“Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia, di pace.

Stimolaci a creare società più sane e un mondo più degno senza povertà, senza violenza, senza guerre” (FT)



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Con i piedi nella “terra”. L’agroecologia per una sovranità alimentare


Giuseppe Cionti

Ripartire dai territori e ripartire dalla terra. Una via praticabile per ridare respiro al pianeta e a chi lo abita. Semmai riscoprendo una attività millenaria che sembrava, fino a poco tempo fa, destinata ad un irreversibile declino: quella del lavoro agricolo.

Di affidamento delle terre pubbliche, di contrasto agli oligopoli, di filiere corte e di cooperative agricole sociali si è parlato nel corso del Terzo incontro della Scuola di attivazione politica: “Progettare un’economia trasformativa per una comunità sostenibile e solidale a Roma”, promossa anche da questo Ufficio,  incentrato, questa volta, “sulle esperienze di nuovi paradigmi per il territorio”.

Tema dell’incontro, svolto lunedì 8 marzo, infatti, è stato:Il ritorno alla terra, l’agroecologia, produrre secondo Natura. Quale Filiera del cibo e sovranità alimentare?”. Una domanda che ha trovato subito una risposta nelle varie esperienze esposte come quella della Csa, dei Gas, dei gruppi di acquisto condominiale nati in tempi di Coronavirus, o di cooperative come il Borghetto San Carlo sulla Cassia nato sulla spinta delle lotte per l’accesso alle terre pubbliche non utilizzate.

A costituire una “esperienza pilota” nel rapporto tra prodotto, consumo e distribuzione tra i soci è certamente la cooperativa Csa  “Semi di comunità”  nata nel Parco di Veio alle porte di Roma. A parlarne Caterina Micucci, una lunga militanza nell’agricoltura sociale che ha descritto questa esperienza, nata nel mondo anglosassone, come “una realtà del mondo  agricolo sostenuto dalla comunità e dal territorio. Si tratta – ha detto – di una collaborazione tra un gruppo di consumatori e di produttori nella quale si condividono i rischi della coltivazione della terra”. I consumatori, in sostanza, pre-finanziano il raccolto. Ma ‘Semi di comunità’ ha scelto di essere anche cooperativa ed i soci direttamente coinvolti sono attualmente 270 (con tre lavoratori che guidano l’attività agricola). 160, sono invece, i soci fruitori che ritirano i prodotti settimanalmente. “Non c’è un meccanismo di vendita ma ci basiamo su un piano di bilancio agricolo annuale per arrivare a redistribuire tra i soci quello che ogni anno si produce: parliamo – ha spiegato la Micucci – di 500 chili di verdura raccolti settimanalmente su 4 ettari di terreno con 8 punti di distribuzione a Roma. Il bilancio preventivo quest’anno è stato di 72mila euro, cioè 450 euro a nucleo per 45 settimane, 10 euro di spesa a settimana di media a famiglia”.

Numeri che parlano comunque di una esperienza vincente. “Quest’anno – ha tenuto a sottolineare l’operatrice della cooperativa – abbiamo anche fatto nuovi investimenti ed abbiamo appena piantato nuovi alberi da frutta. I nostri soci lavoratori sono pagati degnamente, e il tutto si autosostiene con il nostro budget. Il terreno nel parco di Veio è di un gruppo di famiglie che vive lì ed è affittato a un prezzo agevolato perché alcuni proprietari fanno parte della cooperativa”.

“L’elemento della partecipazione è fondamentale. – ha spiegato ancora la Micucci – Si costruisce così autonomia tramite la partecipazione e fuori dal cosiddetto mercato ed in tempo di pandemia questa realtà ha garantito sempre socialità per i soci che si sono incontrati all’aperto e in sicurezza. Insomma, un punto di riferimento importante ed un modello che sta funzionando, viste le liste di attesa che si sono create nel tempo per entrare a far parte dei soci. Tanto che si sta riflettendo se aprire altre Csa a Roma”.

