“Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia, di pace.

Stimolaci a creare società più sane e un mondo più degno senza povertà, senza violenza, senza guerre” (FT)



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Tessere reti sociali per andare oltre le disuguaglianze


Giuseppe Cionti

Ascoltare in questi giorni le parole di un alto funzionario responsabile del sistema farmacologico nazionale, che in tv ha affermato candidamente che dobbiamo prepararci a produrre a livello nazionale un sistema vaccinale di massa perché, passato il Covid, altri virus letali ci insidieranno visto che “stiamo mutando irreversibilmente il clima del pianeta, con tutte le conseguenze del casoâ€, non dovrebbe lasciarci indifferenti ma spingerci ad urgenti “conversioni†di stili di vita collettivi e personali. Insomma ad importanti e coraggiose “scelte politiche†su diversi versanti.

C’è chi – di tutto ciò – si è occupato per anni ed ora potrebbe legittimamente arrogarsi di dire: “ve lo avevamo detto…â€. Tra questi ci sono certamente i protagonisti del secondo incontro di formazione “Progettare un’economia trasformativa per una comunità sostenibile e solidale a Roma” organizzato da Fairwatch, Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Roma , Rete di Economia Sociale Solidale Roma , Commonfare, Assocazione Laudato Si’, grazie alla collaborazione dell’ARCS nell’ambito del progetto “P come Partecipazione: azioni di capacity building per uno sviluppo sostenibile partecipato†finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Docenti di questo nuovo incontro che ha avuto come filo conduttore quello delle “Economie trasformative per una società della curaâ€: Salvatore Monni, economista dell’Università Roma 3, (“Oltre le diseguaglianzeâ€), Riccardo Troisi, di Fairwatch (“Economie Trasformativeâ€); Soana Tortora, di Solidarius Italia, (“Tessere reti socialiâ€) e Lucia Cuffaro del Movimento per la Decrescita Felice.

“Quello che abbiamo voluto fare con il nostro blog (Mapparoma) nato poco dopo le scorse elezioni comunale – ha detto Salvatore Monni – è stato di raccontare una città a tutti, uscendo da una certa retorica. Oggi Roma è una città profondamente diseguale e studiate le diverse zone urbanistiche con altri occhiali, ha fatto emergere che è un aggregato umano profondamente diseguale e non solo in termini di reddito, visto che le differenze maggiori le abbiamo riscontrate in termini di opportunità. Insomma – ha aggiunto – nascere in un quartiere o in un altro può fare tutta la differenza del mondo e, in concreto, può significare per le zone periferiche non superare il 5% di popolazione con una laurea mentre nelle zone centrali o più agiate questa percentuale sale fino al 42%. Monni ricorda poi che Roma è una città che si è trasformata profondamente negli anni con un centro abitato da una popolazione sostanzialmente anziana, single, ricca e istruita. Questo mentre in periferia, invece, prevalgono nuclei familiari meno ricchi e con un disagio visibile; luoghi “dove sono arrivati meno servizi, meno asili e dove incidono le diseguaglianze che colpiscono soprattutto le donne. Disagi che riguardano anche il sistema di trasporti, lo sport e servizi come l’accesso alla rete internetâ€.

Insomma mappare la città è uno strumento essenziale per conoscere opportunità e diseguaglianze, accentuate ovviamente con la pandemia. Se infatti è vero che il virus ha messo tutti a rischio anche dal punto di vista sociale, lo è anche che “qualcuno è più a rischio di altri come, appunto, chi ha un titolo di studio basso, chi non ha potuto evitare i pericoli di contagio non potendo usufruire dello smart working, chi ha perso il lavoroâ€. Insomma, precari, giovani, donne, migranti la cui “situazione si è aggravata con una durezza incredibileâ€.

Questi i temi di un prossimo libro annunciato dall’economista dal titolo: “Le sette Rome†che analizzerà anche l’impatto della pandemia sui quartieri della capitale. Un solo dato, anticipato nel corso del webinar, non ammette repliche se si pensa che nella zona Est della Capitale ben il 50% della popolazione in età lavorativa sopravvive ormai grazie a sussidi come il reddito di cittadinanza, di emergenza o la cassa integrazione. â€Un disagio che si estende a livello abitativo dove spesso le case sono troppo piccole per lo smart workingâ€.

