«Ringrazio il Signore per questa esperienza che stiamo vivendo insieme, e veramente sentiamo che vogliamo essere dei pellegrini con il desiderio di entrare sempre di più nella sequela del Signore». Ha esordito con queste parole il cardinale vicario Angelo De Donatis, nella prima Messa che ha celebrato a Mosca, nella cattedrale dell’arcidiocesi cattolica intitolata all’Immacolata Concezione, la mattina di martedì 30 aprile, prima giornata effettiva del pellegrinaggio in Russia per i sacerdoti organizzato dall’Opera romana pellegrinaggi. I presbiteri della diocesi di Roma erano arrivati nella Capitale russa il giorno precedente, 29 aprile, nel primo pomeriggio; giusto il tempo di sistemarsi in albergo e fare «un piccolo giro di Mosca by night», come raccontano alcuni dei partecipanti.
Nella mattinata di oggi, la vista al Cremlino, preceduta dalla Messa nella cattedrale del cardinale vicario. Tra i concelebranti, i vescovi ausiliari Di Tora, Libanori, Selvadagi, Palmieri; ancora l’arcivescovo Marini, presidente del Pontificio Comitato per i congressi eucaristici internazionali, e l’arcivescovo Mani, emerito di Cagliari. «Qui chiediamo al Signore la grazia di poter fissare lo sguardo verso il Risorto – ha detto il cardinale De Donatis nell’omelia –, perché scopriremo la vera qualità dell’amore, quell’amore che comunica la vita, quell’amore che si abbassa, che si umilia per condividere il cammino e le sofferenze dell’uomo. Non dimentichiamo che l’Innalzato è il Disceso. In questa Eucaristia vorrei chiedere questo dono per tutti noi, il dono dell’umiltà: l’Innalzato è il Disceso. I padri russi hanno sempre avuto a cuore questa dimensione dell’umiltà perché è quella virtù che più ci fa assomigliare a Cristo. Non dimentichiamo che l’umiltà è sorella gemella della carità. Perché l’umiltà non è altro che la gratuità con cui doniamo la vita sull’esempio di Cristo».
A guidare il gruppo in Russia – un centinaio i sacerdoti partecipanti – sono padre Germano Marani, gesuita e professore al Russicum, e Michelina Tenace, docente al Centro Aletti e ordinario di Teologia alla Pontificia Università Gregoriana. «Ogni pellegrinaggio – riflette Tenace – è una esperienza spirituale perché ci si sposta da dove si è, dalla propria casa, dalla propria sicurezza, ed entra in un modo di essere che favorisce l’incontro con l’altro. Ogni pellegrinaggio è quindi esperienza ecumenica. Quindi, venendo qui in Russia, con che tipo di fratelli cristiani ci incontriamo? Non certo con chi ha fede o dogmi diversi dai nostri. Con i fratelli ortodossi, ci distinguiamo sulla teologia, cioè una interpretazione contestuale, storica, di un aspetto di un dogma. Non bisogna rimanere ancorati alla teologia come se fosse dogma. L’incontro con l’altro avviene nella fede, nella fede in Cristo Risorto».
30 aprile 2019