«Anche se adagio, anche se alle volte con difficoltà, il cammino verso la unità delle nostre Sante Chiese, è inarrestabile, perché lo vuole Dio, e perché dobbiamo esser suoi testimoni in questo mondo disinteressato di Dio». Con queste parole Bartolomeo I, arcivescovo di Costantinopoli e patriarca ecumenico, il 3 aprile scorso, ha salutato l’arcivescovo Angelo De Donatis, vicario generale del Santo Padre per la diocesi di Roma, il vescovo ausiliare Daniele Libanori e i settanta sacerdoti di Roma partecipanti al pellegrinaggio del clero diocesano che si sta svolgendo in Turchia da lunedì scorso. Insieme a loro anche monsignor Remo Chiavarini, amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi, e un gruppo di laici guidati da don Savino Lombardi e don Tonino Panfili, vicario episcopale per la vita consacrata della diocesi di Roma. «Provenite da Roma – ha detto il patriarca -, dove è Vescovo il nostro amato Fratello Papa Francesco. Una profonda comunione di intenti ci ha uniti fin dalla sua elezione, che è proseguita feconda in questi cinque anni del suo Pontificato e che ci ha visto uniti in tanti eventi e momenti».
Nel suo intervento (leggi qui il testo integrale), Bartolomeo I si è anche soffermato sulla solennità della Pasqua che, ha spiegato, «le Chiese dell’Oriente celebreranno domenica prossima»: soffermandosi su questo tempo liturgico, «il periodo più importante e profondo, sulle cui basi si fonda la nostra fede di cristiani», ha affermato che, «indipendentemente dalla data in cui celebriamo la Resurrezione di Cristo, l’evento di portata cosmica ed eterna» è «più importante della data, e la centralità della festa, è comune a Oriente e Occidente».
«Grazie Santità per questa parola, per questa accoglienza affettuosa», è stata la risposta dell’arcivescovo De Donatis: «Domenica – ha proseguito il vicario generale della diocesi di Roma – ho visto Papa Francesco e mi ha detto di portarvi il saluto affettuoso da parte Sua. Siamo contenti oggi di essere qui. Per noi è una gioia grande, torniamo sempre volentieri proprio per risvegliare questa memoria spirituale che ci fa bene per il cammino di sequela di Gesù Cristo. Noi le siamo veramente grati, io la ringrazio a nome di tutti anche per il suo esempio e la sua testimonianza di verità e di luminosità che continuamente ci offre».
Nel pomeriggio del 3 aprile, i pellegrini hanno visitato la chiesa bizantina di San Salvatore in Chora con i suoi preziosi mosaici a cui ha fatto seguito la celebrazione della Messa nella chiesa di Sant’Antonio. La visita della città è stata completata nel giorno successivo, mercoledì 4 aprile, con la visita della Moschea Blu, di Santa Sofia, dell’Ippodromo, della Cisterna sotterranea, del Gran Bazaar e del mercato delle spezie. Giovedì 5 aprile la partenza per Smirne e la visita a Efeso con la biblioteca di Celso, il teatro, il tempio di Adriano, la basilica dell’omonimo Concilio che proclamò la divina maternità di Maria. Oggi, 6 aprile, il pellegrinaggio ha raggiunto Pergamo, l’antica città citata nell’Apocalisse di Giovanni come una delle sette Chiese dell’Asia Minore e, dopo aver visitato l’acropoli, proseguirà per i siti di Thyatira, Sardi e Filadelfia, altre Chiese menzionate nell’Apocalisse. La Messa sarà celebrata a Smirne presso la Chiesa di San Policarpo, discepolo dell’apostolo Giovanni e ultimo testimone dell’epoca apostolica e testimone del passaggio per Smirne di Ignazio, vescovo di Antiochia, che andava sotto scorta a Roma dove avrebbe subito il martirio. Domani, 7 aprile, il rientro Roma.