“Ma oggi vogliamo parlare anche di cose che funzionano – ha spiegato Monni – partendo dal dato che dove il disagio è maggiore, la comunità si auto-organizza e si sostituisce allo Stato. Oggi la città è piena di associazioni nate in questi mesi per il mutuo aiuto. Associazioni laiche e cattoliche, con il comun denominatore di un altruismo incredibile. Una ‘mappa della cura’ di singoli e realtà organizzative impegnati nell’aiuto ma che spesso non emergono. Insomma c’è un capitale umano incredibile che la politica ha la grande responsabilità di trasformare in una risorsa per trovare soluzioni e ridisegnare la città. Roma oggi viene letta male, usando strumenti sbagliati che non ti consentono di studiarla con attenzione. Come si fa per coinvolgerla? Soprattutto conoscendo e ascoltando….â€.

A porre l’attenzione sulla necessità di non disperdere un patrimonio umano e sociale che, per certi versi, si è consolidato proprio nella pandemia è stato anche l’altro economista, Riccardo Troisi che ha ricordato come “viviamo una crisi che non nasce adesso col Covid visto che ecologia, socialità e cultura sono parte ormai di una crisi divenuta permanente. Ma è pur vero – ha chiarito Troisi – che c’è anche una forte reazione a tutto ciò grazie anche ad un ‘vaccino sociale’ fatto di mutualismo e solidarietà dove al centro c’è la relazione. Alcuni concetti e termini, poi, iniziano a trovare un lessico più diffuso. Basti pensare ad un termine come quello della ‘transizione’. Se c’è una economia che non si è fermata e porta avanti come nulla fosse il mantra della crescita come unica soluzione, nel periodo del Covid abbiamo assistito ad un maggiore dinamismo dell’economia trasformativa con l’aumento di coloro che hanno reagito alla crisi permanente con soluzioni diverse e innovativeâ€.

Una crescita testimoniata anche dai dati Ue che hanno certificato che l’economia trasformativa raggiunge oggi circa l’8% del Pil del continente con realtà legate all’agricoltura di qualità e rispettosa dell’ambiente o il riciclo. Insomma, quella dell’economia trasformativa è una esperienza territoriale in crescita se è vero che dati di uno studio del 2018 ci dicono che il 63% conosce e in qualche maniera si sforza di fare consumo responsabile mentre nel 2002 questo dato non superava il 28% di attenzione al consumo. I settori più attenti, ha testimoniato Troisi, sono quelli legati alla filiera agroalimentare, seguiti dalle costruzioni ecocompatibili e della finanza etica.

Ma se si tratta di pratiche che stanno indubbiamente iniziando a dialogare anche tra i Nord e i Sud del mondo – ha tenuto a precisare il rappresentante di Fairwatch – assistiamo ancora a dei punti di debolezza strutturale da affrontare e di sfide da accettare. Tra queste la difficoltà di praticare un lavoro in rete e rafforzare modelli di collaborazione territoriale, infine quella della comunicazione delle singole esperienze spesso rinchiuse in una nicchia. Altre debolezze sono quelle legate al quadro amministrativo e alle poche politiche pubbliche e poi come trasferire queste esperienze economiche a livello localeâ€.

A portare l’esperienza di “Solidarius†è stata, invece, Soana Tortora che ha sottolineato come non si tratti di una associazione ma “di aver avuto da sempre l’ambizione di essere una micro-impresa di economia sociale, per essere in rete con altre realtàâ€.

La Tortora ha insistito molto sul tema della formazione spiegando che il “primo passo non è mettere a disposizione cose ma flussi di conoscenza. Le disuguaglianze più grosse – ha affermato – stanno proprio nelle disuguaglianze delle nostre conoscenze e del sapere. Occorre, invece, mettere in comune linguaggi a partire dallo scambio di esperienze, dall’empatia e dal mettersi l’uno nei panni dell’altro. Occorre, insomma, tessere partenariato come si fa con la cooperazioneâ€. La Tortora ha, quindi, portato l’esperienza della sua organizzazione nel III Municipio, dove è stato svolto un prezioso lavoro di ricerca, una sorta di “laboratorio territoriale†sul lavoro artigiano. “Abbiamo costruito una rete – ha detto – con 43 artigiani nel nostro quadrante (Montescacro) alcuni di loro presenti come attività già dal 1965. I problemi che abbiamo riscontrato sono stati quelli della forma giuridica polverizzata mentre soltanto 15 di loro avevano una presenza sul web e, quindi, risultavano di fatto quasi invisibili. A Roma le imprese artigiane sui territori stanno scomparendo e in pochi anni si è assistito ad un loro calo verticale. Anche in questo Municipio il trend è lo stesso, con queste botteghe che ormai intercettano, abbiamo appurato, non più del del 5-10% della popolazione. E con realtà come il centro commerciale ‘Porta di Roma’ che li stanno spingendo alla morteâ€.

