Tre giorni a Palermo per un confronto con gli operatori della Pastore Sociale delle Diocesi italiane sulla necessità di rimettere al centro la visione spirituale del nostro lavoro, senza avere la presunzione di avere scelto la parte migliore ma con  la certezza che questa parte vada sempre cercata, approfondita e maturata. Tre giorni orientati ad un percorso collettivo di circa 150 operatori chiamati ad incontrare, ascoltare e discernere. La ricchezza degli incontri nei laboratori a gruppi e la profondità di alcune riflessioni rendono doveroso condividere le parole chiave delle tematiche emerse.
La motivazione spirituale diventa fondante per chi vuole testimoniare una presenza nella storia senza subire la storia. Le motivazioni e le scelte maturano all’interno di un perocorso necessariamente personale che ci responsabilizza però solo nella misura in cui diventa comunitario. Siamo un popolo in cammino e sa di non essere solo. La nostra unità di manifesta in questa certezza. Non si salviamo da soli, ma ci salviamo se crediamo ad una presenza viva che cammina insieme a noi.
Abbiamo il compito di vivere una spiritualità che non sia semplice rito o apparenza. Sentiamo invece necessario condividere una spiritualità che sia feriale, che attraversi con pazienza e a volte con fatica il nostro vissuto e quello di nostri fratelli chiamandoci ad essere testimoni di quel Dio che ha scelto di “entrare nella storia dal punto più basso”, senza potere e senza imposizioni.
La nostra dimensione di servizio alla comunità ci rende responsabili di una spiritualità  che si incarni nelle visioni e nell’accompagnamento di chi è più fragile, che sia libera al punto da noi temere “l’uscita” dalle nostre chiese, che si alimenti nelle relazioni profonde che si affacciano nel nostro quotidiano e ci portano  ad incontrare la storia delle persone come Gesù faceva per le strade della Palestina, che sia disposta ad essere “trasgressiva, disarmata e vulnerabile”, alimentandosi con la testimonianza di amicizie spirituali come quelle con Don Pino Puglisi, e radicandosi nella preghiera e  nel costante con la Parola di Dio.
Nella dimensione comunitaria che richiede questo percorso spirituale assumiamo come obiettivo del nostro agire la convinzione che il nostro compito sia quello di avviare processi che permettano alle nostre comunitĂ di vivere con responsabilitĂ le scelte che si troveranno e fare.
Siamo consapevoli che in questo processo il nostro lavoro sai quello di seminare, vangare, alimentare e curare il terreno su cui intendiamo operare. Una forte spiritualitĂ che diventa per questo vitale, nel momento in ci rendiamo conto che nostri sforzi possono infrangersi sotto i chicchi pesanti di una grandinata e siamo chiamati a ricominciare da capo.
Per fare questo, come ci ricordava Don Tonino Bello. bisogna essere capaci di organizzare la speranza. Si è auspicato per questo di avviare la creazione di ulteriori ambiti ci confronto che diano alimento a questo cammino complesso, di posizionare sempre di più la pastorale sociale all’interno di un percorso di pastorale ordinaria e di promuovere coordinamenti che approfondiscano in termini ecclesiali e sociali non tanto il “come” opereremo ma il” perché” lo faremo.
La sensazione di tutti è che nella risposta a questo “perché” si nasconde il significato profondo  della “ parte migliore”.
Oliviero Bettinelli
Palermo, 8 – 11 Febbraio 2023