permissivismo, che evita il conflitto. È difficile per gli adulti accettare un clima di conflitto e considerarlo per la sua parte sana, che invece porterebbe alla comprensione e all’accettazione dell’altro come essere in grado di esprimere e discutere le proprie perplessità e disaccordi. Pertanto, l’adolescente si trova meno esposto alle critiche ed alle proibizioni se si rivolge ai coetanei. Sembra difficile per i ragazzi effettuare comunicazioni che portino a mettere in gioco la loro affettività\sessualità (sia con genitori che insegnanti), perché il loro vissuto pare essere il rischio di ottenere una risposta autoritaria e giudicante piuttosto che un supporto che possa aiutarli a rafforzarsi.

L’adolescente, in ambito sessuale, ha svolto una elaborazione personale delle esperienze biologiche, relazionali, sociali e morali maturata attraverso le azioni educative del contesto familiare e successivamente scolastico. Gli adolescenti, con l’irruenza e la provocazione che li contraddistinguono, spesso lanciano un appello chiaro, facendo intuire che si aspettano da parte dell’adulto, più che delle informazioni precostituite (sia sull’argomento sesso, ma anche più in generale), una disponibilità ad entrare in relazione con loro.

Parlare di sessualità con i ragazzi non dovrebbe significare “addestrare”, ma allenare a pensare, a ragionare, a comunicare e a mettersi in relazione con gli altri. Ai ragazzi vanno forniti strumenti che consentano una migliore interpretazione delle situazioni relative alla sessualità, allo scopo di colmare l’inadeguatezza ed il vuoto tra l’aspetto fisico e quello psicologico. Educare con serenità ad una cultura della salute sessuale può significare aiutare gli adolescenti a coniugare la dimensione del piacere con quella relazionale ed emozionale. (Lucia Calabrese, psicoterapeuta e sessuologa)

 

27 ottobre 2017

Bullismo viaggia nei social e prospera con l’arroganza del sistema

Sempre più spesso all’attenzione dei servizi di psicologia e di neuropsichiatria infantile giungono ragazzi e ragazze che sono stati oggetto di vessazioni, in genere da parte di coetanei, nelle forme più svariate, il più delle volte nell’ambiente scolastico, o comunque in esso originate, talvolta al di là della stessa immaginazione, come si fosse protagonisti di un videogioco.

È un prodotto del tempo che viviamo, che si nutre ormai abitualmente della realtà virtuale (ossimoro per eccellenza!) che tende a far credere che ogni cosa sia possibile… e ciò forse è vero nella misura in cui ogni cosa si muova all’interno della propria dimensione. Purtroppo nel nostro tempo accade con sempre maggior frequenza che il mondo bidimensionale salti fuori dal monitor per invadere gli spazi reali, fino a prenderne il sopravvento e a determinare uno stravolgimento dell’esame di realtà da parte di chi non ha ancora sufficienti strumenti per distinguere il falso dal vero, parafrasando Guccini.

Sotto il termine “bullismo” si possono raggruppare comportamenti che ormai vengono considerati parte della cosiddetta normalità, perché nel mondo virtuale il bullo assume le stesse caratteristiche del furbo, si muove cioè sotto false credenziali, diventando così un modello cui aspirare, un esempio di pragmatismo cibernetico. E si sa che nel web non c’è spazio né per sentimentalismi né per moralismi.

Qui risiede la differenza fra il bullismo moderno e quello di una volta… un sempre maggiore assottigliamento dell’area affettiva, fino alla trasparenza, per usare una metafora radiologica. Il ritrovarsi cioè di fronte a una generazione con un progressivo indebolimento della capacità di criticare il proprio operato, perché viene sempre più a mancare la palestra del moralismo, sia esso pratico o puro.

Il bullo tradizionale, invece, era raggiungibile, aveva ben efficiente la capacità di confrontarsi con le proprie azioni, ed era proprio sul terreno del pragmatismo che poteva mostrare le proprie qualità sottostanti, alle quali agganciarsi per costruire un’alternativa, un percorso direzionato verso l’integrazione sociale.

Oggi il fenomeno bullismo viaggia attraverso i neo-social e fa proselitismo grazie all’arroganza del sistema, concepito in termini algoritmicamente verticistici, per cui uno solo può amministrare l’espressione del gruppo nascondendosi dietro l’omertà informatica, più bieca e cinica di quella conosciuta dalla mia generazione. Chi viene attaccato, infatti, non possiede appigli, non può far leva sulla dialettica e sulla razionalità, se viene circondato non trova nessuno su cui appoggiarsi… e se oggi questo accerchiamento avviene fisicamente, per la strada, gli altri, quelli onesti, non sono più abituati a frapporsi, a fare da scudo contro l’ingiustizia e la stupidità, come se si stesse perdendo sul piano epigenetico la capacità spontanea di proteggere gli individui della specie esposti a un rischio contingente nel contesto sociale.

Il fatto preoccupante è che attualmente gli insegnanti, ultimo baluardo da frapporre fra i bulli e le loro vittime, sono in seria difficoltà, non avendo la piena autorevolezza che veniva riconosciuta come insita nel loro ruolo, venendo addirittura non infrequentemente sconfessati dagli stessi genitori. In questo stravolgimento dei tradizionali ruoli sociali, un intervento dell’insegnante rischia di attivare meccanismi di rinforzo da parte dei genitori stessi, fino a poter precludere l’efficacia educativa di un deciso richiamo alle regole di convivenza e di reciproco rispetto.

Ciononostante, proprio gli insegnanti possono configurarsi come l’anello di congiunzione tra le parti in gioco, potendo agire sia sui precursori del bullismo, cioè sul vuoto antecedente che favorisce l’attecchimento del gioco sadico che seleziona la vittima e la offre in pasto al carnefice, sia sugli eventi successivi all’episodio di bullismo, laddove solo l’intervento di un arbitro adulto consente di stroncare l’aggressione prima che incida sull’equilibrio di chi subisce, fino a determinare effetti in alcuni casi devastanti.

Di fronte alla prepotenza del “disimpegno morale”, occorre riaffermare il primato delle regole basate sul rispetto e sulla responsabilità individuale, presupposto imprescindibile per la costruzione di una società giusta e solidale. Albert Einstein, in modo acuto, osserva: «Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di chi compie azioni malvagie, ma di quelli che osservano senza dire nulla». (Roberto Rossi, neuropsichiatra dell’età evolutiva)

 

10 novembre 2017

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