di Domenico Rocciolo
Nel 1854 pochi giorni separarono la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione dalla celebrazione del Natale. Con la bolla Ineffabilis Deus dell’8 dicembre di quell’anno, Pio IX dichiarò la Santissima Vergine Maria immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. Chiuse così un dibattito teologico plurisecolare, dando rilievo alla continuità della fede e alla tradizione devota. Per mezzo del suo vicario, il cardinale Costantino Patrizi, fece sapere ai fedeli di Roma, che tutto il mondo alzava inni di lode alla Santissima Vergine Immacolata Madre di Dio. Schiere di fedeli esprimevano con esultanza la loro devozione e rivolgevano le loro preghiere alla Madre del Signore. Tanto più il giubilo e la festa in onore dell’Immacolata Concezione pervadevano Roma, la città santa.
Ed ecco, che di lì a poco, come ogni anno, giungeva la ricorrenza del giorno santo della nascita di Gesù: evento che muoveva gli animi ad adorare il Signore nato dalla Vergine Maria per salvare gli uomini. Il Papa conosceva bene le difficoltà del popolo romano. Sapeva che la celebrazione del Natale era di profonda consolazione per chi aveva perso i familiari a causa del colera, «morbo che tanto teneva la città in angustie» e per chi soffriva la penuria dei beni di prima necessità, provocata da una temuta carestia. Desiderò proteggere i fedeli della sua diocesi, promosse la formazione delle coscienze, raccomandò la moderazione e la prudenza nei riguardi degli eventi politici, esortò i sacerdoti ad avere una costante preoccupazione per la cura delle anime. Proprio per sottolineare la preminenza della vita spirituale incaricò il cardinale vicario di invitare i romani a santificare un giorno così bello e a «passarlo con Dio».
La celebrazione del Natale fu l’occasione propizia per tutti i fedeli di riscoprire il significato autentico della fede, di accostarsi ai sacramenti, di rivolgere a Dio le più fervide preghiere e di lasciarsi coinvolgere nelle opere di carità.
17 dicembre 2019