Alla necessità di “riscoprirsi come forza sociale, soprattutto in un momento di difficoltà delle comunità come quello che stiamo attraversandoâ€, è stata infine Lucia Cuffaro del Movimento per la Decrescita Felice.

“Non ci sono studi in questo periodo di Covid sulle problematiche legate alla pandemia, dal punto di vista delle comunità e delle reti. Come Movimento il nostro agire si è subito indirizzato immediatamente nel fare ancor di più comunità e mutuo aiuto. A Roma abbiamo attivato una chat per riflettere insieme e poi scegliere come poterci incontrare in presenza, nel massimo della sicurezza e all’aria aperta. Quelli trattati sono stati spesso temi legati all’accoglienza, con una struttura di studio della facilitazione e della sociocrazia per supportare i circoli. Dal punto di vista più operativo abbiamo deciso di fare rete portando il tema della ‘decrescita felice’ nelle scuole, attraverso la progettazione di incontri e corsi, e nei quartieri attraverso la piantumazione degli alberi, con la rete della Mobilità sostenibile, dei Gas e delle dinamiche di basso impatto ambientale con Casetta verdeâ€.

 

Appunti di ecologia integrale

La road map di Papa Francesco: dalla Evangelii Gaudium alla Fratelli Tutti“: https://fb.watch/dEgsNse8x_/

Oltre l’emergenza per promuovere la cultura della cura” – Don Maurizio Tarantino, Direttore Caritas di Otranto: https://fb.watch/dEgx2k-FER/

“Il processo sinodale: luogo dell’ascolto e della condivisione†– Mons. Francesco Pesce, Incaricato Servizio Pastorale Sociale e del Lavoro e Oliviero Bettinelli, Vicedirettore Servizio Pastorale Sociale e del Lavoro: https://fb.watch/dEgAkckCaK/

Custodi del creato al tempo dei cambiamenti climatici†– Cecilia Dall’Oglio, Direttrice programmi europei “Movimento Laudato Si’â€, Pierluigi Sassi, Presidente Earth Day Italia: https://fb.watch/dEgEzichiA/

“Quando commerciare fa rima con armareâ€- Don Renato Sacco, Consigliere Nazionale Pax Christi, redattore di Mosaico di Pace: https://fb.watch/dEgK32ZCpd/

“Informare per partecipare: dal PNRR ai trattati internazionali†– Monica Di Sisto, giornalista, vicepresidente Fairwatch, osservatorio su commercio internazionale e clima e con Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia WWF Italia https://fb.watch/dEgOrJVYfP/

“Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura†– don Tonio Dell’Olio, Presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi, giornalista e redattore di Mosaico di Pace: https://fb.watch/dEgUr2TpWm/

Pace è giustizia sociale†– Nicoletta Dentico, responsabile programma di salute globale, Society for International Development (SID): https://fb.watch/dEgX_UItj9/

La finanza: meccanismi e responsabilità†– Simone Grillo, Banca Etica: https://fb.watch/dEg-LxIDhM/

“Migrazioni e migranti†– Luca Di Sciullo, Presidente Centro Studio e Ricerche IDOS: https://fb.watch/dEh2E6iAkj/

“A proposito di economia trasformativa†– Riccardo Troisi , economista e docente di Economia Trasformativa presso l’Università Cooperativa di Colombia: https://fb.watch/dEh61_WndS/

“Questa economia uccide†– Monica Di Sisto , giornalista, Vicepresidente di Fairwatch, osservatorio su commercio internazionale e clima: https://fb.watch/dEh9hhR_M6/

“Dalle buone prassi alla buona politica†– Toni Mira, giornalista Avvenire, esperto di problemi sociali: https://fb.watch/dEhbZaFxqX/

Il tortuoso mondo del lavoro. Sulle tracce di percorsi possibili†– Soana Tortora (Solidarius Italia) e con Marco Ruopoli (coop. SOPHIA): https://fb.watch/dEhff_xT6s/

Pensare progetti per iniziare processi. La sfida e la pazienza del lavoro di comunità” – Oliviero Bettinelli, Vicedirettore dell’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Roma: https://fb.watch/dEhhQhipux/

“La comunità ecclesiale tra coerenze, impegno e annuncio. Tracce di un cammino†– Mons. Francesco Pesce, Incaricato Servizio Pastorale Sociale e del Lavoro: https://fb.watch/dEhjEhe0ex/

 

Editoriale

Il diritto a “Laudare Deum ” di Oliviero Bettinelli

RIFLESSIONE SULLA LAUDATE DEUM, OLIVIERO BETTINELLI

La carta dei diritti dell’uomo si evolve con la nostra storia. Gli uni non cancellano gli altri, ma li integrano con sempre maggiore consapevolezza. Papa Francesco ne è interprete e guida. La sua riflessione e il suo discernimento nella “Laudate Deum†ci orientano con sapienza a declinare alcuni diritti che come singolo e come comunità siamo chiamati a esercitare.