Giacomo Lepri di “Agricoltura Coraggio” ha introdotto, invece, nella storia delle vertenze portate avanti negli anni per l’accesso alle terre pubbliche abbandonate e incolte. “Un bene comune che, se messo a frutto può costituire un enorme potenziale sociale ed economico”. Beni abbandonati quanto difficili, però, da raggiungere ed essere utilizzati. “Vorrei fornire un solo dato: – ha affermato Lepri –  un ettaro di terra a Roma costa tre volte la media del resto d’Italia. Nel Lazio poi abbiamo 42 mila ettari di terreni pubblici spesso abbandonati o sotto-utilizzati con costi proibitivi di utilizzo. Tanti giovani si affacciano a questo mondo ma hanno grandi difficoltà di ingresso. Da qui è partita la vertenza per le terre pubbliche abbandonate per il loro utilizzo e per la realizzazione di parchi agricoli che vogliamo rivolgere anche per servizi alla formazione, impegno sociale e alla creazione di una consapevolezza sull’importanza del cibo rispetto alla salute di tutti. Le terre pubbliche sono un bene comune  e una cooperativa può costituire anche una funzione di guardiania di queste terre, ovviamente  pagando un  affitto, in questo caso, al Comune di Roma”.

In questo quadro è nato il Borghetto San Carlo sulla Cassia, che negli anni, ha spiegato Lepri, “è divenuto meta e punto di raccolta di piccoli produttori che trovavano difficoltà ad entrare nel mercato, sia a Roma che in provincia. Ci sono anche piccolissimi produttori provenienti  da zona più lontane come la Tuscia. Il Borghetto – ha spiegato ancora Lepri –  è una realtà di 22 ettari, una dozzina dei quali coltivabile. Non abbiamo mai lavorato su monocultura e L’Azienda agricola produce principalmente cereali, grani, sorgo, farro, ceci, lupini e ortaggi. Non abbiamo acqua ed è per questo che abbiamo specializzato le nostre colture con oltre cento ulivi mentre abbiamo messo a dimora 150 alberi da frutto oltre ad alcune arnie. Trasformiamo questi prodotti della terra in conserve, pastasciutta, farine e cerchiamo di sviluppare, dal punto di vista formativo, il tema dell’accesso alla terra a livello nazionale con l’Anci per quei Comuni o enti locali che vogliono affidare le loro terre ormai non più utilizzate”.

A parlare, invece, dell’esperienza dell’agricoltura sociale è stato Carlo De Angelis del direttivo del Cnca. “All’agricoltura sociale è stata data una definizione vincolante alla sola azienda agricola – ha detto De Angelis –  mentre per noi è anche capacità di dare risposte in rete territorialmente, in collaborazione con le istituzioni, i cittadini e il terzo settore. Questa prevede l’inserimento lavorativo di persone in situazione di svantaggio. Ma dopo la legge nazionale del 2015 non è avvenuto un granché. Nel Lazio, ad esempio, non si sono mai state attivate misure o iniziative specifiche. Nel futuro sarà fondamentale l’uso di terreni pubblici oggi inutilizzati anche perché la campagna e l’agricoltura, si sta capendo sempre più, costituiscono un formidabile strumento per le politiche sociali ed il recupero di situazioni di disagio sociale e di contrasto alle povertà. Ma per fare ciò, ripeto, occorre allargare l’accesso alle terre oggi lasciate in abbandono”.

“La nostra è una esperienza che fa del cibo un pilastro. Da tre anni e mezzo abbiamo attivato un banco alimentare per ‘dare da mangiare agli affamati’. Una esperienza che proprio il Covid ha molto allargato”, ha portato la sua testimonianza Alberto Campailla di “Nonna Roma”. “Oggi l’accesso ai beni in generale, basti pensare a quelli culturali, è diventato un lusso. Da anni ci siamo cimentati con queste problematiche. Nati nel V Municipio della città, tra i più poveri della capitale, ci siamo ormai estesi in tutto il territorio romano e questo la dice lunga… Il nostro lavoro non è solo assistenziale perchè anche i nostri assistiti sono parte dell’attività di mutuo sostegno che portiamo avanti. Oggi contiamo circa 300 volontari attivi che raggiungono tra le 800 e le 1000 famiglie”.

