Giuseppe Cionti
Roma, 13 apr. (askanews) – Il tema ambientale e “della cura del
creato” è ancora “fortemente sottovalutato” anche a livello
nazionale e le parole di Papa Francesco spesso cadono nel vuoto.
A lanciare questa denuncia è stato oggi il mons. Filippo Santoro,
Arcivescovo di Taranto e Presidente della Commissione Episcopale
per i problemi sociali e il lavoro della Cei.
Una presa di posizione nel corso di una conferenza stampa per la
presentazione del prossimo convegno della Chiesa italiana:
“Custodire le nostre Terre” che si svolgerà on line a sei anni
dalla pubblicazione dell’enciclica ‘Laudato sì’. A partecipare
all’incontro con i giornalisti anche mons. Carlo Maria Redaelli,
Arcivescovo di Gorizia e Presidente della Commissione Episcopale
per il servizio della carità e la salute e mons. Antonio Di
Donna, Vescovo di Acerra e Presidente della Conferenza Episcopale
Campana.
A puntare l’attenzione sui 42 siti SIN, inseriti nel programma
nazionale di bonifica, di cui fa parte anche la cosiddetta Terra
dei fuochi, è stato mons. Radaelli che ha ricordato come questi
“ricadono in 78 diocesi in Italia sulle 227 totali. Questo – ha
aggiunto – fa comprendere la vastità del problema”. Le bonifiche,
ha poi detto il vescovo di Acerra, mons. Di Donna, “procedono con
troppa lentezza strette dalla burocrazia e dal costo degli
interventi. Questo rallenta tutto e fa vivere in uno stato che
oscilla tra l’allarmismo e il negazionismo sul quale, alla fine,
prevale l’immobilismo. La Chiesa cerca di tallonare le
istituzioni ma occorrebe che i cittadini e le associazioni
controllino l’operato dei poteri locali e nazionali. Questi
organismi oggi ci sono e sono attivi ma troppo divisi tra loro.
Occorrebbe, allora, un maggiore coordinamento per essere
sentinelle e poi spingere le istituzioni a predere decisioni”.
“Come Chiesa italiana, anche con le prossime settimane sociali
di Taranto, – ha invece affermato mons. Radaelli – vogliamo
fornire una riflessione sulle tematiche dell’ambiente, del lavoro
e della salute che non debbono essere viste settorialmente ma
come un tutt’uno. Anche le nostre comunità cristiane debbono
sviluppare una attenzione nuova alle persone e alla salute che
diventa attenzione all’ambiente e ai poveri. Occorre far entrare
progressivamente anche nella pastorale nelle parrocchie tutto
ciò”.
“La situazione delle diverse ‘Terra dei fuochi’ – ha invece
affermato il vescovo di Taranto, mons. Santoro – mette in
evidenza il problema della sottovalutazione del tema ambientale e
dell’urgenza di dare risposte serie. Per Taranto chiedo che sia
data una risposta il più celere possibile perchè per troppo tempo
stiamo vivendo in una situazione di incertezza e di attacco alla
vita delle persone. Sull’Ilva se si cambia sistema di produzione
occorerà pensare ai 5.800 operai che ci lavorano e su quelli
dell’indotto e su come rioccuparli. Ci ferisce il modo con il
quale si celebrano tante morti senza poi far nulla. La Chiesa è
vicina alle persone e, se necessario, denunciare quanto sta
accadendo”.