Abbiamo diritto a governanti che reagiscano di più, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura.

Abbiamo diritto di non nasconderci di fronte agli eventi che ci dicono come “l’impatto del cambiamento climatico danneggi sempre più la vita di molte persone e famiglie.

Abbiamo il diritto di non pagare gli effetti del disastro che si instaura in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti

Abbiamo il diritto di considerare i problemi legati all’ambiente come un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana.

Abbiamo il diritto ad una informazione corretta che non cerchi di negare l’evidenza dei segni del cambiamento climatico, di nasconderli, di dissimularli o di relativizzarli.

Abbiamo il diritto di essere guidati da pastori liberi da opinioni sprezzanti e irragionevoli , che riconoscano che l’origine antropica del cambiamento climatico «non può più essere messa in dubbio» e ne facciano oggetto di riflessione.

Abbiamo il diritto a momenti di sensibilizzazione competenti perché come società possiamo vincere la tendenza a «minimizzare» il problema o addirittura a metterlo in ridicolo, riducendolo a una questione «solo ambientale, “verdeâ€, romantica» e non invece – quale è – un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli.

Abbiamo il diritto di dimostrare che non è vero che gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico porteranno a una riduzione dei posti di lavoro quando, al contrario, milioni di persone perdono il lavoro a causa delle varie conseguenze del cambiamento climatico, come l’innalzamento del livello del mare o la siccità.

Abbiamo il diritto di camminare verso un punto di svolta reale, all’insegna della responsabilità per l’eredità che lasceremo dietro di noi dopo il nostro passaggio in questo mondo.

Abbiamo il diritto di essere consapevoli che non possiamo più fermare gli enormi danni che abbiamo causato e, forse, siamo appena in tempo per evitare danni ancora più drammatici.

Abbiamo il diritto di denunciare le grandi potenze economiche che non si preoccupano di questo, ma solo di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibile.

Abbiamo il diritto di temere un «paradigma tecnocratico», sottovalutando che il nostro potere è aumentato freneticamente in pochi decenni e siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza.

Abbiamo il diritto di denunciare la logica del massimo profitto al minimo costo e con essa la decadenza etica del potere reale, ormai mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, da meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi.

Abbiamo il diritto di partecipare nello spazio dovuto alle aggregazioni e organizzazioni della società civile che a livello politico e diplomatico auspicano un multilateralismo dal basso che non dipenda dalle mutevoli circostanze politiche o dagli interessi di pochi ma che abbia un’efficacia stabile.

Abbiamo il diritto di avere governanti che sviluppino più democratizzazione» nella sfera globale, anche tramite una nuova procedura per il processo decisionale e per la legittimazione di tali decisioni, poiché quella stabilita diversi decenni fa non è sufficiente e non sembra essere efficace. Non sarà utile sostenere istituzioni che preservino e tutelino i diritti dei più forti senza occuparsi dei diritti di tutti.

Abbiamo il diritto di richiedere un’inversione di rotta, che superi la logica dell’apparire sensibili al problema ma che non attivi con coraggio cambiamenti sostanziali.

Abbiamo il diritto a costruire un futuro di speranza per evitare il rischio nel quale corriamo il rischio di rimanere bloccati nella logica di rattoppare, rammendare, legare col filo, mentre sotto sotto va avanti un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare.

Abbiamo il diritto di essere profondamente e dignitosamente umani, responsabili e custodi del Creato che ci è stato dato in Dono, organizzando la speranza in modo efficiente, vincolante e facilmente monitorabile.

In Evidenza

Ascoltare i territori per narrare la speranza

17 aprile 2023

L’Ufficio della “Pastorale sociale, del lavoro e della custodia del creato†della Diocesi di Roma promuove il 17 aprile alle ore 17,30, presso la “sala Poletti†del Vicariato di Roma, un incontro su “RETI DI MUTUALISMO E POLI CIVICI A ROMAâ€: 0sservatorio delle reti romane di mutualismo e sperimentazione di centri civici a supporto dello sviluppo locale integrale delle periferieâ€.

Per leggere il comunicato: https://www.diocesidiroma.it/pastoralesociale/index.php/ascoltare-i-territori-per-narrare-la-speranza/

 

 

 

 

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