A parlare, invece, dell’esperienza dei Gruppi di acquisto solidale sono stati Marco Binotto e Gabriella D’Amico di Ress Roma. Binotto, docente universitario e ricercatore, ha ripercorso la storia dei Gas a Roma, ricordando come il primo sia nato nel 1994 e come tanta strada si sia fatta, tanto che da allora “questo tipo di esperienza e, più in generale l’attenzione al biologico, sono arrivati a cifre alte. Una modalità di acquisto non solo legata alla qualità del prodotto ma anche ai principi che stanno alla base di questa realtà produttiva”. Una conferma di questa crescita e della capacità anche di mettersi in rete, ha aggiunto la D’Amico, è costituita proprio dalla nascita di Ress Roma. “Con la pandemia poi – ha ricordato la D’Amico – abbiamo assistito alla nascita dei gruppi di acquisto condominiali che costituiscono sul nostro territorio una novità. Per proseguire l’esperienza dei Gas alcune famiglie, infatti, si sono auto-organizzate per farsi inviare e poter acquistare prodotti biologici nei condomini e questo nei difficili tempi del lock down. Una dimostrazione concreta della solidità delle relazioni instaurate negli anni”.

Appunti di ecologia integrale

La road map di Papa Francesco: dalla Evangelii Gaudium alla Fratelli Tutti“: https://fb.watch/dEgsNse8x_/

Oltre l’emergenza per promuovere la cultura della cura” – Don Maurizio Tarantino, Direttore Caritas di Otranto: https://fb.watch/dEgx2k-FER/

Il processo sinodale: luogo dell’ascolto e della condivisione” – Mons. Francesco Pesce, Incaricato Servizio Pastorale Sociale e del Lavoro e Oliviero Bettinelli, Vicedirettore Servizio Pastorale Sociale e del Lavoro: https://fb.watch/dEgAkckCaK/

Custodi del creato al tempo dei cambiamenti climatici” – Cecilia Dall’Oglio, Direttrice programmi europei “Movimento Laudato Si’”, Pierluigi Sassi, Presidente Earth Day Italia: https://fb.watch/dEgEzichiA/

Quando commerciare fa rima con armare”- Don Renato Sacco, Consigliere Nazionale Pax Christi, redattore di Mosaico di Pace: https://fb.watch/dEgK32ZCpd/

Informare per partecipare: dal PNRR ai trattati internazionali” – Monica Di Sisto, giornalista, vicepresidente Fairwatch, osservatorio su commercio internazionale e clima e con Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia WWF Italia https://fb.watch/dEgOrJVYfP/

Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura” – don Tonio Dell’Olio, Presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi, giornalista e redattore di Mosaico di Pace: https://fb.watch/dEgUr2TpWm/

Pace è giustizia sociale” – Nicoletta Dentico, responsabile programma di salute globale, Society for International Development (SID): https://fb.watch/dEgX_UItj9/

La finanza: meccanismi e responsabilità” – Simone Grillo, Banca Etica: https://fb.watch/dEg-LxIDhM/

Migrazioni e migranti” – Luca Di Sciullo, Presidente Centro Studio e Ricerche IDOS: https://fb.watch/dEh2E6iAkj/

A proposito di economia trasformativa” – Riccardo Troisi , economista e docente di Economia Trasformativa presso l’Università Cooperativa di Colombia: https://fb.watch/dEh61_WndS/

Questa economia uccide” – Monica Di Sisto , giornalista, Vicepresidente di Fairwatch, osservatorio su commercio internazionale e clima: https://fb.watch/dEh9hhR_M6/

Dalle buone prassi alla buona politica” – Toni Mira, giornalista Avvenire, esperto di problemi sociali: https://fb.watch/dEhbZaFxqX/

Il tortuoso mondo del lavoro. Sulle tracce di percorsi possibili” – Soana Tortora (Solidarius Italia) e con Marco Ruopoli (coop. SOPHIA): https://fb.watch/dEhff_xT6s/

Pensare progetti per iniziare processi. La sfida e la pazienza del lavoro di comunità” – Oliviero Bettinelli, Vicedirettore dell’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Roma: https://fb.watch/dEhhQhipux/

La comunità ecclesiale tra coerenze, impegno e annuncio. Tracce di un cammino” – Mons. Francesco Pesce, Incaricato Servizio Pastorale Sociale e del Lavoro: https://fb.watch/dEhjEhe0ex/

 

Editoriale

Il diritto a “Laudare Deum ” di Oliviero Bettinelli

RIFLESSIONE SULLA LAUDATE DEUM, OLIVIERO BETTINELLI

La carta dei diritti dell’uomo si evolve con la nostra storia. Gli uni non cancellano gli altri, ma li integrano con sempre maggiore consapevolezza. Papa Francesco ne è interprete e guida. La sua riflessione e il suo discernimento nella “Laudate Deum” ci orientano con sapienza a declinare alcuni diritti che come singolo e come comunità siamo chiamati a esercitare.

Abbiamo diritto a governanti che reagiscano di più, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura.

Abbiamo diritto di non nasconderci di fronte agli eventi che ci dicono come “l’impatto del cambiamento climatico danneggi sempre più la vita di molte persone e famiglie.

Abbiamo il diritto di non pagare gli effetti del disastro che si instaura in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti

Abbiamo il diritto di considerare i problemi legati all’ambiente come un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana.

Abbiamo il diritto ad una informazione corretta che non cerchi di negare l’evidenza dei segni del cambiamento climatico, di nasconderli, di dissimularli o di relativizzarli.

Abbiamo il diritto di essere guidati da pastori liberi da opinioni sprezzanti e irragionevoli , che riconoscano che l’origine antropica del cambiamento climatico «non può più essere messa in dubbio» e ne facciano oggetto di riflessione.

Abbiamo il diritto a momenti di sensibilizzazione competenti perché come società possiamo vincere la tendenza a «minimizzare» il problema o addirittura a metterlo in ridicolo, riducendolo a una questione «solo ambientale, “verde”, romantica» e non invece – quale è – un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli.

Abbiamo il diritto di dimostrare che non è vero che gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico porteranno a una riduzione dei posti di lavoro quando, al contrario, milioni di persone perdono il lavoro a causa delle varie conseguenze del cambiamento climatico, come l’innalzamento del livello del mare o la siccità.

Abbiamo il diritto di camminare verso un punto di svolta reale, all’insegna della responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo.

Abbiamo il diritto di essere consapevoli che non possiamo più fermare gli enormi danni che abbiamo causato e, forse, siamo appena in tempo per evitare danni ancora più drammatici.

Abbiamo il diritto di denunciare le grandi potenze economiche che non si preoccupano di questo, ma solo di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibile.

Abbiamo il diritto di temere un «paradigma tecnocratico», sottovalutando che il nostro potere è aumentato freneticamente in pochi decenni e siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza.

Abbiamo il diritto di denunciare la logica del massimo profitto al minimo costo e con essa la decadenza etica del potere reale, ormai mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, da meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi.

Abbiamo il diritto di partecipare nello spazio dovuto alle aggregazioni e organizzazioni della società civile che a livello politico e diplomatico auspicano un multilateralismo dal basso che non dipenda dalle mutevoli circostanze politiche o dagli interessi di pochi ma che abbia un’efficacia stabile.

Abbiamo il diritto di avere governanti che sviluppino più democratizzazione» nella sfera globale, anche tramite una nuova procedura per il processo decisionale e per la legittimazione di tali decisioni, poiché quella stabilita diversi decenni fa non è sufficiente e non sembra essere efficace. Non sarà utile sostenere istituzioni che preservino e tutelino i diritti dei più forti senza occuparsi dei diritti di tutti.

Abbiamo il diritto di richiedere un’inversione di rotta, che superi la logica dell’apparire sensibili al problema ma che non attivi con coraggio cambiamenti sostanziali.

Abbiamo il diritto a costruire un futuro di speranza per evitare il rischio nel quale corriamo il rischio di rimanere bloccati nella logica di rattoppare, rammendare, legare col filo, mentre sotto sotto va avanti un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare.

Abbiamo il diritto di essere profondamente e dignitosamente umani, responsabili e custodi del Creato che ci è stato dato in Dono, organizzando la speranza in modo efficiente, vincolante e facilmente monitorabile.

In Evidenza

Ascoltare i territori per narrare la speranza

17 aprile 2023

L’Ufficio della “Pastorale sociale, del lavoro e della custodia del creato” della Diocesi di Roma promuove il 17 aprile alle ore 17,30, presso la “sala Poletti” del Vicariato di Roma, un incontro su “RETI DI MUTUALISMO E POLI CIVICI A ROMA”: 0sservatorio delle reti romane di mutualismo e sperimentazione di centri civici a supporto dello sviluppo locale integrale delle periferie”.

Per leggere il comunicato: https://www.diocesidiroma.it/pastoralesociale/index.php/ascoltare-i-territori-per-narrare-la-speranza/

 

 

 

 

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